Il Bundestag ha depenalizzato la cannabis a scopo ricreativo, ponendo Berlino fra le capitali con le leggi più “rilassate” di tutta l’Unione europea. L’Italia resta in fondo, smarrita in un dibattito ideologico.
Dal 1 aprile in Germania è entrato in vigore il provvedimento che depenalizza la cannabis a scopi ricreativi, legalizzandone il possesso, la coltivazione, e il consumo a fini individuali entro certi limiti.
Berlino non è l’unica capitale paese dell’Unione europea ad essersi mossa in questa direzione: anche Malta, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Spagna hanno introdotto misure in materia.
In Italia, invece, l’industria della canapa e la diffusione della cannabis light sono state affossate dalla pandemia, oltre che da un dibattito politico sterile.
Alla mezzanotte di lunedì 1 aprile la folla riunita davanti alla Porta di Brandeburgo, nel centro di Berlino, ha iniziato a festeggiare. I consumatori di cannabis della capitale tedesca erano lì riuniti per attendere, con tanto di countdown, l’entrata in vigore di una nuova legge approvata lo scorso 23 febbraio dal Bundestag – il parlamento tedesco – che depenalizza la marijuana a scopo ricreativo: “Finalmente possiamo mostrarci, non dobbiamo più nasconderci”, ha detto Henry Plottke, dell’Associazione tedesca della canapa. Il venire meno delle limitazioni sul possesso, la coltivazione e il consumo della cannbis in Germania l’ha resa uno dei paesi con le leggi più permissive d’Europa. Tuttavia, non è l’unico paese europeo ad essersi aperto all’utilizzo della sostanza anche a scopi non medici, mentre l’Italia accumula ritardo.
— dts Nachrichtenagentur (@dts_nachrichten) March 31, 2024
La cannabis in Germania “non è più un tabù”
La legge per la depenalizzazione ha trovato supporto nei voti della coalizione di governo composta dai socialdemocratici del cancelliere Olaf Scholz e dai Verdi e Liberi Democratici, a cui si sono aggiunti i radiali di De Linke. Tra le argomentazioni più volte sottolineate dai sostenitori del provvedimento c’era soprattutto quella relativa al potenziale economico della legalizzazione, che avrebbe permesso la crescita di un business in rapida espansione togliendo allo stesso tempo introiti alla criminalità organizzata: “L’uso della cannabis esisteva già ieri; è in aumento”, ha detto lunedì il ministro della sanità tedesco, Karl Lauterbach. “Ora non è più un tabù. Questo è meglio per un aiuto reale alle dipendenze, per la prevenzione dei bambini e dei giovani e per la lotta al mercato nero, per il quale presto ci sarà un’alternativa”, ha continuato Lauterbach in un post sui social.
— Bundesgesundheitsministerium (@BMG_Bund) April 1, 2024
Secondo le statistiche ufficiali del 2021, in Germania l’8,8 per cento degli adulti di età compresa tra 18 e 64 anni ha dichiarato di aver consumato cannabis almeno una volta nei 12 mesi precedenti. Tra le persone di età compresa tra 12 e 17 anni, tale numero è salito a quasi il 10 per cento.
Non sono mancate le critiche riguardo alla legge, molte delle quali riguardano il presunto effetto domino innescato dalla legalizzazione della cannabis, che faciliterebbe l’accesso a droghe illegali considerate più pesanti. Contraria anche una parte del personale che si occupa di salute e sicurezza per il cittadino: “Dal nostro punto di vista, la legge così com’è scritta è un disastro”, ha detto ad Apf Katja Seidel, terapista del centro per tossicodipendenti di Berlino: “L’accesso al prodotto sarà più semplice, la sua immagine cambierà e diventerà più normalizzata, soprattutto tra i giovani”, ha detto Seidel, aggiungendo che si aspetta di vedere un aumento del consumo di cannabis “almeno inizialmente”.
