Europa/3
All’elenco fatto fin qui manca una super potenza: la Germania. Il governo tedesco, sotto la guida di Angela Merkel, ha approvato a luglio 2020 la coal power exit law che fissa al 2038 (con la possibilità di anticipare al 2035) l’abbandono del carbone come fonte di combustione. In Germania vi sono 55 centrali a carbone: 40 di queste, per un totale di 23 gigawatt di potenza installata, dovrebbero spegnersi entro il 2030. Secondo Beyond coal, però, questo traguardo non sarebbe sufficiente per raggiungere gli obiettivi degli accordi sottoscritti a Parigi.
Anche il phase-out del Montenegro, il cui completamento è previsto per il 2035, arriverebbe fuori tempo massimo. Con la cancellazione della centrale di Pljevlja, il Montenegro non ha ora nuovi progetti all’orizzonte. Tuttavia, ci sono dei piani per collegare l’impianto a carbone esistente di Plevlja I alla rete del teleriscaldamento.
Il caso della Polonia
Nonostante la Polonia abbia raggiunto un accordo – ritenuto storico – sulla decarbonizzazione della propria economia, prevista per il 2049, il governo polacco sta pianificando nuove centrali. Dato che la società statale Polish mining group starà in vita fino al 2049, non sembra esserci un vero piano di decarbonizzazione. Inoltre, la miniera di lignite di Turów, al confine con la Repubblica Ceca, continuerà a rimanere aperta nonostante un’ordinanza della Corte di giustizia europea che ne chiedeva la chiusura. Per continuare a operare, Varsavia dovrà pagare 500 mila euro di multa al giorno.
Secondo Beyond coal, di decarbonizzazione si sta discutendo in Repubblica Ceca, Romania, Croazia e Slovenia. Infine, come tanti dei paesi sin qui citati, anche Liechtenstein, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Albania e Svizzera sono diventati membri della Powering past coal alliance, una coalizione di paesi del mondo che impegna i membri aderenti a eliminare gradualmente l’uso del carbone entro il 2030 per i paesi europei ed entro il 2050 per il resto del mondo.