Cantoterapia, come moltiplicare il benessere dando voce alle emozioni

Cantare fa bene: aumenta la capacità respiratoria e l’ossigenazione del sangue, rilassa e accresce l’autostima. In più, spronando all’uso corretto della muscolatura del diaframma, esegue una sorta di massaggio addominale profondo. La terapia del canto ha origini molte antiche: ancor oggi, nelle tribù di tutto il mondo il guaritore sciamanico intona canti per curare i

  • Cantare fa bene: aumenta la capacità respiratoria e l’ossigenazione del sangue, rilassa e accresce l’autostima. In più, spronando all’uso corretto della muscolatura del diaframma, esegue una sorta di massaggio addominale profondo.
  • La terapia del canto ha origini molte antiche: ancor oggi, nelle tribù di tutto il mondo il guaritore sciamanico intona canti per curare i malati della sua comunità.
  • La cantoterapia, oggi supportata da una discreta letteratura scientifica, trova applicazione in ambito preventivo, terapeutico e riabilitativo. Buoni risultati si ottengono nella cura complementare dell’Alzheimer e del Parkinson. Ma anche nei disturbi stress-correlati e d’ansia e nelle sindromi depressive.

In un mondo che
Non ci vuole più
Il mio canto libero sei tu
E l’immensità
Si apre intorno a noi
Al di là del limite degli occhi tuoi

Così cantava Lucio Battisti, a sottolineare il senso liberatorio e catartico del canto, che come poche altre attività è in grado di far emergere le emozioni più nascoste. Quelle solitamente trincerate nell’inconscio. “Il canto è il primo atto liberatorio, istintivo, spontaneo, comune a tutti gli esseri umani: rappresenta l’esplosione controllata del grido interiore, che preme per uscire e per alleggerirci. Il canto, infatti, ha la capacità di accedere alle aree del profondo e di attivare il sistema parasimpatico, che presiede al riequilibrio e all’omeostasi. In sostanza, riesce a intercettare e a dare una direzione costruttiva a quelle emozioni negative, come rabbia, paura, dolore, che diversamente possono cristallizzarsi nel corpo, trasformandosi in malesseri o in vere e proprie malattie psicosomatiche”, spiega Claudia Pastorino, cantautrice, insegnante di canto e cantoterapia, docente di Laboratorio di linguaggi della canzone all’università degli Studi di Genova.

cantoterapia
Il canto è il primo atto liberatorio, istintivo, spontaneo, comune a tutti gli esseri umani © iStock

Non a caso, il canto è (anche) una vera e propria terapia olistica, che affonda le sue radici in epoche lontanissime. “Nelle diverse culture e società, da sempre il canto viene utilizzato per l’orientamento delle emozioni negative e delle somatizzazioni che ne derivano. Nasce per la cura, non per la performance, come testimoniano i canti sciamanici di guarigione, ma anche le slave e prison song e i canti di lavoro, a sottolineare come questa attività sia anche una forma di resistenza e, in alcuni casi, di sopravvivenza”, spiega Pastorino, osservando che va riconosciuta a Pitagora non solo la paternità della teoria musicale, ma anche della cantoterapia come disciplina coordinata e indirizzata.

“Pitagora promuoveva la catarsi, l’armonia interiore e il benessere psicofisico, vale a dire quello che oggi definiamo l’omeostasi, attraverso la creazione e l’esecuzione di canti con specifiche melodie, seguendo fondamentalmente tre linee terapeutiche principali: energizzante, calmante, riequilibrante”. Un ruolo importante è affidato al canto (kirtana, in lingua sanscrita) anche dallo yoga e in particolare da una delle tecniche meditative più efficaci ad esso riconducibile: la meditazione trascendentale. “La meditazione trascendentale, oggi insegnata in oltre duemila scuole di tutto il mondo – soprattutto negli Stati Uniti, in America Latina, Asia ed Europa -, è una tecnica riferibile alla tradizione vedica, che si basa sulla ripetizione dei mantra, i quali possono corrispondere all’om, ma anche a un verso dei Veda, a una preghiera e a un canto sacro. L’emissione di questi suoni – di questa particolare forma di canto – consente di raggiungere “la trascendenza”, uno stato di consapevolezza che rilassa profondamente il corpo e purifica la mente dai pensieri “tossici”, apportando diversi benefici psicofisici. Esistono più di 500 ricerche scientifiche che comprovano i benefici della meditazione trascendentale, tra i quali la riduzione degli stati d’ansia e di stress”, aggiunge Caterina Carloni, psicologa e psicoterapeuta a indirizzo psicosomatico, che ricorda come i testi risalenti alla fine del secondo millennio a.C. e inerenti al Samaveda affermino che l’importanza dei mantra non risiede solo nel loro significato, ma anche nella loro sonorità.

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Un ruolo importante è affidato al canto anche dallo yoga e in particolare alla meditazione © iStock

I fondamenti della cantoterapia

La cantoterapia affonda dunque le sue radici in una ricca contestualizzazione storica-antropologica, scientifica, in cui antiche conoscenze delle medicine etniche, popolari, sciamaniche d’Oriente e d’Occidente incontrano le più moderne evidenze scientifiche sui benefici dell’azione canora a livello psicologico, neurologico, endocrinologico, immunologico.

L’intero sistema Pnei (psiconeuroendocrinoimmunologico), infatti, viene coinvolto dall’azione canora. “Durante il canto si accendono diverse aree del cervello, da quella del linguaggio a quella del movimento, dalla creatività alla memoria. Ma, soprattutto, cantando aumenta la secrezione di analgesici endogeni come le catecolamine, e in particolare l’ossitocina, l’ormone dell’amore e dell’empatia. Diversi studi scientifici hanno confermato come le canzoni cantate dalla madre durante la gravidanza calmino e riassicurino il feto”, osserva la psicoterapeuta, ricordando che, tra l’altro, musica e canto vengono sempre più spesso impiegati come strumenti di mappatura anche nell’awake surgery, la tecnica di neurochirurgia endocranica a paziente sveglio, che permette la rimozione chirurgica di un tumore o di una malformazione cerebrale salvaguardando le funzionalità delle aree eloquenti.

