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Cane. Quello fifone si cura con la terapia comportamentale
Sognavate Rin Tin Tin o il Commissario Rex e invece vi trovate al guinzaglio un cane che ad ogni segnale di pericolo mette la coda tra le gambe e inizia a tremare come una foglia?
E’ il momento di pensare seriamente ad una terapia comportamentale
che elimini i problemi dell’animale e insegni a voi come affrontare
le varie situazioni che possono mettere in difficoltà il
vostro fedele amico a quattro zampe e voi di conseguenza.
Un cane impaurito al punto da perdere il controllo, infatti, oltre
a non rispondere più ai comandi può fuggire,
ribellarsi al padrone, mordere. Tutti problemi che possono essere
superati quasi sempre ricorrendo ad una “rieducazione” dell’animale
affidata ad uno specialista.
Sulla paura canina va però fatta innanzitutto una
riflessione: la paura, così come avviene nell’uomo, anche
nell’animale svolge un ruolo importante. E’ la paura che fa
cogliere i segnali di pericolo e che permette di mettere in atto le
necessarie reazioni di difesa: non è un caso se nei branchi
di lupi, dove l’organizzazione dei singoli compiti non è mai
casuale, gli esemplari più sensibili e timorosi, i
più fifoni, insomma, vengono utilizzati come “sentinelle” e
con la loro sensibilità danno l’allarme a tutto il
branco.
Sono molti i fattori a cui si può imputare la paura canina:
un distacco troppo precoce dalla mamma che non ha consentito al
cucciolo di imparare a decodificare i segnali della comunicazione
tipici della specie, ma anche incontri traumatici con altri cani
molto aggressivi oppure situazioni di scarsa socializzazione (cani
tenuti isolati o sempre in appartamento).
Tra le cose da non fare mai in presenza di un cane pauroso
c’è il gesto più istintivo di ogni padrone
affettuoso: rincuorare il cane con coccole e carezze. Gesti che
l’animale interpreta come un premio, il che lo induce a reiterare
il comportamento da cane fifone. Inutile anche sgridarlo o
costringerlo ad affrontare le situazioni che teme.
E’ utile, invece, organizzargli incontri con cani socievoli,
cambiare ogni giorno il percorso della passeggiata in modo che non
associ più l’uscita al guinzaglio ad incontri sgraditi e
infine rafforzare la sua sicurezza e il rapporto con il padrone
insegnandogli alcuni semplici comandi (“fermo”, “vieni”,
“seduto”…) e gratificandolo quando li esegue in modo corretto con
un premio molto gradito, ad esempio un gustoso bocconcino.
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