Il primo ministro della Francia ha annunciato la volontà di introdurre una moratoria su una serie di direttive in materia di sostenibilità.
Gli europei chiedono al Parlamento europeo di mettere la lotta ai cambiamenti climatici al primo posto
Per la prima volta in un Eurobarometro gli europei vogliono che la crisi climatica sia la priorità per il Parlamento europeo. Cambiamenti climatici al secondo posto tra le preoccupazioni degli italiani, dopo disoccupazione e a pari merito di immigrazione.
Per i cittadini dell’Unione la lotta ai cambiamenti climatici deve essere una priorità per il Parlamento europeo, è quanto emerge dall’ultimo Eurobarometro, il sistema dell’Unione europea che dal 1973 misura le percezioni e le aspettative dell’Ue da parte dei cittadini europei. Un risultato che è in buona parte ascrivibile alla grande influenza che stanno avendo i movimenti dei giovani sull’opinione pubblica.
“Combattere i cambiamenti climatici e preservare il nostro ambiente, gli oceani e la biodiversità” dovrebbe essere la principale priorità del Parlamento europeo, secondo la maggioranza dei cittadini dell’Unione europea consultati in un nuovo sondaggio Eurobarometro commissionato dal Parlamento europeo e condotto nell’ottobre 2019. Kantar ha raccolto i dati per questo Eurobarometro dall’8 al 22 ottobre 2019 in tutti i 28 Stati membri dell’Ue. Un campione rappresentativo di 27.607 europei di età superiore ai 15 anni è stato intervistato faccia a faccia. I dati e il rapporto completi saranno pubblicati il 10 dicembre 2019.
I cambiamenti climatici erano già stati indicati come una delle principali ragioni per votare alle elezioni europee dello scorso maggio, in particolare per i giovani. Ora, per la prima volta, i cittadini mettono i cambiamenti climatici in cima all’elenco delle priorità in un Eurobarometro.
Anche gli italiani chiedono al Parlamento europeo di proteggere il clima
In totale, il 32 per cento degli europei indica la lotta contro i cambiamenti climatici e la salvaguardia dell’ambiente come le questioni più importanti all’esame dei deputati. È il tema più citato in 11 Stati membri, in particolare in Svezia (62 per cento), Danimarca (50 per cento) e Paesi Bassi (46 per cento).
In Italia la lotta ai cambiamenti climatici è – insieme all’immigrazione – il secondo tema che il Parlamento europeo dovrebbe affrontare come priorità (25 per cento degli intervistati). A guidare la classifica è la lotta alla disoccupazione (37 per cento).
L’indagine Eurobarometro ha anche chiesto agli intervistati quale minaccia ambientale andrebbe affrontata con più urgenza. La maggioranza assoluta (52 per cento) ritiene che si tratti dei cambiamenti climatici, seguiti da: inquinamento dell’aria (35 per cento), inquinamento marino (31 per cento), deforestazione e crescente quantità di rifiuti (entrambi il 28 per cento).
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Anche in Italia i cambiamenti climatici e l’inquinamento atmosferico sono i temi più citati (rispettivamente 46 per cento e 41 per cento), seguiti però dalla quantità crescente di rifiuti (38 per cento).
“Questo sondaggio mostra chiaramente che gli europei vogliono che l’Unione sia in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici. Nella plenaria appena conclusa a Strasburgo, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che dichiara l’emergenza climatica e ambientale in Europa e nel mondo. Stiamo ascoltando i nostri cittadini e sottolineando la necessità di andare oltre le parole per agire immediatamente”, ha detto David Maria Sassoli, presidente del Parlamento.
Le proteste guidate dai giovani fanno la differenza
Il nuovo Eurobarometro evidenzia come quasi sei cittadini europei su dieci sono fiduciosi o convinti che le proteste guidate dai giovani abbiano un impatto diretto sulle politiche sia a livello nazionale sia europeo.
Gli irlandesi (74 per cento), gli svedesi (71 per cento) e i ciprioti (70 per cento) sono i più convinti che le proteste porteranno all’adozione di misure politiche a livello dell’Ue, rispetto al 42 per cento dei cechi e al 47 per cento dei cittadini del Regno Unito. In Italia la percentuale di intervistati convinti dell’influenza sulla politica europea delle proteste si attesta al 57 per cento.
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