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Le canzoni cantate al feto durante la gestazione lo calmano e lo rassicurano © iStock

I benefici psicofisici della cantoterapia

Cantando migliorano le capacità comunicative, espressive e verbali,  la conoscenza di sé e la plasticità cerebrale. “Il canto e la pratica musicale in genere aumentano le connessioni sinaptiche tra i neuroni e stimolano le regioni uditive e sensomotorie del cervello”, osserva Carloni. Le attività corali, in particolare, sviluppano la capacità di integrarsi nei gruppi e il senso di appartenenza in generale. “Come dimostrano le numerose evidenze scientifiche internazionali pubblicate negli ultimi dieci anni, il therapeutic choir, il canto corale, offre un ulteriore impulso ai già sorprendenti benefici indotti dal canto, potenziando l’attivazione di specifiche aree cerebrali. Per questo, i cori terapeutici sono sempre più largamente diffusi nella pratica clinica internazionale”, spiega Pastorino. Ma non solo psicologici ed emotivi: diversi sono anche i vantaggi prettamente fisici indotti dal canto, che rappresentando un vero e proprio allenamento per il diaframma, ma anche per gli addominali, i dorsali e il pavimento pelvico, produce benefici diretti sulla capacità respiratoria e la postura, oltre a proteggere il sistema cardiovascolare e a potenziare quello immunologico. Non a caso, la cantoterapia è utilizzata a scopi preventivi, terapeutici, riabilitativi, oltre da chi usa la voce per professione come i cantanti e gli insegnanti, anche per la cura complementare dei postumi dell’ictus e di malattie neurodegenerative, come il morbo di Parkinson e l’Alzheimer.

coro che canta
Le attività corali sviluppano la capacità di integrarsi nei gruppi e il senso di appartenenza in generale © iStock

“Il canto è straordinariamente efficace nella riabilitazione della memoria e del linguaggio”, dice Pastorino. Alcuni studi, come quello pubblicato sulla rivista scientifica Disability and rehabilitation hanno dimostrato che i vocalizzi e le canzoni sono utili per migliorare la qualità della vita nei malati di Parkinson e in particolare per recuperare parte della deglutizione compromessa.

La cantoterapia: come si sviluppa il percorso e quali esercizi prevede

L’obiettivo della cantoterapia è recuperare la dimensione sia ludica sia terapeutica dell’attività canora, cercando di superare l’ansia da prestazione che induce a chiederci per esempio se siamo intonati e se la nostra esecuzione sarà gradita a chi ci ascolta. “In un percorso di cantoterapia, come quello della scuola che dirigo, lo scopo non è performativo: non vi è giudizio, business, competizione. Lo scopo è sviluppare la confidenza con la propria voce e il proprio canto per vivere meglio e imparare l’arte di autocurarsi. Si parte dall’acquisizione di una respirazione piena e naturale, vale a dire costo-diaframmatica-addominale, e si procede con altre serie di esercizi che includono, tra l’altro, attività esperienziali che migliorano la percezione del proprio corpo, in particolare del diaframma e della postura.

È prevista anche l’esecuzione di esercizi di “canto controllato”, con l’emissione di suoni vocali di cura, di mantra, di meditazioni vocalizzate, ma anche di canto carnatico maternale (canto tradizionale del Sud dell’India utilizzato in gravidanza e durante il parto), di canti di guarigione e in movimento. La cantoterpia propriamente detta, infatti, integra dinamicamente diverse attività: respirazione, canto, movimento e creatività”, ricorda Pastorino, che svela come eseguire alcuni esercizi di respirazione costo-diaframmatica-addominale, i primi a essere insegnati nei corsi di cantoterapia. Esecuzione:

  1. In posizione comoda, con le mani poste lateralmente ai due lati del corpo, localizziamo i nostri addominali obliqui, tra la penultima costola fluttuante e la cresta iliaca dell’anca, e seguiamo l’espansione e l’allungamento in fase inspiratoria e il rilassamento e il ritorno passivo in fase espiratoria, per alcuni minuti.
  2. Eseguiamo ora un ciclo di dieci soffi leggeri emettendo il suono F”, sempre verificando con le mani (tenute costantemente nella posizione iniziale), che a ogni soffio corrisponda l’attivazione dei muscoli addominali obliqui, che “guizzano” verso l’esterno del corpo. 3. Infine, eseguiamo un piccolo canto o vocalizzo a piacere, cercando di affinare la percezione, sempre attraverso le mani, del movimento dei muscoli che si attivano a ogni emissione vocale.
lezione di canto
Durante il canto si attivano tutti i muscoli del viso, da quelli della fronte, agli zigomi, passando per guance, bocca, linea mandibolare e collo © iStock

Il canto è anche una divertente e semplicissima face gym

Non solo benefici psicofisici: con la pratica della cantoterapia si sviluppano naturalmente anche la competenza vocale, l’intonazione, il ritmo e la sonorità e si migliorano la comprensione della musica, della sua struttura e del fraseggio. E, aspetti più “leggeri” ma non meno importanti, il canto agisce sia come una sorta di massaggio addominale profondo, grazie gli esercizi di respirazione, sia da face gym tonificante e liftante, poiché attiva tutti i muscoli del viso, da quelli della fronte, agli zigomi, passando per guance, bocca, linea mandibolare e collo.

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