Sette idee per vivere l’atmosfera natalizia tra lo shopping nei mercatini, passeggiate in borghi vestiti a festa e mirabili opere d’arte.
Le mini case ecologiche di Friland si preparano a “viaggiare” per l’Italia
Forte dei risultati positivi dell’ultimo biennio, Friland progetta di proporre nuovi format e nuove località, per un turismo ancora piu lento e sostenibile.
- Friland offre soggiorni green, nomadi e sostenibili, in aree dall’alto valore paesaggistico.
- Dopo due anni positivi a livello di occupazione e di apprezzamento da parte del pubblico, la startup progetta un’espansione sul territorio italiano.
- Abbiamo intervistato Luca Ricchi, co-fondatore, e Francesca Silvestri, digital marketing specialist.
Friland è una realtà friulana che offre alloggi dotati di ogni comfort, ecologici, autosufficienti (non richiedono un allacciamento alla rete idrica e fognaria e producono l’elettrica principalmente da pannelli solari) e nomadi, posizionati temporaneamente in luoghi immersi nella natura e ad alto valore paesaggistico. Per ora la maggior parte delle strutture si trova in località friulane, ma nel futuro della startup, che fa parte dell’ecosistema di LifeGate Way, c’è un’espansione su tutto il territorio nazionale. Anche differenziando l’offerta e proponendo, accanto alle mini case standard che ben si adattano a due adulti e un bambino, soggiorni maggiormente immersivi, in location selvagge e isolate, con spazi ancora più ridotti. Abbiamo fatto una chiacchierata con Luca Ricchi, co-founder e general manager della startup, e con Francesca Silvestri, digital marketing specialist, parlando di risparmi energetici, occupazione, ospiti tipo delle mini case, progetti per il futuro e tanto altro.
Il progetto Friland è nato poco prima della pandemia. Che tipo di risposta avete avuto in questi anni da parte del pubblico?
L.R: Friland è nato a fine 2018 con un obiettivo ben preciso: quello di far riscoprire il territorio e un turismo più lento e consapevole. La pandemia ha poi generato nelle persone un desiderio di rallentare, di isolarsi e di vivere maggiormente il contatto con la natura. Su questa scia siamo riusciti a lavorare molto bene gli ultimi due mesi del 2020, ottobre e novembre, poi (come tutti) siamo rimasti chiusi circa sei mesi ma nel 2021 abbiamo fatto sold out. Questa è la nostra seconda stagione piena e sta andando molto bene: la tendenza positiva continua e si sta sviluppando a livello globale, poiché iniziative simili sono esplose in particolare negli Stati Uniti, in Australia, ma anche in Germania.
Com’è andata la stagione estiva appena passata?
L.R.: Noi in realtà lavoriamo bene 365 giorni l’anno, non solo in estate, questo perché le nostre mini case sono ipertecnologiche e assicurano tutti i comfort in qualsiasi stagione. Mediamente abbiamo un tasso di occupazione annuo del 50 per cento, con picchi ovviamente nella stagione estiva e un po’ meno in quella invernale, però riusciamo a lavorare bene anche in quelli che a livello turistico vengono considerati periodi un po’ più morti. Per esempio, a novembre molti amano osservare il foliage, mentre a febbraio tanti apprezzano il fatto di poter soggiornare in un campo in mezzo alla neve, cosa che effettivamente non potrebbero fare se non con una tenda, e quindi al freddo e con nessun comfort.
Potete darci qualche dato relativo all’occupazione e ai consumi delle vostre mini case?
L.R.: In tre anni di attività Friland ha gestito più di 2mila soggiorni, che corrispondono a più di 4mila ospiti. Tutto questo, con un risparmio di circa 480mila litri di acqua (48 litri pro capite al giorno rispetto a una media italiana di 169) e circa 3.300 chilogrammi di CO2 (0,83 kg pro capite). Ci tengo a segnalare come nei consumi dell’acqua tradizionali ci sia un importante contributo allo spreco dovuto alle perdite della rete idrica, che l’Istat stima al 36,2 per cento e, che, ovviamente, noi non abbiamo.
Che tipo di persona sceglie di soggiornare nelle mini case Friland?
F:S.: Abbiamo varie tipologie di utenti: possono essere per esempio persone molto curiose, che amano la natura ma che non vogliono rinunciare ai comfort. In questo caso, come dicevamo, Friland può essere una valida alternativa alla tenda per chi desidera fare un’esperienza nel bel mezzo del nulla, ma avendo a disposizione tutto il necessario: un bagno, una cucina, un letto comodo e un’immensa finestra che guarda sul panorama circostante. Poi ci sono gli sportivi, che amano camminare, andare in bicicletta o scalare, ma anche gli artisti, per esempio fotografi che cercano l’ispirazione e amano svegliarsi all’alba per essere soli in mezzo alla natura e catturare scatti particolari. Abbiamo aperto da poco location pet friendly che accolgono anche gli amici a quattro zampe. In futuro puntiamo ad ampliare il bacino di utenza anche alle famiglie e, perché no, alle persone un po’ ageé che magari, una volta in pensione, possono prendersi del tempo per sé.