Cosa prevede la nuova legge sulla cannabis ricreativa in Germania
Secondo le disposizioni della nuova legge sulla cannabis in Germania, i cittadini maggiorenni potranno portare con sé fino a 25 grammidi cannabis a scopo ricreativo, una finalità diversa, dunque, da quella medica che nel paese è legale dal 2013. Il testo regolamenta anche la coltivazione e la detenzione di marijuana a casa: ogni persona maggiorenne potrà coltivare fino a un massimo di tre piante, potendo immagazzinare fino a 50 grammi di prodotto secco. Il calcolo delle piante consentite si riferisce alla singola persona, per cui in una casa con più di un maggiorenne il numero delle piantine consentita si moltiplica. È comunque vietato sia vendere la cannabis coltivata in casa, sia regalarla ad altre persone.
La nuova legge consente il consumo in pubblico, purché vengano rispettate alcune limitazioni. Non sarà consentito assumere marijuana in prossimità di asili, scuole o impianti sportivi o in presenza di persone minorenni, mentre per quanto riguarda le aree pedonali delle città non sarà permesso fumare dalle 7:00 alle 20:00. A partire dal 1° luglio, inoltre, saranno operativi luoghi specifici, denominati “cannabis club”, in cui sarà possibile coltivare e acquistare la marijuana. Ogni club potrà avere un massimo di 500 membri, ognuno dei quali avrà accesso ad un ammontare limitato di prodotto.
La regolamentazione fra i paesi europei
La depenalizzazione decisa a Berlino ha reso la Germania il paese con la legislazione più aperta d’Europa nei confronti della cannabis ricreativa. L’uso in piccole quantità è stato da tempo depenalizzato in Portogallo, Spagna, Svizzera, Repubblica Ceca, Belgio e Paesi Bassi, sebbene l’abbiano tutti inserito entro un quadro di limitazioni più o meno stringenti.
Prima di lunedì era l’isola di Malta ad avere una delle leggi più tolleranti dell’Unione europea (Ue) riguardo alla coltivazione, al consumo e al possesso di cannabis. Gli adulti possono portare con sé fino a 7 grammi di cannabis e coltivare fino a quattro piante in casa in base alla legislazione approvata nel 2021. La Valletta continua però a vietare di assumere marijuana in pubblico.
Nei Paesi Bassi, la vendita di cannabis e il suo consumo sono tollerati solo nelle centinaia di coffee shop autorizzati, nel tempo diventate mete turistiche molto frequentate. Negli ultimi anni, però, il modello dei coffee shop è stato soggetto a critiche relative alla legislazione ambigua che li riguarda, che non garantirebbero trasparenza sulle modalità di vendita né sulla tipologia di sostanze vendute all’interno degli esercizi. Le leggi legate alla coltivazione sono più chiare e prevedono un limite di cinque piante alla coltivazione ad uso personale.
In Belgio le regole sul consumo e la produzione della cannabis sono più rigide. La coltivazione è illegale ma solo se limitata ad una pianta per uso personale, poiché possederne più di una è considerato reato.
In Portogallo la cannabis è stata depenalizzata dal 2001, con il consumo e il possesso di piccole quantità trattati come un reato amministrativo, mentre in Lussemburgo, il consumo privato e la coltivazione di quattro piante di cannabis sono consentiti.
Diverso invece il caso spagnolo, in particolare della regione autonoma della Catalogna, che nel 2017 aveva legalizzato la cannabis ricreativa consentendo la coltivazione. Un’iniziativa regionale a cui si era opposto il governo centrale di Madrid, che aveva dichiarato la legge incostituzionale. Lo scontro giurisdizionale aveva condotto a una soluzione “di mezzo” che tollerava la coltivazione per uso personale ma continuava a considerare il consumo e l’esposizione delle piante in pubblico.
Sebbene diversi paesi dell’Ue abbiano ora depenalizzato la sostanza, in alcuni stati membri è ancora legalmente punibile, anche con la reclusione. In Ungheria, per esempio, la cannabis è ancora illegale sia per uso ricreativo che medico. In Svezia invece, dove la cannabis a scopo medico è legale seppur entro specifiche circostanze, non esiste alcuna differenza tra droghe pesanti e leggere se si parla di finalità ricreative. Cannabis ed eroina, per esempio, sono classificate entrambe come narcotici, segno della politica di tolleranza zero nei confronti delle droghe nel paese.
🎉 Green win in Germany, as cannabis is officially legalised. Another campaign promise from @die_gruenen comes into force.
