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Carceri americane, chiudono quelle private
I funzionari del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti hanno annunciato di voler eliminare gradualmente l’uso delle carceri americane private, considerate strutture che offrono pochi benefici per la sicurezza pubblica e tanti sprechi per le tasche dei contribuenti. Il dipartimento ha dato così indicazione al Federal bureau of prisons, responsabile per l’amministrazione delle prigioni federali,
I funzionari del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti hanno annunciato di voler eliminare gradualmente l’uso delle carceri americane private, considerate strutture che offrono pochi benefici per la sicurezza pubblica e tanti sprechi per le tasche dei contribuenti. Il dipartimento ha dato così indicazione al Federal bureau of prisons, responsabile per l’amministrazione delle prigioni federali, di non rinnovare i contratti con le multinazionali che gestiscono le carceri private.
Nel prendere questa decisione il viceprocuratore Sally Yates ha citato le recenti osservazioni fatte dagli ispettori del dipartimento: nelle carceri federali ci sono più episodi di contrabbando tra detenuti rispetto a quelle statali, un numero più alto di aggressioni e di conseguenza un impiego di forze maggiore da parte della Federal bureau of prisons. Inoltre le private, ha scritto Yates, “non assicurano lo stesso livello di servizi e programmi per la riabilitazione; non garantiscono risparmi sui costi e adeguati livelli di sicurezza”.
Carceri private, quanto valgono
Sono 131mila i prigionieri custoditi in strutture private. Secondo Yates, entro maggio 2017 il numero verrà dimezzato limitando alla permanenza in queste carceri solo quei detenuti che necessitano di un basso livello di sicurezza, oppure chi entra negli Stati Uniti illegalmente. Solo nel 2014 sono stati spesi 639 milioni di dollari per commesse relative a tre società di gestione: la Corrections corporation of America (Cca), la Geo Group e la Management and training corp. Ma le strutture private sono almeno 40 e le decisioni adottate dal dipartimento riguardano, per il momento, solo 13 di queste. Intanto nell’ultimo mese il dipartimento ha già declinato il rinnovo di alcuni contratti. In Texas una richiesta per 10.800 nuovi posti letto è stata ridotta a 3.600.
Il vice procuratore generale non ha chiuso del tutto la porta alla domanda di servizi a contratto con privati in futuro. Inoltre, benché l’attuale amministrazione Obama abbia appoggiato la decisione di Yates, il prossimo presidente degli Stati Uniti potrebbe decidere di gestire il problema diversamente.
Le condizioni dei detenuti
Uscito allo scoperto, il Federal bureau of prisons ha confermato che le prigioni private sono addirittura ben nove volte più chiuse e violente rispetto a quelle pubbliche, usano l’isolamento disciplinare in modo improprio e fortemente lesivo dei diritti umani, negano un adeguato trattamento medico ai detenuti e non assicurano la sicurezza personale dello staff penitenziario.
Quest’estate, il giornalista Shane Bauer ha pubblicato sulla testata statunitense Mother Jones un rapporto schiacciante sui suoi quattro mesi trascorsi sotto copertura come guardia carceraria in una struttura gestita dalla Cca. Bauer ha finto di essere una guardia nella prigione di Winn in Louisiana, uno stato che ha un tasso di detenzione pari a 800 detenuti ogni 100mila abitanti. Nell’apertura del dossier c’è spazio anche per le modalità di assunzione da parte di queste strutture: al giornalista infatti è bastato telefonare al centralino della multinazionale, contrattando uno stipendio di 9 dollari l’ora senza dover comprovare la sua formazione o conoscenza del sistema penitenziario.
Carceri quotate in borsa
Perché il piano del dipartimento vada totalmente in porto ci vorranno diversi anni, man mano che i contratti andranno in scadenza. Intanto però il valore delle azioni di Cca e Geo, due delle più grandi aziende del settore, è crollato a seguito della notizia: quelle di Cca sono scese di quasi il 40 per cento, mentre per Geo le perdite sono state del 35 per cento. La speranza degli attivisti contro la mass incarceration (incarcerazione di massa) è che ora intervenga anche il dipartimento degli interni e che, nel solco di quanto fatto dai colleghi della giustizia, disdica i contratti in corso d’opera.
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