Ripudiando la “dottrina della scoperta”, il Vaticano fa un passo importante nel proprio percorso di trasformazione, ancora lungo e tortuoso.
Un arcipelago canadese torna agli aborigeni Haida
Con un accordo unico nel suo genere, raggiunto fuori dalle aule dei tribunali, il Canada riconosce agli aborigeni la sovranità delle isole Haida Gwaii.
- Il governo federale della Columbia Britannica, in Canada, ha riconosciuto un territorio di mezzo milione di ettari proprietà della popolazione nativa degli Haida.
- L’accordo arriva dopo 30 anni dalla prima firma: un’intesa cooperativa su un territorio conteso che può fungere da modello per altri casi simili.
Per secoli, gli aborigeni Haida del Canada hanno considerato le impenetrabili foreste e le abbondanti acque di Xhaaidlagha Gwaayaai – che in lingua indigena significa “le isole ai confini del mondo” – come la loro legittima casa. Ora, dopo decenni di negoziati e di lotte di rivendicazione, la provincia canadese della Columbia Britannica gli ha dato ragione: l’arcipelago Haida Gwaii, formato da 200 isole al largo della costa occidentale dello stato nordamericano, sarà gestito dalla nazione Haida.
Cosa prevede l’accordo tra Canada e aborigeni Haida
Il 21 aprile 2024, il governatore della Columbia Britannica David Eby ha presenziato alla cerimonia di firma per il trasferimento del titolo di proprietà della terra aborigena alla nazione Haida. L’evento arriva a pochi giorni dall’approvazione del Gaayhllxid/Gíihlagalgang “Rising Tide” Haida title lands agreement, in cui 500 cittadini Haida hanno votato a favore di un accordo con lo stato federale del Canada.
Cosa cambia ora? L’accordo non influirà sulle proprietà private sulle isole, né cambierà la giurisdizione e le leggi del governo locale dell’arcipelago di Haida Gwaii. Ma tale riconoscimento fornisce la garanzia legale che Haida Gwaii sarà d’ora in poi un territorio della nazione Haida e che la Corona canadese, nei suoi rapporti con Haida Gwaii, è subordinata a questo fatto.
Parliamo di mezzo milione di ettari di terra che per tutto l’inizio del ventesimo secolo, agli occhi delle popolazioni native, sono stati “sfruttati” dal governo come una colonia: le montagne per l’estrazione del rame e gli oceani per il pesce. Per un secolo, gli Haida hanno subìto il saccheggio di interi villaggi nel nome della conservazione archeologica, fino a quando, negli anni Ottanta, sono iniziate le prime grandi proteste da parte delle popolazioni indigene. Dall’accordo odierno sono esclusi diversi servizi pubblici, tra cui aeroporti, terminal dei traghetti, assistenza sanitaria e scuole, che rimangono di proprietà federale. Gli Haida rivendicano ancora la proprietà dello spazio aereo e alcune parti dello stretto di Hecate, una rotta di navigazione fondamentale.
Un accordo unico, raggiunto al di fuori dei tribunali
Si tratta di un accordo unico nel suo genere tra Canada e una popolazione di nativi. La decisione di riconoscere il titolo di proprietà Haida è stata raggiunta al di fuori dei tribunali, per molti il modo più opportuno per condurre un negoziato: anche se il riconoscimento spesso arriva a favore dei nativi, passare attraverso un processo può costare molti soldi alle popolazioni indigene.
Nel caso della popolazione indigena Blood Tribe in Alberta, per esempio, la Corte suprema canadese si è pronunciata pochi giorni prima dell’accordo raggiunto con gli Haida, stabilendo che il governo federale ha agito “in modo disonorevole” quando ha rinnegato il riconoscimento di un’area nella quale gli aborigeni vivono da oltre 145 anni. La stessa Corte dovrà ora stabilire le modalità di risarcimento, che potrebbero costare miliardi di dollari al Canada.
Tre decenni fa, invece, la Nazione Haida e il governo federale della British Columbia si sono riuniti la prima volta per firmare un accordo che è diventato un modello riconosciuto a livello mondiale per la gestione cooperativa di un territorio conteso e per restituire alle nazioni indigene la sovranità di decisioni chiave in materia di conservazione. Quasi la metà del territorio di Haida Gwaii, infatti, rientra in un’area protetta e molte delle protezioni sono state introdotte negli anni successivi all’accordo del 1993. Un esempio virtuoso, che apre la strada ad altri futuri riconoscimenti, dal momento che la popolazione canadese è costituita almeno al 5 per cento da aborigeni divisi in più di 600 governi o Prime Nazioni. E molte di queste pretendono dal governo del Canada un minimo di riconoscibilità.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
In Canada, le popolazioni indigene ottengono la protezione di un’area marina. Perché proteggere i territori dei nativi significa proteggere l’ambiente.
Papa Francesco è andato in Canada per chiedere scusa ai nativi indigeni. Nell’Ottocento, nei collegi cristiani c’è stato un genocidio culturale.
Il progetto di Nescafé per città più verdi fa tappa a Ferrara: una collaborazione virtuosa con gli hotel partner per trasformare gli spazi urbani.
Dalla Basilicata alla Sicilia, passando per la Puglia: cambiamenti climatici e infrastrutture non all’altezza stanno creando una situazione insostenibile.
La Coppa del Mondo di calcio 2034 si terrà in Arabia Saudita, una scelta della Fifa fortemente criticata per il suo evidente richiamo allo sportswashing.
Cambiamenti climatici e impatto sull’habitat impongono di ripensare la vita in montagna. E il turismo, che resta un grande volano economico.
In Canada ci è voluta una class action per sancire un diritto basilare: gli abitanti delle Prime nazioni hanno diritto all’acqua potabile.
Un video prova il violento arresto del capo indigeno Allan Adam da parte della polizia canadese.