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Polonia, cittadini e ong bloccano la più grande centrale a carbone d’Europa
Un tribunale ha accolto il ricorso della popolazione locale e delle ong ecologiste contro la costruzione della più grande centrale a carbone dell’Unione europea.
La più grande centrale a carbone d’Europa non verrà costruita. Il tribunale di Gdansk, in Polonia, ha revocato il permesso per edificare l’impianto, oggetto di forti contestazioni da parte dei cittadini e delle associazioni ambientaliste. “Si tratta di una vittoria per gli abitanti della zona e per le ong che si sono battute contro questa centrale”, ha commentato ClientEarth, una delle organizzazioni che si è opposta al progetto.
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La centrale avrebbe emesso 8 milioni di tonnellate di CO2 all’anno
A convincere i giudici a dire no alla costruzione è stato il fatto che, a loro giudizio, l’autorità regionale che ha gestito il processo di concertazione, la Starosta Tczewski, non ha agito secondo quanto imposto dalla legge. In particolare, la partecipazione dei cittadini nel processo decisionale è stata resa troppo difficile.
Il mega impianto da 1600 megawatt, che avrebbe dovuto essere edificato nel nord della Polonia, avrebbe rappresentato il più grande del suo genere sul territorio dell’Unione europea. Capace di bruciare 3.7 milioni di tonnellate di carbone all’anno, emettendo in questo modo circa 8 milioni di tonnellate di CO2. Numeri che hanno provocato la dura opposizione soprattutto da parte della popolazione locale, preoccupata per le conseguenze sulla salute umana e sulle terre agricole circostanti.
“Sul carbone le comunità locali devono essere ascoltate”
Assieme alle ong, si è deciso quindi di costituire la Coalizione Stop Ep, che ha studiato il dossier ed evidenziato nel corso del tempo numerose mancanze. Basti pensare che la Polenergia, ovvero l’investitore che avrebbe voluto costruire la centrale a carbone, spiega ClientEarth, “non aveva fornito indicazioni in merito al possibile impatto negativo dell’impianto a livello idrico”.
“La decisione della corte – ha osservato Malgorzata Smolak, avvocato che per l’associazione ha curato il ricorso – conferma che le comunità locali devono avere voce in capitolo su progetti di questo tipo”. A questo punto non è escluso un appello da parte di Polenergia, ma la bilancia sembra pendere decisamente dalla parte degli ambientalisti.
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