La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
Cani alla catena: gli incendi estivi rappresentano una minaccia concreta
In un’estate dominata dal caldo, quattro organizzazioni chiedono che la detenzione dei cani alla catena sia vietata su tutto il territorio italiano.
- Caldo e rischio di incendi mettono in pericolo i cani detenuti alla catena in molte zone d’Italia.
- La pratica aberrante continua malgrado l’impegno delle organizzazioni che tutelano i diritti degli animali.
- Si chiede, pertanto, un’ordinanza regionale straordinaria sul problema.
Migliaia di cani detenuti alla catena sono in pericolo a causa dell’elevato rischio di incendi alimentati dalla forte siccità e dal vento in molte zone del sud Italia come Sardegna, Basilicata, Sicilia e Calabria. È a queste regioni che si rivolgono Green impact, fondazione Cave canem, Save the dogs and other animalsed Animal law Italia per chiedere l’adozione urgente di un’ordinanza regionale straordinaria che introduca un chiaro divieto di detenzione dei cani alla catena su tutto il territorio.
Tenere un cane legato a una catena oggi è ancora legale in diverse zone d’Italia, come evidenziato proprio dal secondo rapporto Verso il divieto di tenere i cani legati alla catena, realizzato dalle quattro organizzazioni, in prima linea dal 2021 nel chiedere l’introduzione del divieto in tutte quelle regioni italiane con normative assenti o inefficaci.
Cani alla catena, attenzione agli incendi
Il rischio di incendi legati all’attività distruttiva dell’uomo e a pratiche illegali si fa sentire proprio con l’estate in diverse regioni italiane del sud. Ma in realtà il problema permane in ogni angolo d’Italia con i cambiamenti climatici e la siccità prevalente di questa estate. Grazie all’impegno costante delle quattro organizzazioni sono già state raccolte oltre 30mila firme con la campagna Liberi dalle catene per chiedere il divieto di detenere i cani a catena e numerose sono state le iniziative di sensibilizzazione che hanno riportato l’attenzione su questa vergognosa abitudine, segnale di una crescente attenzione delle persone verso questo tema.
La pratica, oltre a essere contraria alla sensibilità collettiva, è incompatibile con le esigenze etologiche del cane e ha conseguenze negative sullo stato psicologico, emotivo e fisico dell’animale, come affermano numerosi esperti italiani e internazionali che hanno contribuito alla realizzazione del rapporto.
La situazione nell’Unione europea
Volgendo lo sguardo all’Unione europea, dal dossier emergono cambiamenti positivi in Slovacchia e Germania, paesi che nell’ultimo anno hanno adottato il divieto di detenzione dei cani a catena con alcune eccezioni circoscritte. Austria e Svezia restano i modelli di riferimento, mentre nel resto del mondo si segnala l’esempio virtuoso della California.
La versione completa della seconda edizione del rapporto è disponibile sul nuovo sito dedicato alla campagna delle quattro organizzazioni, da consultare per essere sempre aggiornati e conoscere, attraverso la mappa interattiva, la situazione specifica di ogni regione italiana.
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