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La stretta alla filiera della canapa

L’articolo 18 apporta delle importanti modifiche in senso restrittivo alla disciplina della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa, vietando l’importazione, la cessione, la lavorazione, la distribuzione, il commercio, il trasporto e la consegna delle infiorescenze di canapa. Praticamente si affossa l’intera filiera con lo scopo di fermare la lotta alla droga, e nello specifico per ritornare all’illegalità della cosiddetta cannabis light. Così facendo però si frena contemporaneamente lo sviluppo di un settore agricolo emergente e variegato, come quello della canapa, che nulla ha che fare con la cannabis.

Secondo la Confederazioni degli agricoltori “è inaccettabile e ingiusto bloccare in questo modo una delle filiere di eccellenza del Made in Italy agroindustriale, che già oggi vale 500 milioni di fatturato annuo e conta più di 10 mila posti di lavoro in tutta Italia (sono circa 3mila le aziende attive oggi in Italia, ndr) vantando un enorme potenziale produttivo tra cosmesi, erboristeria, bioedilizia, florovivaismo, tessile, tutti settori che non c’entrano nulla con il mercato delle sostanze stupefacenti”.