
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Il celebre Museo d’Orsay parigino ha lanciato una “riflessione universale sul clima”, attraverso un’esposizione diffusa in tutta la Francia.
Cento dipinti per una riflessione universale sul clima. L’idea arriva dal Museo d’Orsay di Parigi che ha lanciato un’esposizione “diffusa” sul territorio della Francia. L’istituto culturale ha deciso infatti di prestare una parte delle opere e di mostrarne altre nella celebre struttura di rue de Lille, nella capitale transalpina. L’obiettivo, appunto, è accompagnare i visitatori in un “racconto del clima”, grazie a quadri che vennero dipinti tra la metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
L’esposizione “100 Œuvres qui racontent le climat” coinvolgerà, tra i mesi di marzo e di luglio di quest’anno, 31 musei distribuiti in dodici regioni francesi. Si tratta di una selezione di autori tra i quali figurano Monet, Courbet, Delacroix, Caillebotte e molti altri, scelte in collaborazione con quattro scienziati di fama mondiale: Valérie Masson-Delmotte, Emma Haziza, Luc Abbadie e Jean Jouzel.
Così, sono state individuate opere che avessero un legame con le questioni contemporanee. “Si tratta di opere – ha spiegato Sylvain Amic, presidente del Museo d’Orsay – che nel loro insieme aiuteranno a comprendere la crisi climatica, il che permetterà di far sorgere anche dei dibattiti a livello locale, poiché la scelta dei dipinti prestati è legata ai territori nei quali saranno accolti”.
Ad esempio, il Museo Courbet situato a Ornans (nel dipartimento di Doubs, che confina con la Svizzera), riceverà “La Trota”, dipinta da Gustave Courbet nel 1873. Una tela dal carattere drammatico che mostra un pesce in trappola, catturato ma ancora vivo, immerso in toni cupi e in contrasti violenti. Sarà esposto in un territorio nel quale il principale corso d’acqua, la Loue, è costretto a fronteggiare un periodo di grave mortalità delle trote.
Allo stesso modo, l’opera “L’inondation à Port-Marly” firmato da Alfred Sisley, sarà prestato al Museo Girodet di Montargis, situato nel dipartimento del Loiret (regione del Centro-Valle della Loira). Il sito culturale ha subito delle gravi inondazioni nel 2016, che hanno portato alla perdita di gran parte della collezione che vi era custodita: ancora oggi, soltanto il 40 per cento delle opere è stato restaurato. “Per noi il legame è più che evidente – spiega Sidonie Lameaux-Fraitot, direttrice del museo -. Il vantaggio di una collezione è che permette di lavorare sul lungo periodo, contrariamente alla memoria umana. Le opere di un tempo possono essere collegate al presente affinché ci parlino del nostro Paese e dei nostri territori”.
Secondo Servane Dargnies-de Vitry dirigente del Museo d’Orsay e curatrice dell’operazione, esiste infatti uno stretto legame temporale tra le collezioni dello stesso museo parigino e i cambiamenti climatici.
Il 1850 segna infatti non soltanto l’inizio delle collezioni ma anche la data a partire dalla quale si sono cominciate a registrare con regolarità e in modo affidabile le temperature. Non solo: “Proprio alla metà dell’Ottocento, inoltre, l’umanità ha cominciato a bruciare fonti fossili e a generare un impatto inedito sul clima”, ha indicato Dargnies-de Vitry.
Ad essere prestati saranno anche dipinti celebri a livello mondiale come “La Gare Saint-Lazare”, di Claude Monet: verrà concesso al Museo Gassenfi di Digne-les-Bains. Nell’elenco figurano poi capolavori come “Le Citron” di Édouard Manet, “Palokärki ; Grande picchio nero” di Akseli Gallen Kallela, “Il giardino dell’artista a Giverny”, sempre di Monet, o ancora “Primavera artica” di Anna Boberg.
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