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Più di cento persone sarebbero state bruciate vive in Turchia
L’Alto Commissariato Onu per i Diritti umani chiede un’inchiesta indipendente sull’operato delle forze di sicurezza turche nella città di Cizre.
Più di cento civili sarebbero stati bruciati vivi a Cizre, città sud-orientale della Turchia. Una strage che sarebbe stata perpetrata dalle forze armate governative. Questa mattina il segretario dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti umani (Ohchr), Zeid Raad al-Hussein, ha parlato di sospetti fondati, chiedendo che vengano permesse indagini indipendenti sull’accaduto.
L’Onu parla di comportamenti “estremamente allarmanti”
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa svizzera Ats, il dirigente ha spiegato, parlando da Ginevra, che una serie sempre più corposa di informazioni mostrerebbe un comportamento “estremamente allarmante” da parte delle forze di sicurezza della Turchia, nel corso del periodo in cui fu imposto il coprifuoco. Ovvero tra la metà di dicembre del 2015 e la metà di marzo di quest’anno.
Il segretario dell’Ohchr ha spiegato di essere in possesso di elementi che proverebbero episodi di esecuzioni a danno di civili disarmati effettuate da cecchini e da personale a bordo di veicoli militari. In altri casi, prosegue l’agenzia di stampa, le informazioni giunte all’organismo delle Nazioni Unite indicano possibili distruzioni o occupazioni arbitrarie di abitazioni, nonché casi di tortura e maltrattamenti di vario genere.
Torture, maltrattamenti, esecuzioni sommarie
Si tratta, ha affermato Zeid, di accuse “estremamente serie”, e proprio per questo è stato chiesto che si faccia luce sull’accaduto. Tuttavia, la Turchia per ora non avrebbe risposto alla domanda ufficiale delle Nazioni Unite di potersi recare sul posto.
Il diplomatico ha specificato di condannare senza remore gli atti terroristici di alcuni gruppi affiliati al Partito dei lavoratori curdi (Pkk), ma – ha aggiunto – le autorità hanno l’obbligo di rispettare i diritti umani e di impedire ogni forma di tortura, nonché le esecuzioni sommarie e le detenzioni arbitrarie. Inoltre, ancora non è pervenuta alcuna informazioni riguardante altre zone, come quelle di Silopi, Nusayabin e della regione di Diyarbakir, nelle quali per settimane sono intervenute le forze di sicurezza di Ankara. Una mancanza di notizie che è stata giudicata “profondamente inquietante” dallo stesso Zeid.
Quest’ultimo, già all’inizio di febbraio aveva domandato un’inchiesta dopo aver preso visione di un filmato che mostrava l’esecuzione di un gruppo di persone non armate, proprio a Cizre. Al contempo, gli attivisti curdi e l’opposizione avevano accusato il governo di aver ucciso trecento persone, perpetrando “un massacro”. L’esecutivo, tuttavia, ha sempre negato ogni responsabilità.
Immagine di apertura, un gruppo di persone tra le rovine della città di Cizre, in Turchia ©Ilyas Akengin/Afp/Getty Images
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