Con una sentenza storica, la Cassazione conferma la condanna per il comandante italiano che ha consegnato 101 migranti alla Libia.
Carla Del Ponte. Dalle vittime della guerra in Siria arriva una richiesta di giustizia disperata
L’intervista a Carla Del Ponte, magistrato svizzero, in occasione della presentazione del suo ultimo libro, Gli Impuniti. “A Damasco atrocità peggiori che nei Balcani o in Ruanda: la verità è che la storia non insegna niente”.
I crimini in Siria e la battaglia per la verità di una donna da sempre in prima linea. Gli impuniti è l’ultima fatica letteraria di Carla Del Ponte, il magistrato svizzero che il dramma di Damasco lo ha vissuto da vicino, come membro della commissione delle Nazioni Unite (Onu) incaricata di indagare sulle violazioni dei diritti umani nella guerra civile in corso dal 2011; un ruolo ricoperto per sette anni e abbandonato, non senza polemiche, nel 2017.
Il libro edito da Sperling & Kupfer è un’indignata denuncia delle sofferenze del popolo siriano, tra l’immobilismo delle Nazioni Unite e l’atteggiamento ipocrita delle grandi potenze mondiali. La intervistiamo a Roma, alla vigilia della presentazione dell’opera nella sede della stampa estera; è un’occasione per parlare anche delle sue precedenti esperienze professionali, come procuratrice capo del Tribunale penale internazionale dell’Aia per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia e il genocidio in Ruanda. E per approfondire le atrocità della guerra attraverso le parole di chi, suo malgrado, le conosce molto bene.
Chi sono, e quanti sono, gli impuniti? E soprattutto: da che parte stanno? Da quella del regime e dei suoi alleati, o da quella dei ribelli?
Gli impuniti sono tutti coloro che si sono resi responsabili dei crimini quotidianamente commessi in Siria. Ce ne sono da tutte e due le parti, anche se è difficile quantificare quanti siano: soprattutto nel campo dei ribelli, che a differenza del regime non potevano contare su una struttura gerarchica ben definita.
Vedremo mai un Tribunale penale internazionale per la Siria?
Non posso dire se mai lo vedremo, ma di certo è ciò che manca: serve un Tribunale penale internazionale per i responsabili politici e militari di questo massacro. Sul fronte del regime, sono coinvolti senza dubbio il presidente e i capi della sicurezza, della polizia e dei servizi segreti; sul fronte opposto sarà necessario analizzare ogni singolo gruppo, al fine di identificare i responsabili.
Un lavoro che aveva iniziato a fare come membro della commissione d’inchiesta dell’Onu…
Già, il lavoro era impostato, ma poi siamo stati costretti ad accantonarlo. Tuttavia si può riprendere in poco tempo.
Pesa di più l’immobilismo dell’Onu o il disinteresse delle grandi potenze mondiali?
Entrambe le cose. Di certo l’Onu, e parlo di un’esperienza vissuta dall’interno, dovrebbe essere più proattivo e persuasivo dal punto di vista politico.
Qual è l’aspetto che ostacola maggiormente il processo di pace?
La Siria è in questa situazione a causa della Russia, ma finora le altre grandi nazioni, a partire dagli Stati Uniti, non hanno voluto esercitare pressioni sul Cremlino. Il risultato è che le sorti del conflitto sono state lasciate nelle mani di Mosca.
Domani pomeriggio alla Stampa Estera si parlerà di Impuniti. Sono, governanti, finanzieri, trafficanti d’armi, uomini delle istituzioni che hanno legittimato crimini orrendi contro l’umanità. Gli impuniti è titolo dell’ultimo libro di Carla Del Ponte.#festivaldelladiplomazia pic.twitter.com/S42ffi8KgA
— LasorellaC (@lasorellaC) 23 ottobre 2018
Quello in Siria è stato il conflitto più feroce al quale ha assistito nella sua carriera?
Decisamente sì. È il più tragico per il coinvolgimento dei bambini, che sono stati impiegati in guerra e sono morti combattendo. Tanti altri hanno perso la vita mentre andavano a scuola o giocavano in strada. E altri ancora sono morti sulla via della fuga, insieme ai propri genitori, su imbarcazioni di fortuna.
Che tipo di risposte attendono le vittime del conflitto in Siria?
Tutte le vittime di crimini di guerra chiedono giustizia. Ricordo le donne sopravvissute al massacro di Srebrenica; erano in condizioni economiche disastrose, eppure quando le incontrai mi chiesero un’unica cosa: di fare giustizia.
A proposito, come mai dopo tanti “mai più” all’indomani di Srebrenica, il mondo ha potuto assistere inerme a tante Srebrenica siriane ancora più cruente?
Anche dopo il processo di Norimberga ai vertici del nazismo si disse “mai più”. La verità è che la storia non insegna niente. E “diritti umani”, purtroppo, è un termine ormai in disuso.
Lei è stata procuratrice capo del Tribunale penale internazionale dell’Aia per i crimini di guerra nell’ex Jugoslavia. Cosa accomuna la guerra civile nei Balcani a quella in Siria, e cosa le differenzia?
Il fattore comune è che, in Siria come nei Balcani, sono stati commessi crimini di guerra e crimini contro l’umanità. La differenza, oltre al coinvolgimento dei bambini del quale parlavo in precedenza, è la crudeltà con la quale sono stati commessi: ci sono tanti casi di torture perpetrate non per uccidere, ma per fare soffrire; atrocità che non si sono viste nemmeno nell’ex Jugoslavia e nel Ruanda.
Se dopo Srebrenica c’è stata Homs, dopo Homs cosa ci dobbiamo aspettare? Ci sono altre situazioni simili alla Siria prossime ad esplodere?
Mi preoccupano la situazione dello Yemen, in qualche modo simile alla Siria per numero di civili uccisi, e quella del Venezuela. Ma ciò che mi preoccupa di più è la mancanza di volontà di intervenire da parte di chi potrebbe risolvere questi drammi.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Numerose ong hanno sottolineato la situazione drammatica della popolazione palestinese a Gaza, chiedendo a Israele di rispettare il diritto umanitario.
Vida Diba, mente di Radical voice, ci parla della genesi della mostra che, grazie all’arte, racconta cosa significhi davvero la libertà. Ed esserne prive.
L’agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva (Unfpa) e il gruppo Prada hanno lanciato un programma di formazione per le donne africane.
Amnesty International ha pubblicato un manifesto elettorale in 10 punti rivolto ai partiti italiani: “I diritti umani non sono mai controversi”.
Si tratta di Zahra Seddiqi Hamedani ed Elham Choubdar colpevoli, secondo un tribunale, di aver promosso la “diffusione della corruzione sulla terra”.
Dal 2 al 4 settembre Emergency ricorderà che la pace è una scelta realmente perseguibile a partire dalla conoscenza e dalla pratica dei diritti umani.
Il Comune di Milano lo faceva già ma smise, attendendo una legge nazionale che ancora non c’è. Non si può più rimandare: si riparte per garantire diritti.
Le persone transgender hanno ora il diritto alla piena autodeterminazione a Milano grazie al primo registro di genere in Italia.