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Nessun pesce, nessun futuro. Una campagna per la Giornata mondiale degli oceani

Se vogliamo davvero salvare gli oceani, dobbiamo necessariamente cambiare i consumi perché il tempo a nostra disposizione sta scadendo.

La pesca industriale sta saccheggiando i mari, i pesci vengono rimpiazzati da rifiuti e reti da pesca, i nostri oceani sono al collasso: se non facciamo qualcosa diventeranno enormi deserti d’acqua. Al punto in cui siamo, dedicare loro soltanto la giornata mondiale dell’8 giugno non basta. È per questo motivo che quest’anno noi di Essere Animali abbiamo deciso di lanciare la Settimana degli oceani, sette giorni di impegno a difesa degli ecosistemi marini.

La metropolitana di Cairoli ricoperta di cartelloni di Essere Animali
Abbiamo ricoperto le scale e la banchina della metro Cairoli di Milano, a due passi dal Castello Sforzesco, di cartelloni © Essere Animali

Cosa succede durante la Settimana degli oceani

Le attività della campagna sono iniziate sabato 5 giugno: abbiamo ricoperto le scale e la banchina della metro Cairoli di Milano, a due passi dal Castello Sforzesco, di cartelloni dal titolo: “Nessun pesce, nessun futuro”, “Ti spaventa un oceano senza vita?”, oppure “Ci stiamo mangiando gli oceani”. Abbiamo poi distribuito per strada un fittizio Corriere dal futuro, datato 5 giugno 2051, che avverte i lettori “Tempo scaduto: gli oceani sono morti”.

Il messaggio si rivolge agli abitanti del Pianeta Terra del 2021 che hanno ancora il potere di evitare la catastrofe in corso cambiando le proprie abitudini alimentari. Come spiega il giornale, infatti, oggi è ancora possibile invertire la rotta ed evitare la morte degli oceani. Continuando di questo passo, tuttavia, il destino dei mari e dell’intero Pianeta è segnato.

Attivisti in piazza per la Settimana degli oceani
Il futuro degli oceani è nelle nostre mani © Essere Animali

Un terzo del pescato diventa cibo per gli allevamenti ittici

Il futuro della vita negli oceani dipende dalla nostra capacità di ridurre drasticamente o, meglio, eliminare il pesce. In Italia il consumo di questo prodotto è troppo alto e di gran lunga superiore a quello della media europea (31 kg pro capite contro i 24 europei). La maggior parte delle specie consumate provengono dagli allevamenti ittici che però non sono un’alternativa sostenibile. Questa produzione non può sostituire la pesca industriale, perché i mangimi dati ai pesci d’acquacoltura sono composti da farina e olio di pesce proveniente da stock selvatici, tanto che si stima che attualmente circa un terzo della pesca sia destinato a diventare cibo per gli allevamenti ittici.

Il Corriere dal futuro e i cartelloni affissi nella metro Cairoli di Milano contengono un QR code che rimanda al sito www.salviamoglioceani.it dove è possibile scoprire che cosa si può fare nel concreto per salvare gli oceani, ma anche rispondere a un test per verificare la propria conoscenza sui problemi che affliggono i mari e i pesci.

Il futuro degli oceani è nelle nostre mani: un movimento sempre più ampio di persone sta prendendo coscienza e intervenendo per imboccare una nuova strada, in direzione della sostenibilità, del rispetto del pianeta e degli animali. Contiamo anche su di te.

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