Biologico

Gli apicoltori che coltivano biodiversità protagonisti di Campi da sapere

Per scoprire i benefici del miele biologico per la salute e l’ambiente, Alce Nero ci ha portato al Parco delle api di Conapi. È la prima tappa del tour Campi da sapere.

Le api come baluardo contro un’agricoltura chimica e industriale. Il miele biologico come manifestazione di una produzione che rispetta i ritmi e le caratteristiche della natura, tutela il benessere delle api e le piante che bottinano, e dunque la biodiversità. Al Parco delle api e del miele di Conapi (Consorzio nazionale apicoltori) a Bisano di Monterenzio, in provincia di Bologna, si è parlato di questo e dei benefici del miele per la salute.

La prima tappa di Campi da sapere: il miele

L’evento tenutosi il 21 giugno è la prima tappa del percorso Campi da sapere di Alce Nero, il marchio di oltre mille agricoltori e apicoltori che producono cibo biologico da oltre trent’anni. L’iniziativa invita le persone direttamente nei campi per conoscere i produttori: l’evento al Parco delle api si è aperto con una lezione alla scoperta di questi animali sofisticatissimi, seguito da un incontro con uno dei 600 apicoltori di Conapi, la più grande cooperativa di produttori di miele in Europa e fondatrice, con altri, di Alce Nero. L’obiettivo è quello di diffondere consapevolezza sul rapporto tra cibo naturale e salute, grazie anche alla presenza del presidente di Alce Nero, Lucio Cavazzoni, il presidente di Conapi, Diego Pagani, e del dottor Franco Berrino, epidemiologo dell’Istituto dei tumori di Milano.

Berrino ha spiegato che il miele è un dolcificante antichissimo e preferibile allo zucchero. Ha parlato delle sue caratteristiche salutistiche e di come dovrebbe essere consumato per trarne beneficio. Ed è proprio il punto di contatto tra le persone e il cibo ad essere al centro del progetto Campi da sapere.

Un’agricoltura sana e naturale

“C’è un parallelismo tra cibo, agricoltura e ambiente. Sono praticamente la stessa cosa”, afferma Cavazzoni. L’agricoltura industriale fa a meno dei contadini e, sempre di più, anche della terra. Il suolo viene impoverito (ad esempio il glifosato è il primo essicatore della terra) e la biodiversità è minacciata dall’uccisione di insetti impollinatori come le api con l’uso di pesticidi come i neonicotinoidi. I processi di raffinazione degli alimenti sono volti ad abbassarne il costo e prolungarne la conservazione: questi privano il cibo dei loro elementi nutrienti e vitali e negli anni hanno creato patologie che non esistevano prima dell’avvento dell’agricoltura industriale “ovvero – spiega Berrino – quando tutte le coltivazioni erano biologiche”.

 

 

La visione che vuole diffondere Campi da sapere è quella di un’agricoltura non solo biologica – secondo Cavazzoni questa è solo la base – ma che recuperi le forme antiche di alimenti ibridizzati e trasformati dall’industria e, allo stesso tempo, dia vita a varianti moderne che possano rispondere alle esigenze di oggi. Un’alternativa alla coltura industriale che dimostri che è possibile lavorare la terra, tutelandola. Per avvicinare le persone a questo concetto, Alce Nero, assieme al dottor Berrino e alla sua associazione La Grande Via, ha ideato un percorso diviso in cinque tappe in tutta Italia che si concluderà a giugno 2017. Il prossimo appuntamento è quello del 17 luglio con un incontro nel grossetano per scoprire 170 ettari di campi di pesche e albicocche biologiche. Poi, a ottobre, saranno gli ulivi millenari della Puglia protagonisti di Campi da sapere.

Gli apicoltori come coltivatori di biodiversità

La primavera del 2016 è stata una brutta stagione per il miele italiano a causa dell’alto tasso di precipitazioni, ha spiegato l’apicoltrice Valentina Pallotti. Ed è proprio nel contesto di quest’annata difficile che si apprezza l’opportunità di comprendere meglio il lavoro degli apicoltori e l’importanza delle api, non solo nel regalarci un prodotto buono e benefico, ma anche nel mantenere la varietà di fiori e piante che caratterizza il nostro territorio. Al Parco delle api di Bisano di Monterenzio si è scoperto come la produzione di miele biologico contribuisce al circolo virtuoso della natura. Per seminare le basi di un’agricoltura naturale non più come alternativa a quella industriale, ma come principale punto di contatto tra gli alimenti e chi ne gode.

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