Gli incendi devastanti, per estensione ed intensità, che da mesi ormai stanno colpendo numerose aree del Canada, sono direttamente legati ai cambiamenti climatici. In assenza dell’attuale riscaldamento globale, infatti, fenomeni di tali dimensioni sarebbero stati sette volte meno probabili. A spiegarlo è uno studio curato da sedici ricercatori con diverse specializzazioni – climatologia, agronomia, meteorologia – e provenienti da Canada, Regno Unito, Paesi Bassi e Stati Uniti.
Lo studio pubblicato dal gruppo scientifico World weather attribution
La loro analisi è stata pubblicata il 22 agosto dal gruppo scientifico World weather attribution, che si occupa proprio di misurare l’influenza dei cambiamenti climatici di origine antropica sugli eventi meteorologici estremi. Lo studio si concentra in particolare sugli incendi che sono divampati nel Quebec tra i mesi di maggio e di luglio, basandosi sul Fire weather index, indice meteorologico utilizzato dalle autorità canadesi, che contempla numerosi valori, tra i quali temperatura, umidità e velocità del vento. Quindi sono stati utilizzati due sotto-indici: il primo consente di individuare i sette giorni della stagione più propizi agli incendi, l’altro le condizioni climatiche “cumulate” tra gennaio e giugno.
“Le condizioni meteorologiche e climatiche hanno un impatto importante sulle caratteristiche degli incendi boschivi, a più livelli – hanno spiegato gli autori dell’analisi -. I roghi sono fenomeni complessi, che sono legati al clima ma anche alla vegetazione, al consumo di suolo e all’attività umana”.
In Canada gli incendi hanno distrutto 14 milioni di ettari di foreste
La scienza, d’altra parte, ha da tempo avvertito l’aumento della temperatura media globale renderà gli eventi meteorologici estremi più frequenti e intensi. E tra questi anche gli episodi di siccità prolungata e le ondate di caldo, che rappresentano condizioni perfette per lo sviluppo di incendi. Benché non siano stati effettuati studi analoghi sui roghi che hanno devastato di recente le Hawaii, la Grecia o l’isola di Tenerife in Spagna, è perciò probabile che anche in questi casi la “mano” dei cambiamenti climatici ci sia.
Climate change made the hot, dry and windy conditions that drove the wildfires in Québec, Canada between May and July at least two times more likely.
Our study also found that climate change made the weather conditions about 20-50% more intense.
— World Weather Attribution (@WWAttribution) August 22, 2023
In Canada, in particolare ad andare in fumo sono già stati quasi 14 milioni di ettari di foreste. Qualcosa di simile all’estensione di un paese come la Grecia. E, per avere un termine di paragone, il record precedente risaliva al 1989 quando bruciarono “solo” 7,6 milioni di ettari.
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Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Dopo una settimana dall’inizio degli incendi in Canada, una città evacuata, ettari di foreste distrutti e gli impianti per l’estrazione di greggio inattivi.