Al momento gli alloggi sono pensati per un’occupazione doppia?
L.R.: L’alloggio è di 12 metri quadri, con un grande letto matrimoniale che in realtà accoglie serenamente due adulti e un bambino sotto i 10 anni.
Quanti notti prevede un soggiorno medio?
L.R.: Diciamo che al momento la media è di una notte, per essere precisi 1,3. Questo è un indicatore che noi monitoriamo con molta attenzione e che vorremmo far crescere perché siamo convinti che un’esperienza di questo tipo, di full immersion nel silenzio e contatto con la natura, cominci ad avere senso quando viene estesa minimo anche una seconda notte. Metteremo in piedi un po’ di incentivi, anche semplicemente una strategia di comunicazione, per enfatizzare questo concetto.
Quali sono i progetti per il futuro di Friland?
L.R.: I progetti sono tanti. Siamo in una fase di espansione, stiamo aprendo un importante aumento di capitale e abbiamo terminato un percorso di accelerazione. In programma c’è sicuramente l’espansione territoriale perché vogliamo portare il format in tutta Italia e offrire una varietà di luoghi e di ambientazioni diverse, sfruttando la bellezza e la ricchezza del territorio italiano: mare, montagna, ma anche laghi e cascate. Cercheremo anche di lavorare con i parchi e riserve nazionali, come già facciamo nel caso di Pian di Spagna, una riserva naturale a nord del lago di Lecco. Vogliamo costruire un catalogo di destinazioni eccitanti e interessanti, anche perché in Italia abbiamo un patrimonio paesaggistico infinito e tutto da scoprire. Questo comporta un lavoro di scouting sia di location sia di partner, ovvero coloro che forniscono i terreni e si occupano anche della parte operativa, dell’accoglienza sul posto, delle pulizie, del cambio biancheria eccetera. Poi inizieremo anche a pensare a un format differente, più “wild” per così dire, dando la possibilità di fare un’esperienza ancora più immersiva, rinunciando a qualche comodità e andando a scoprire territori ancora più isolati e difficili da raggiungere, soggiornando in una micro casa dagli spazi più ridotti. Oltre a questo, stiamo pensando di rivedere e migliorare il format della colazione: al momento è già prevista, ma ci piacerebbe offrire ingredienti naturali e della zona, per enfatizzare il legame tra natura e territorio.
Parliamo delle recensioni, gioie e dolori di qualsiasi imprenditore in ambito ricettivo. Quali sono i feedback che vi danno più soddisfazione e viceversa quelli che più vi dispiacciono?
F:S.: I feedback sono sempre ben accetti e, anche quando non sono troppo positivi, ci aiutano comunque a migliorare. Devo dire però che da quando faccio questo lavoro ho capito quanto sia difficile avere a che fare con le persone. Forse ciò che mi dispiace maggiormente è la poca comprensione, nel senso che a volte, secondo me, gli ospiti danno per scontato certe cose e non si rendono conto che dietro al progetto Friland, così come a qualsiasi altra realtà, ci sono delle persone che lavorano e si impegnano per offrire il servizio migliore possibile ma che non sono perfette, sono umane, e quindi fallibili. Per fortuna però la maggior dei giudizi sono super positivi: chi soggiorna da noi si rende conto dello sforzo che c’è dietro un servizio del genere. Apprezzano la magia dei luoghi che proponiamo, la possibilità di disconnessione e il fatto di potersi riappropriare del tempo per sé stessi, di svegliarsi la mattina nel silenzio più totale. Per noi il fatto che gli ospiti condividano la loro gioia e i loro momenti di benessere è la cosa più bella: una ragazza, per esempio, ci ha mandato una foto di un cerbiatto scattata dalla finestra della mini casa, la mattina appena sveglia. Ecco, questo è quello che ci preme comunicare.
L:R.: Aggiungo che noi cerchiamo di monitorare la soddisfazione del cliente utilizzando un indicatore che si chiama Nps (Net promoter score). Si tratta di un sondaggio post esperienza che inserisce le risposte dei clienti in una formula e ne ricava un dato finale da utilizzare per il benchmarking. Devo dire che i risultati, in questo momento, sono ottimi e il nostro obiettivo è quello di mantenere questo trend anche nella prossima fase di espansione.
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