Dopo 20 giorni di prigionia nel carcere di Evin, in Iran, la giornalista Cecilia Sala è stata liberata e nel pomeriggio dell’8 gennaio è atterrata a Roma.
- Cecilia Sala è stata arrestata in Iran il 19 dicembre, mentre si trovava nel paese per svolgere il suo lavoro di giornalista.
- La giornalista 29enne ha passato venti giorni di detenzione in condizioni inumane e degradanti.
- Il suo arresto è apparso legato a quello, in Italia, del ricercatore iraniano Mohammaed Abedini.
Cecilia Sala è tornata in Italia. La giornalista è stata liberata nella notte tra il 7 e l’8 gennaio dalla prigione di Evin, in Iran, dove si trovava detenuta dallo scorso 19 dicembre. Nella mattinata è stata imbarcata su un volo di Stato in partenza da Teheran in direzione dell’aeroporto romano di Ciampino, dove è atterrata alle 16.10, alla presenza della premier Giorgia Meloni.
La giornalista era stata fermata mentre si trovava in Iran per svolgere il suo lavoro e per venti giorni è rimasta detenuta in condizioni inumane e degradanti. L’arresto è apparso sin da subito legato alla detenzione, in Italia, del ricercatore iraniano Mohammaed Abedini, accusato dagli Stati Uniti di traffico di tecnologie belliche. Il 4 gennaio la premier Meloni aveva compiuto una visita lampo negli Stati Uniti, per parlare (anche) del caso Sala con il neo-presidente Donald Trump.
L’arresto in Iran
Cecilia Sala, che lavora per Chora Media e per il Foglio, è stata arrestata il 19 dicembre a Teheran, in Iran, dove stava realizzando alcune interviste per il suo lavoro. Per venti giorni è stata rinchiusa nel carcere di Evin, dove si trovano i dissidenti e gli oppositori politici.
Inizialmente sembrava che il suo arresto fosse legato alla sua attività giornalistica, visto che più volte aveva dato voce a figure anti-regime. Con il passare dei giorni però è emerso che il suo caso fosse connesso a quello del ricercatore iraniano Mohammed Abedini, accusato di traffico di tecnologie belliche legate ai droni di Teheran, colpito da mandato di cattura internazionale degli Stati Uniti e arrestato il 16 dicembre all’aeroporto italiano di Milano Malpensa.
La detenzione di Cecilia Sala è avvenuta in condizioni inumane e degradanti. Un pacco con beni di conforto e necessità non le è mai arrivato fino all’ultimo giorno di detenzione, nella sua cella mancava perfino il letto ed era costretta a usare due coperte, una sopra e una sotto, per dormire per terra. L’ambiente era illuminato 24 ore su 24 da una luce al neon e non le veniva permesso di indossare una mascherina. I carcerieri iraniani le hanno sequestrato anche gli occhiali e le sue interazioni con altre persone erano nulle, al punto che anche il cibo, perlopiù datteri, le veniva passato dallo spioncino della cella.
La liberazione di Cecilia Sala
Il 3 gennaio la famiglia di Cecilia Sala ha chiesto il silenzio stampa sulla vicenda, sottolineando come le trattative con l’Iran per la liberazione della giornalista fossero a un punto cruciale. Il giorno successivo la premier italiana Giorgia Meloni è volata a sorpresa negli Stati Uniti, dove ha incontrato il neo-presidente, che si insedierà il 20 gennaio, Donald Trump. Durante l’incontro Meloni e Trump hanno parlato anche della carcerazione di Cecilia Sala e di quella di Mohammaed Abedini, che il regime iraniano aveva spiegato fosse collegata a quella della giornalista italiana.
Il 7 gennaio Cecilia Sala è stata spostata dalla sua cella di isolamento a una cella dove si trovava un’altra detenuta, ha ricevuto un libro ed è riuscita a fare una telefonata ai suoi cari, come spiega Il Post. Nella notte la giornalista è stata scarcerata, come annunciato l’8 gennaio mattina da una nota di Palazzo Chigi. La premier Giorgia Meloni ha espresso gratitudine “a tutti coloro che hanno contribuito a rendere possibile il ritorno di Cecilia Sala, permettendole di riabbracciare i suoi familiari e colleghi”.
Come spiega sempre Il Post, “l’accordo diplomatico che ha portato alla liberazione di Cecilia Sala prevede che al momento il governo italiano non estradi Abedini negli Stati Uniti”. La testata aggiunge che nella sua visita negli Stati Uniti la premier Meloni ha ottenuto il via libera a negoziare la liberazione della giornalista sia dal presidente uscente Joe Biden che da quello entrante Donald Trump, senza che questo diventi materia di scontro politico negli Stati Uniti. Non sono state rivelate le contropartite che l’Italia ha promesso agli Stati Uniti e all’Iran per la liberazione di Sala.
Il rientro in Italia
Il direttore dell’Aise, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, Giovanni Caravelli, è andato personalmente in Iran una volta ricevuta la comunicazione della liberazione di Cecilia Sala. E si è imbarcato con lei su un volo di Stato che ha lasciato Teheran in mattinata ed è atterrato all’aeroporto romano di Ciampino alle 16.10.
Ad accogliere la giornalista in aeroporto c’erano la premier, Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri e la famiglia della giornalista.
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