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Americhe

  • Phase-out entro il 2025: Cile
  • Phase-out entro il 2050: Canada, El Salvador, Costa Rica, Perù, Uruguay
carbone miniera usa
Una miniera di carbone nello Utah, Usa © George Frey/Getty Images

Fuori dall’Europa, diverse nazioni si sono impegnate a decarbonizzare la propria economia. Tra l’America del nord e del sud, ad esempio, ci sono i casi di Canada, El Salvador, Costa Rica, Perù e Uruguay: tutti questi aderiscono alla Powering past coal alliance (Ppca) che impegna gli stati membri a eliminare gradualmente l’uso del carbone entro il 2050.

La sfida del Canada

La sfida principale riguarderà il Canada, dove le quattro province di Alberta, Saskatchewan, Nova Scotia and New Brunswick sono tra i maggiori produttori mondiali di carbone e sabbie bituminose. In compenso, “British Columbia, Quebec e Manitoba hanno significative risorse idriche” ha spiegato il ministro dell’ambiente Catherine McKenna, la quale ha anche aggiunto che alcuni impianti a carbone potranno continuare a operare fino al 2030 se ridurranno le proprie emissioni e se verrà centrato l’obiettivo di rendere almeno il 90 per cento della propria elettricità priva di emissioni.

Parallelamente alla Ppca, le Nazioni unite hanno avviato un piano di decarbonizzazione denominato No new coal che prevede l’impegno a chiudere tutte le centrali a carbone. Tra le prime sette nazioni aderenti c’è il Cile, che si è impegnato a chiudere le sue centrali entro il 2025.

E gli Stati Uniti?

Infine, gli Stati Uniti. La nazione guidata da Joe Biden non ha ancora stabilito una data di phase-out. Tuttavia, alcuni stati singoli si sono portati avanti: lo stato di New York, per esempio, ha chiuso la sua ultima centrale il 31 marzo 2020. L’anno precedente, la legge sul clima approvata dal governatore Andrew Cuomo, stabiliva per il territorio di New York obiettivi molto più ambiziosi rispetto a quelli adottati da altri stati federali, come generare il 100 per cento dell’elettricità con tecnologie a zero emissioni entro il 2040.