A Strasburgo, i vertici del Partito verde europeo hanno celebrato la legalizzazione della cannabis in Germania salutandola come una “vittoria verde”, allineandosi all’idea secondo cui si tratta di un passo fondamentale per combattere il traffico controllato dalla criminalità organizzata.
L’Italia è in ritardo, preda dell’ideologia
Nel nostro paese le posizioni sulla legalizzazione sono state ondivaghe, alternando fasi di apertura a iniziative volte a limitare il dibattito. Nel 2022 un tentativo di referendum poplare – lo sforzo più significativo a favore della legalizzazione negli ultimi anni – è stato interrotto da una sentenza della corte costituzionale , che ne ha rigettato il testo. L’iniziativa aveva fatto seguito ad una stagione apertura e dialogo, che si pensava potesse precedere iniziative politiche forti di una presa più salda all’interno dell’opinione pubblica.
A partire dal 2016 e fino all’inizio della pandemia si erano moltiplicati di esercizi commerciali in cui era consentita la vendita di “cannabis light”, cioè con un contenuto basso di Thc, la sostanza psicoattiva responsabile dell’effetto stupefacente della marijuana, che suggerivano l’imporsi di un clima favorevole. Ad annacquare il dibattito, demonizzando la cannabis, era stata soprattutto la campagna mediatica del leader della Lega Matteo Salvini, ai tempi era ministro dell’Interno, che portò molti rivenditori di cannabis legale – specie tabaccai – a rimuoverla dai propri banconi.
Le ripercussioni politiche ed economiche della pandemia da Covid-19, hanno poi contribuito ad assestare una spallata quasi definitiva ad un settore, fino ad allora, in crescita. Le disposizioni per la salvaguardia della pubblica sicurezza diposte del governo a tutti gli esercizi commerciali durante il lockdown hanno avuto severi contraccolpi sui negozi di cannabis light, constringendo molti alla chiusura. Ciononostante, la domanda di cannabis non è diminuita, e di questa zona grigia hanno beneficiato soprattutto i canali di vendita illegali, alcuni dei quali hanno cominciato a viaggiare su piattaforme digitali come Telegram. Dal punto di vista politico la creazione di un governo di unità nazionale con altre finalità e in cui coesistevano anime in forte contrapposizione sulla materia, ha contribuito a spegnere l’ascesa della cannabis legale, una tendenza che ha trovato conferme con l’insediamento di un governo di destra dopo le elezioni del settembre 2022. A fine 2023, quando il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha sospeso il decreto del ministro della Salute Orazio Schillaci, che vietava la vendita di prodotti a base di canapa nei negozi specializzati, rendendo i derivati della sostanza acquistabili solo in farmacia tramite presentazione di una prescrizione medica.
Tutti fattori che hanno contribuito ad un generale ridimensionamento non solo della rete di negozi adibiti alla vendita “al dettaglio”, ma soprattutto dell’intera filiera della canapa che ha ramificazioni in tantissimi settori: dall’alimentazione alla produzione tessile, dalla cosmetica alla produzione di energia e non solo. Passi indietro dunque per aspettarci, nel breve, un’iniziativa che abbia la forza di superare il dibattito ideologico ponendo al centro questioni di merito e pragmatiche, similmente a quella tedesca. Gran parte degli sforzi per la legalizzazione sono confluiti nella proposta di legge una proposta di legge dal basso avanzata dall’associazione Meglio Legale, che ha raccolto poco più di 40mila firme.
Il governo del Lussemburgo ha presentato un pacchetto che consente la coltivazione della cannabis e il suo consumo. La legge dovrebbe entrare in vigore a inizio 2022.
Che la proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis fosse di quelle destinate a sollevare polveroni, era abbastanza prevedibile. Nata dall’iniziativa di un intergruppo parlamentare che ha raccolto adesioni trasversali (dal Partito democratico a Forza Italia, passando per il Movimento 5 stelle, Scelta civica e Sinistra ecologia e libertà), altrettanto trasversalmente infatti l’ipotesi della legalizzazione delle droghe leggere sta dividendo
Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.
Per il procuratore antimafia la legalizzazione della cannabis libererebbe risorse per lottare contro il terrorismo. Che intanto si allea con la criminalità.