Allarme per l’anomalia climatica sulla cima della montagna più famosa e venerata del Sol Levante dopo un’estate e un ottobre caldissimi.
Cani antibracconaggio, gli alleati dei ranger nella difesa degli altri animali
In Africa le squadre cinofile affiancano i ranger nella ricerca dei bracconieri, con risultati sorprendenti.
Dai droni alle termocamere, i ranger hanno a disposizione una vasta gamma di strategie per combattere il bracconaggio. Alcune delle più efficaci, però, hanno un cuore che batte e nomi buffi come Bo, Polaris e Rogue. Tre fratelli, tre cani da pastore belga Malinois che, come in un film, sono sempre pronti a scattare all’inseguimento dei criminali. Sono veloci, agili, vedono bene anche con poca luce e soprattutto hanno un olfatto estremamente sviluppato, qualità che più di tutte li rende alleati preziosi nella ricerca dei bracconieri.
Animals saving animals, la squadra di cani antibracconaggio
Bo, Polaris e Rogue fanno parte del team di Animals saving animals, organizzazione fondata nel 2016 da Daryll Pleasants, educatore cinofilo che ha lavorato per otto anni nel corpo veterinario dell’esercito britannico (Ravc). Collabora con associazioni per la conservazione delle specie in Botswana, Zimbabwe, Kenya, Tanzania e Mozambico, per affiancare cani specializzati nell’antibracconaggio ai ranger. Ognuno di loro segue un intenso programma di allenamento nel Regno Unito prima di essere pronto ad agire sul campo; in questo periodo impara a svolgere operazioni di ricerca, a seguire una pista, ad attaccare. Oltre ad inseguire i sospetti, è in grado di fiutare le zanne d’elefante, i corni di rinoceronte e le scaglie di pangolino.
Dal Kenya al Sudafrica, i successi ottenuti
Quella di Ol Pejeta è una delle più grandi riserve ad ospitare rinoceronti nell’Africa orientale. Negli ultimi due anni solo due esemplari sono rimasti vittime dei bracconieri; secondo Daryll Pleasants, in alcune aree le squadre cinofile contribuiscono a ridurre il bracconaggio del 72 per cento. Ol Pejeta, in Kenya, era la casa dell’ultimo maschio di rinoceronte bianco settentrionale del pianeta, che purtroppo è morto nel mese di marzo 2018 a causa di un’infezione. Fino a quel momento, Rogue e gli altri hanno vegliato su di lui.
I cani antibracconaggio sono diffusi anche in Sudafrica, dove operano già dal 2012 e partecipano all’80 per cento degli arresti. In questo paese vivono 20mila rinoceronti; nel 2017 ne sono stati uccisi 1.028, ma il numero di morti è calato del 24 per cento all’interno del Kruger national park: buona parte del risultato è dovuto all’intervento delle squadre cinofile.
Lotta al bracconaggio e non solo
Cani e ranger rischiano la loro vita ogni giorno, anche perché i bracconieri sono solo la punta dell’iceberg, trattandosi spesso di persone che hanno risorse economiche limitate e sono disposte a tutto pur di guadagnare qualcosa. I responsabili veri e propri sono i trafficanti, criminali pericolosi che operano sul mercato nero, sono spesso affiliati a gruppi terroristici e protetti da autorità corrotte. “La criminalità contro l’ambiente crea un giro d’affari di oltre 250 miliardi di dollari all’anno”, spiega Andrea Crosta, fondatore di Elephant action league, la prima agenzia di intelligence al servizio della natura. Per contrastare un fenomeno di tale portata sono necessari mesi, anni di indagini sotto copertura.
“Anche i nostri figli meritano di vedere un rinoceronte dal vivo”
Ci sono tanti giovani in Sudafrica che studiano per diventare ranger. “Se continuiamo così, non ci resteranno che le fotografie dei rinoceronti. Invece, anche i nostri figli devono poterli vedere”: è la motivazione che ha spinto Lethabo Makhuba, 27 anni, a scegliere di dedicare la vita alla tutela della fauna selvatica. È bello sapere che chi come lei prende questa decisione ha un alleato in più, un amico a quattro zampe fedele e disposto a qualunque cosa pur di proteggere chi lo ama.
Immagine in apertura © Stefan Heunis/AFP/Getty Images
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