I cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più inutilizzabili le aree coltivabili dello Zimbabwe. Nazione già particolarmente arida, nella quale le ondate di siccità, così come le precipitazioni estreme (come nel caso del ciclone Idai) non fanno che aggravare le condizioni di lavoro degli agricoltori. Così, un numero crescente di persone sta decidendo di abbandonare le zone rurali per trasferirsi in città.
I cambiamenti climatici, gli eventi estremi e le migrazioni interne nello Zimbabwe
Tra di loro sono numerose le donne. Il miraggio di una vita più agiata nei centri urbani, purtroppo, si rivela spesso tale. Così, centinaia di ragazze si trovano costrette a prostituirsi pur di garantirsi il denaro necessario per vivere.
La miscela esplosiva provocata dagli impatti devastanti del riscaldamento globale, dalla povertà e dal racket del sesso è stata rivelata da un reportage di Al-Jazeera. L’emittente ha raccontato in particolare il caso di una ragazza di soli sedici anni che, dopo la morte dei propri genitori e anni senza precipitazioni che hanno distrutto i raccolti, ha deciso di lasciare la scuola del proprio villaggio per trasferirsi in città.
"I expected to plant soya beans … The rains came but they turned into floods and washed away my project."
Direzione Epworth, a pochi chilometri di distanza dalla capitale Harare. Un centro noto per la violenza, per il traffico di stupefacenti e, appunto, per la prostituzione dilagante. Ma la cui popolazione non fa che aumentare, proprio a causa delle migrazioni interne provenienti dalle aree rurali dello Zimbabwe.
Soprattutto le ragazze giovani si ritrovano costrette a prostituirsi
Al-Jazeera cita Catherine Masunda, fondatrice di Youth 2 Youth, organizzazione umanitaria di Harare, secondo la quale è tuttora difficile quantificare il numero di giovani ragazze costrette a prostituirsi nella nazione africana. Ma la situazione è evidentemente “inquietante”. Una delle ragazze intervistate dall’emittente del Qatar spiega di essere cosciente dei rischi, ma di non avere scelta.
Anche nel suo caso, l’abbandono del villaggio è stato provocato dai cambiamenti climatici, con precipitazioni torrenziali che hanno distrutto i campi coltivati. “Nel 2020, anno in cui ho terminato gli studi, contavo di piantare semi di soia. Così avrei potuto pagarmi una stanza in affitto e avere di che vivere. Anziché la pioggia, però, sono arrivate le inondazioni. E si sono portate via il mio progetto”, ha raccontato.
Una vita tra violenze, abusi e malattie
Anche in città, tuttavia, il lavoro scarseggia. C’è chi tenta di vendere qualcosa con un banchetto nelle strade. Altri provano ad inventarsi micro-imprenditori. Ma la prostituzione, soprattutto per le ragazze giovani, rappresenta uno dei principali “sbocchi”. Nonostante le violenze, le malattie, i frequenti abusi sessuali e i numerosi clienti che non pagano neppure per i “servizi” resi.
Le giovani dello Zimbabwe, dunque, si trovano intrappolate. Non a caso, le autorità di Harare hanno spiegato che “i cambiamenti climatici rappresentano oggi la più grave minaccia per l’umanità”. Nella nazione africana si suppone che la temperatura media possa crescere di 3 gradi centigradi, già nel 2050, rispetto ai livelli pre-industriali. E le precipitazioni potrebbero calare tra il 5 e il 18 per cento rispetto ad oggi.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alla Cop29 a Baku, ha ribadito il proprio approccio in materia di lotta ai cambiamenti climatici.