Sono sempre di più i brand del lusso che hanno deciso di abbandonare le pellicce grazie a un attivismo che affonda le sue radici negli anni Ottanta
Carlo Ripa di Meana, la storia di un grande uomo dietro a una grande donna
Bruttissima notizia, ma il suo posto è accanto a Marina. E quindi la segue, le corre dietro. A distanza di due mesi dalla morte della moglie (il 4 gennaio 2018), Carlo Ripa di Meana scompare anch’egli. “Poteva lavorare per diventare padre della Patria, volle essere il marito di Marina. Fino all’ultimo. E anche oltre” scrive Pierluigi
Bruttissima notizia, ma il suo posto è accanto a Marina. E quindi la segue, le corre dietro. A distanza di due mesi dalla morte della moglie (il 4 gennaio 2018), Carlo Ripa di Meana scompare anch’egli.
“Poteva lavorare per diventare padre della Patria, volle essere il marito di Marina. Fino all’ultimo. E anche oltre” scrive Pierluigi Battista sul Corriere della Sera. Un’inquadratura perfetta, nella sua brevità, di un grande uomo che, molti lo sanno e molti no, ha fatto moltissimo per l’ambiente e per gli animali.
In Carlo Ripa di Meana convivevano figure contraddittorie e controcorrente
Forse per la sua grandezza interiore, forse per la sua età, forse per la sua intima ribellione alla monotonia, forse per la sterminata curiosità e l’eclettismo parossistico, sembra che Carlo Ripa di Meana potesse esser definito come un uomo in cui convivevano figure contraddittorie, tra loro opposte.
Il giovane aristocratico nato dalla nobile famiglia dei marchesi di Meana che andava a lavorare per conto del Partito comunista italiano a dirigere, a Praga, l’Unione internazionale degli studenti (ed è lì che incontra Bettino Craxi).
L’intellettuale coraggioso che sapeva mettersi di traverso contro il conformismo costruendo la Biennale del dissenso, quando molti, a sinistra, deploravano più Solgenitsin che i suoi persecutori.
Il ministro dell’Ambiente che odia le auto blu.
L’amico di Craxi che si dimette da ministro contro il decreto “colpo di spugna” nel pieno di Tangentopoli.
Il grande, carismatico leader di partito che non si fa problemi nel consultare i fidi consiglieri su ogni piccola quisquilia.
L’uomo timido e pignolo, il gaudente e il militante, il seguace del socialismo riformista e il portabandiera di un ambientalismo sposato con intransigenza, e non senza testacoda: le sue posizioni prudenti, scettiche o addirittura critiche sui cambiamenti climatici, sulle turbine eoliche e la green economy sono parse incomprensibili.
Carlo Ripa di Meana, l’ambiente e gli animali
La sua figura pubblica come ambientalista si costruisce negli anni in cui è Commissario Cee all’Ambiente, dal 1985 al 1992, nelle commissioni di Jacques Delors.
Poi diviene ministro dell’Ambiente nel primo governo Amato, da cui si dimette nel 1993. Il Wwf ha diramato un comunicato in cui elogia il suo operato, anche in prospettiva storica:
“In quel periodo è riuscito a dare centralità alle tematiche ambientali proponendo, in tempi di avanguardia, una tassa sul carbonio. Certamente positivo anche il periodo da ministro dell’Ambiente nel primo governo Amato. Era attento alla tutela del territorio e del paesaggio, un interlocutore sempre presente nelle principali battaglie di salvaguardia ambientale nel nostro Paese. Aveva una visione positiva del futuro e un approccio anticonformista della vita ma sempre rispettoso delle diversità delle opinioni, convinto che la conoscenza e il dibattito di merito fossero la base della crescita culturale e quindi sociale”.
I Verdi lo invocano, per acclamazione, come loro portavoce, un equivalente del segretario di partito che nella federazione ecologista non esisteva, come carica.
Dal giugno 2005 al 2007 è presidente dell’associazione nazionale ambientalista Italia Nostra, tentando di salvarla dall’asfissia.
E infine a Roma fonda diverse associazioni animaliste, crea la prima filiale italiana dell’Ifaw, è sempre al fianco della moglie nel finanziare canili e iniziative per la protezione degli animali. Ma soprattutto, appoggia decine di happening, di proteste, di manifestazioni contro le pellicce, molte delle quali assai poco… istituzionali, fomentate dall’indomabile passione della moglie, Marina Ripa di Meana.
La storia di Carlo Ripa di Meana non può che concludersi così, a meno di due mesi dalla morte di Marina, che nell’ultima intervista ha dichiarato di averla “amata disperatamente”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Sono milioni ogni anno gli animali allevati e uccisi per ricavare pellicce. Le associazioni animaliste europee chiedono di fermare questa crudeltà.
Dal primo gennaio in Italia è vietato allevare animali per la loro pelliccia. Tuttavia, 5.700 visoni sono ancora detenuti negli stabilimenti chiusi.
Nei suoi 70 anni sul trono britannico, la regina Elisabetta ha conquistato i favori dei cittadini anche per alcune scelte dalla sorprendente attitudine ambientalista.
Da gennaio, allevare animali per le pellicce sarà illegale nel nostro paese. Gli ultimi cinque allevamenti di visoni verranno smantellati entro giugno.
Un’indagine in un allevamento di visoni mostra come gli operatori lavorino senza mascherina, malgrado gli elevati rischi di trasmissione del coronavirus.
Con lo scadere dell’ordinanza sono tre gli scenari possibili: viene prolungato il divieto, vengono riaperti gli allevamenti di visoni, o vengono definitivamente chiusi.
Essere Animali, una delle prime no profit in Italia a dare voce agli animali più dimenticati, celebra dieci anni. Ecco alcuni dei progetti più importanti.
La lista di marchi che abbracciano la politica cruelty-free eliminando le pellicce animali dalle collezioni si allunga sempre di più. Ecco quali e quando.