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I cambiamenti climatici minacciano la pesca
I settori della pesca e dell’acquacoltura potrebbero perdere fino a 41 miliardi di dollari a causa del riscaldamento globale.
Brutte notizie per i pesci e per la pesca, il settore, già minacciato dall’eccessivo sfruttamento, dalla distruzione degli habitat e dall’inquinamento, deve ora far fronte alla sfida del cambiamento climatico.
Secondo un recente rapporto realizzato della Fondazione europea per il clima, dalla Sustainable Fisheries Partnership e dall’Università di Cambridge, l’industria della pesca è destinata a perdere decine di miliardi a causa del riscaldamento globale.
“Attualmente si stima che entro il 2050 i settori di pesca ed acquacoltura potrebbero perdere tra i 17 e i 41 miliardi di dollari a causa dei cambiamenti climatici – si legge nello studio – le perdite maggiori si concentreranno in Asia e nell’oceano Pacifico. L’acidificazione degli oceani causerà inoltre un declino delle popolazioni globali di molluschi tra il 2020 e il 2060”.
Secondo lo studio l’impoverimento del settore della pesca avrà ripercussioni particolari sui 400 milioni di persone che dipendono principalmente dal pesce per l’apporto di proteine animali. Combustibili fossili, deforestazione e agricoltura industriale hanno provocato un picco dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera, causando sia l’aumento delle temperature, nell’atmosfera e nell’acqua, che l’acidificazione degli oceani.
L’aumento di anidride carbonica nell’oceano comporta una diminuzione del livello di Ph nell’acqua e ha effetti negativi di vasta portata in particolare sulle barriere coralline, gli habitat più ricchi dei mari e nelle quali si concentra un’incredibile biodiversità.
Secondo il rapporto la metà delle barriere coralline di tutto il mondo rischia di subire danni irreparabili o di scomparire per sempre. Il cambiamento climatico potrebbe tuttavia fornire alcuni vantaggi al settore dell’acquacoltura in determinate aree. Il riscaldamento delle acque potrebbe infatti aiutare i pesci a crescere a ritmi più veloci e ampliare gli habitat per alcune specie, aumentando così le rese di pesca tra il 30 e il 60 per cento in alcune zone.
Per cercare di far fronte al problema gli autori invitano a ridurre le emissioni e l’inquinamento, a variare le aree di pesca, a utilizzare tecniche di pesca selettive e a migliorare le politiche di gestione delle risorse ittiche.
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