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Africa e Oceania

  • Phase-out entro il 2050: Angola, Etiopia, Senegal, Fiji, Isole Marshall, Nuova Zelanda, Tuvalu, Vanuatu
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Carbone al mercato di Kibera © Kenya Spencer Platt/Getty Images

Il rapporto No New Coal by 2021: The Collapse of the Global Coal Pipeline, sviluppato dal think tank E3G, ha riscontrato una proposta di ridurre del 76 per cento la produzione di carbone in tutto il mondo da quando è stato firmato l’accordo di Parigi nel 2015.

Purtroppo, molta di questa riduzione non proverrà dall’Africa, dove Sud Africa e Zimbabwe sembrano intenzionate a investire ancora molto su questo pericoloso combustibile fossile.

Tuttavia, alcuni paesi hanno aderito alla Powering past coal alliance (Ppca), impegnandosi così a decarbonizzare la propria economia entro il 2050. Queste nazioni sono Angola, Etiopia e Senegal.

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Gli stati insulari dell’Oceania sono a rischio estinzione a causa dei cambiamenti climatici © Mario Tama/Getty Images

Stesse dinamiche si possono ritrovare in Oceania, dove l’Australia agisce come se il carbone fosse indispensabile, mentre le isole intorno – le cui coste sono sempre più minacciate dagli effetti dei cambiamenti climatici – invocano a gran voce l’abbandono dei combustibili fossili.

Fiji, Isole Marshall, Nuova Zelanda, Tuvalu, Vanuatu e lo stato libero di Niue aderiscono alla Ppca. La Nuova Zelanda, in particolare, ha disposto l’eliminazione delle caldaie a carbone a partire dal 2022. Così facendo, entro il 2037 si eviterà di bruciare 500 mila tonnellate di carbone all’anno.