Negli ultimi decenni, il caribù di montagna, un cervide delle regioni artiche e subartiche che un tempo era diffuso dall’Alaska al Montana, ha subìto un declino catastrofico. I biologi hanno ritrovato le cause della scomparsa di questa specie nel degrado del loro habitat naturale e nell’aumento della predazione. Le incursioni dell’essere umano nell’ecosistema boschivo dell’America del Nord, come ad esempio la creazione di piste da sci, ha agevolato la formazione di “corridoi” che hanno permesso ai lupi di inseguire i caribù con più facilità.
Una taglia sui lupi inutile
Scomparsi dagli Stati Uniti, oggi rimangono circa 46.800 caribù di montagna nella provincia canadese della British Columbia e sia l’ecotipo montano centrale che quello meridionale, di cui rimangono solo 1.825 esemplari, è considerato in pericolo di estinzione.
Il rapidodeclino dei caribù di montagna ha allarmato i biologi e ha portato a una reazione a dir poco aggressiva da parte del governo. Nel 2015, infatti, la British Columbia ha messo una taglia sui lupi e nel 2019, uno studio ha suggerito che il loro abbattimento e la creazione di rifugi recintati per le femmine gravide avrebbe aiutato a fermare la scomparsa dei caribù di montagna. Solo nell’ultimo anno sono stati uccisi più di 460 lupi in nome del piano di recupero dei caribù avviato del governo della British Columbia.
L’abbattimento dei lupi non ha salvato i caribù nelle aree dove erano più vulnerabili e a rischio. Secondo un team di ricercatori dell’Università dell’Alberta, nel caso della mandria di caribù di Wells Grey, per esempio, che si trova nella British Columbia centrale e che ha subìto uno dei peggiori cali di popolazione, i lupi non erano nemmeno un predatore. Per questa mandria, orsi, puma e ghiottoni sono molto più letali.
Il vero nemico è la distruzione dell’habitat
I gruppi ambientali che si oppongono all’abbattimento hanno accolto con favore i risultati della nuova ricerca dell’Università dell’Alberta. I lupi sono stati un facile bersaglio e anche se, in alcuni casi, è stato dimostrato che l’uccisione di lupi ha permesso di salvare i caribù e di aumentare il numero delle mandrie, uccidere i lupi, una specie che si trova in cima alla catena alimentare, può avere effetti devastanti per l’ecosistema intero. “Quando si rimuovono i predatori apicali di alto livello, come i lupi, si assiste a un collasso degli ecosistemi dagli insetti alle aree ripariali, dal rapporto tra prede e predatori alla copertura forestale stessa”, ha spiegato al Guardian Ian McAllister, direttore esecutivo di Pacific wild, un’organizzazione di conservazione. “I lupi in ogni senso della parola vengono usati come capro espiatorio per la negligenza del governo”.
"A government-sponsored wolf kill in Western Canada has had "no detectable effect" on reversing the decline of endangered caribou populations, a study says." #SaveBCWolveshttps://t.co/AC9S4mEwOF
Uno studio pubblicato a maggio ha rilevato che negli ultimi cinque anni il governo della British Columbia ha permesso di disboscare più di 900 chilometri quadrati di foreste, nonostante queste siano un habitat cruciale per i caribù. Il degrado dell’habitat, sotto forma di pratiche di deforestazione danni più gravi ai caribù perché l’abbattimento di alberi secolari elimina le fonti di cibo primarie di questi animali, oltre che preziosi spazi di rifugio. Gli esperti stimano che ci possono volere fino a 80 anni prima che una foresta cresca al punto da produrre una quantità adeguata di licheni, fonte di nutrimento essenziale per i caribù. L’azione degli esseri umani, ancora una volta, gioca un ruolo fondamentale nella sopravvivenza, o meno, di una specie. In questo caso, dei caribù.
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