Tre anni dopo, le indagini sulla morte di Giulio Regeni sono ad un punto morto. L’Egitto ha provato a sviare le indagini e insabbiare la verità, ma tutte le piste svelano un coinvolgimento dei servizi di sicurezza del Cairo.
Caso Regeni, per i genitori di Giulio non è un caso isolato
“La morte di Giulio non è un caso isolato. Non è morbillo, non è varicella. La parte amica dell’Egitto ci ha detto che l’hanno torturato e ucciso come un egiziano. Forse non saranno piaciute le sue idee. E forse era dai tempi del nazifascismo che un Italiano non moriva dopo esser stato sottoposto alle torture.
“La morte di Giulio non è un caso isolato. Non è morbillo, non è varicella. La parte amica dell’Egitto ci ha detto che l’hanno torturato e ucciso come un egiziano. Forse non saranno piaciute le sue idee. E forse era dai tempi del nazifascismo che un Italiano non moriva dopo esser stato sottoposto alle torture. Ma Giulio non era in guerra, non era in montagna come i partigiani, che hanno tutto il mio rispetto. Era lì per fare ricerca. Eppure lo hanno torturato”. Parole dure come pietre quelle pronunciate da Paola Regeni, la madre del ricercatore friulano sequestrato e ucciso al Cairo, intervenuta nella serata di ieri con il padre di Giulio per una conferenza stampa nell’aula del Senato.
Paola e Claudio Regeni, hanno raccontato che in un primo momento, su consiglio delle autorità egiziane, avevano deciso di non vedere la salma, ma poi, una volta portato all’obitorio di medicina legale dell’università di Roma, i genitori hanno deciso di affrontare il riconoscimento . “L’Egitto ci ha restituito un volto completamente diverso. Al posto di quel viso solare e aperto c’è un viso piccolo piccolo. Su quel viso ho visto tutto il male del mondo e mi sono chiesta perché tutto il male del mondo si è riversato su di lui”. Ha detto la donna, nel silenzio commosso dei presenti, nella sala del Senato dedicata alle vittime di Nassiriya. “All’obitorio, l’unica cosa che ho ritrovato di quel suo viso felice è il naso. Lo ho riconosciuto soltanto dalla punta del naso”.
“Quello che mi tormenta”, ha aggiunto la donna raccontando ai giornalisti il suo stato d’animo “è immaginare il momento in cui Giulio, che era un ragazzo estremamente intelligente, ha capito che quella porta non si sarebbe più aperta”. Riguardo all’incontro tra polizia egiziana e italiana previsto per martedì prossimo, la madre di Regeni ha detto: “Se il 5 aprile sarà una giornata vuota, ci attendiamo una risposta forte da parte del nostro governo”.
Omicidio Regeni, Gentiloni: “Vogliamo la verità, piste improbabili offendono il Paese” https://t.co/BTBQkYdKkEpic.twitter.com/blZCT5XuQJ
— Adnkronos (@Adnkronos) 30 marzo 2016
Ieri, era stato lo stesso Manconi a sottolineare che, se necessario, l’Italia valuterà il richiamo del nostro ambasciatore al Cairo per consultazioni, un gesto diplomatico forte che costituirebbe solo un primo passo per operare pressioni sulle istituzioni egiziane. Una seconda misura potrebbe essere la revisione delle relazioni diplomatico-consolari. Infine, l’unità di crisi della Farnesina potrebbe considerare l’Egitto “Luogo non sicuro” con effetti non insignificanti sui flussi turistici verso il paese.
Nel corso della conferenza, inoltre è stato ribadito che gli esami effettuati sul corpo del ricercatore mostrano che non facesse uso di sostanze stupefacenti mentre, sul fronte delle indagini, è stata rigettata con forza una delle ultime versioni avanzate in Egitto, secondo cui ad ucciderlo sarebbe stata una banda di rapinatori sgominata al Cairo. Come ha ricordato il senatore Manconi, con amara ironia, questi uomini sono “tutti infallibilmente morti”, “tutti infallibilmente incapaci di dire una parola”.
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