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Censis. Sanità pubblica negata a 11 milioni di italiani, cure private in aumento
Nell’ultimo anno 11 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare alle prestazioni sanitarie perché non economicamente in grado di permettersele. Chi invece può scegliere (e sono state 17 milioni di persone) ha deciso di curarsi privatamente per due motivi: il primo è che la qualità delle strutture pubbliche è considerata in peggioramento, il secondo è che
Nell’ultimo anno 11 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare alle prestazioni sanitarie perché non economicamente in grado di permettersele. Chi invece può scegliere (e sono state 17 milioni di persone) ha deciso di curarsi privatamente per due motivi: il primo è che la qualità delle strutture pubbliche è considerata in peggioramento, il secondo è che le liste d’attesa sono sempre più lunghe. Per paradosso però, secondo uno studio del Censis e di Rbm Assicurazione Salute, i medici di base continuano a prescrivere esami inutili, almeno secondo le nuove linee guida del ministero della Salute.
Incubo liste d’attesa: 10 mln di italiani ricorrono di più al privato e 7 mln all’intramoenia perché non possono aspettare #welfareday2016
— Censis (@FonteCensis) 8 giugno 2016
Tra sanità negata, privato e intramoenia
Il dato più serio che emerge dal rapporto è quello della “sanità negata”. Se quattro anni fa erano 9 milioni, adesso sono due milioni in più gli italiani che rinviano o rinunciano alle prestazioni sanitarie perché impossibilitati a pagare il ticket: l’allarme si fa rosso in particolare per due milioni e mezzo di anziani. Ma sono in molti anche a scappare dalla sanità privata: per il 45,1% degli italiani la qualità del servizio sanitario della propria regione è peggiorata negli ultimi due anni, e oltre la metà considera inadeguato tout court il servizio sanitario della propria regione. La prima cosa che spaventa il paziente rimane la famigerata lista d’attesa: per evitarla, 7 milioni di italiani l’anno scorso si sono rivolti all’intramoenia (stessi medici, stesse strutture, ma a pagamento perché fuori dai normali orari di lavoro). Molti altri invece ricorrono al privato: “Sono 10,2 milioni gli italiani che fanno ricorso alla sanità privata, e di questi il 72,6 per cento a causa delle liste d’attesa che si allungano”, spiega Marco Vecchietti, amministratore delegato di Rbm Assicurazione Salute, compagnia specializzata nell’assicurazione sanitaria. E così la spesa privata per la sanità è arrivata a 34,5 miliardi di euro, anche perché spesso i ticket privati costano come o poco più di quelli pubblici.
Tanti esami inutili, ma gli italiani sono contro i livelli essenziali di assistenza
I cittadini italiani rispondono a questo stato delle cose anteponendo comunque la salute al risparmio. In molti (più di 26 milioni) hanno iniziato a pensare proprio a stipulare assicurazioni sanitarie integrative. E quasi tutti, nella disputa tra medici di base e ministero che l’anno scorso ha promulgato un decreto sull’appropriatezza delle prescrizioni mediche per limitare gli sprechi e stabilire i livelli essenziali di assistenza, stanno dalla parte dei medici: nell’ultimo anno 5,4 milioni di pazienti hanno ricevuto prescrizioni di farmaci, visite o esami poi rivelatisi inutili, ma la maggioranza dei cittadini rimane contraria al decreto del ministro Lorenzin.
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