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Alle isole Canarie, più di 50mila abitanti protestano contro il turismo di massa
Lo scorso anno quasi 14 milioni di persone hanno visitato l’arcipelago delle Canarie. Troppi per i 2 milioni di abitanti.
Sono quasi 14 milioni i turisti che lo scorso anno hanno visitato le isole Canarie in Spagna. Gli abitanti invece sono circa 2,2 milioni. Questi numeri fanno capire da soli la portata del fenomeno turistico nell’arcipelago che hanno portato in massa i cittadini sabato 20 aprile 2024 a protestare in ogni isola. Una manifestazione molto partecipata, rumorosa e ricca di slogan, tra i quali “Canarias tiene un límite” (le Canarie hanno un limite) è forse quello che meglio rappresenta il sentimento e le ragioni di chi ogni giorno vive e lavora qui con sempre più difficoltà.
Canarias tiene un límite: di cosa si lamentano i cittadini e cosa chiedono
Tantissime le persone in piazza sabato 20 aprile in tutto l’arcipelago delle Canarie: a Santa Cruz de Tenerife, Las Palmas de Gran Canaria, Arrecife (Lanzarote), Puerto del Rosario (Fuerteventura), Valverde (El Hierro), San Sebastián de La Gomera e Santa Cruz de la Palma. E alcuni esponenti politici locali hanno dichiarato che sono consapevoli che anche chi non ha sfilato, è esattamente della stessa opinione dei manifestanti. I cittadini delle Canarie ormai vedono solo gli aspetti negativi del turismo: l’aumento dei prezzi delle case e la loro penuria prima di tutto. Aumenti che non vanno di pari passo con i salari dei lavoratori che in questa “regione” spagnola risultano essere i più bassi della nazione. Tra i fenomeni più diffusi, c’è quello dell’acquisto da parte di cittadini stranieri di seconde case in queste isole a prezzi esorbitanti, vendite che diminuiscono le possibilità per i residenti che non possono competere con le offerte “estere”. Tutti arrivano qui, i motivi sono semplici: clima mite in ogni stagione dell’anno, meraviglie naturalistiche senza uguali e costi contenuti, se paragonati ad alcuni mercati esteri.
A questa sovrappopolazione segue anche un danno ecologico e naturalistico non indifferente: non sempre i flussi turistici rispettano il territorio ed è inoltre acclarata una crescita esponenziale della quantità di rifiuti prodotti. Altro tema dirimente è quello dell’acqua: ormai non ce n’è per tutti. La siccità, in tutta la Spagna, è una piaga ormai da anni e specie nel sud del paese e nelle isole la situazione sta diventando insostenibile. Con i conseguenti danni anche alla biodiversità di quest’ambiente. Dunque, occorre porre un limite ora al numero di persone che possono accedere alle Canarie e a ogni sua risorsa, comprese le riserve idriche.
Ma quali sono le misure realmente adottabili in tempi brevi? Una tassa per l’accesso agli spazi protetti già viene applicata in luoghi come il Parco nazionale di Timanfaya e l’amministrazione locale ha dichiarato che i ricavati saranno d’ora in poi utilizzati per la protezione dell’ambiente dell’isola e per il trattamento dei rifiuti. Ancora da definire concretamente invece sono le misure volte a “modulare” il numero di turisti che arrivano nell’arcipelago. La situazione più grave sembra viverla Tenerife che, sia cittadini che politici, temono stia diventando sempre più un parco a tema.
Normative più stringenti occorrono anche per la cementificazione massiva che toglie suolo a favore di un ulteriore sviluppo alberghiero, spesso discutibile sia dal punto di vista del decoro che paesaggistico.
Canarias se agota, il collettivo che coordina le proteste
Le ultime manifestazioni di protesta nelle otto isole, che hanno avuto risalto in tutta la stampa internazionale, sono state organizzate e coordinate dal collettivo Canarias se agota (Le Canarie ne hanno abbastanza), un movimento che si muove a difesa del proprio territorio. Undici membri di “Canarias se agota” sono già in sciopero della fame da una settimana per protestare contro la costruzione di due grandi complessi di lusso nel sud di Tenerife, che definiscono illegali e totalmente inutili. Víctor Martín, portavoce di Canarias se agota sostiene chiaramente che l’aumento di quelle che sono definite “località turistiche”, sta facendo crollare le isole. L’attuale modello turistico non garantisce una buona ed equa distribuzione della ricchezza e provoca un collasso automobilistico ed energetico e una crisi abitativa. Per il collettivo l’unica via è stabilire una moratoria del turismo che non consenta l’aumento di visitatori in certi luoghi.
Non dimentichiamo però il successo del turismo ha fatto uscire le Canarie dalla povertà: non sono così lontani i tempi in cui molti isolani dovettero emigrare in cerca di una vita migliore, una vita che qui era loro negata. La situazione è cambiata grazie a un modello turistico che ha avuto molto successo. Ora però la situazione è cambiata e questo stesso modello non ha più lo stesso successo di allora e la maggior parte dei cittadini lo percepisce negativamente.
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