
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
Quest’anno è record di nidi di Caretta caretta nel Lazio dove, per la prima volta, sono nati degli esemplari anche sul litorale romano.
Almeno 61 uova di Caretta caretta si sono schiuse nella tenuta di Castelporziano, a circa 25 chilometri dal centro della città di Roma. Classificata come “vulnerabile” dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), è una delle sette specie di tartaruga marina che popolano i nostri mari. Nella tenuta erano stati trasferiti, così da garantirne la sicurezza, uno dei due nidi localizzati a Ostia e quello individuato a Nettuno. Altri 32 piccoli sono nati a Terracina, grazie anche all’aiuto dei liceali che hanno seguito il corso di formazione teorico-pratico a cura del professor Guido Gerosa, uno dei massimi esperti di tartarughe marine.
Il primo nido di Caretta caretta nel Lazio era stato scoperto nel 2016. Quest’anno è stato da record, con otto nidi rispetto ai sei del 2020. A Ostia le madri hanno deposto, in totale, oltre duecento uova: è la prima volta che si registrano delle nascite sul litorale romano. Per metà settembre sono attese nuove schiuse.
“Questo traguardo è frutto di un attento lavoro di salvaguardia dei nidi e ci invita a impegnarci ancor più duramente per tutelare le nostre coste”, ha dichiarato l’assessore regionale alla Transizione ecologica, Roberta Lombardi. Hanno contribuito varie associazioni, tra cui Sea Shepherd e Wwf Roma, e il miglioramento della rete di monitoraggio Tartalazio. “Dopo tanto impegno e tanta fatica, è arrivata la profonda emozione di assistere a questo miracolo e vedere quanto la natura sia straordinaria”, hanno commentato i volontari.
Purtroppo, il lieto evento è dipeso anche dai cambiamenti climatici: l’aumento della temperatura del Mediterraneo, infatti, ha spinto le tartarughe verso nord alla ricerca di acque più fresche. Tra gennaio e febbraio scorsi, per di più, erano state rinvenute 25 tartarughe spiaggiate sulla costa laziale. “Il 50 per cento degli esemplari che troviamo sull’arenile — spiega Luca Marini, responsabile di Tartalazio — ha plastica all’interno del corpo, ma tra le cause di morte ci sono anche le lenze incastrate in bocca o il fatto di restare imprigionate nelle reti fantasma abbandonate dai pescatori”.
Sostenere l’operato delle organizzazioni che si occupano di tutelare questi preziosi animali marini diventa quindi fondamentale per assicurarne la sopravvivenza.
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