Mancano 3.700 GW per centrare l’obiettivo di triplicare le rinnovabili, secondo Ember. Ma ora c’è chi teme un rallentamento della crescita solare dopo anni.
La certificazione B Corp premia l’impegno sostenibile di Elmec Solar
Riduzione del proprio impatto ambientale e crescita di una società più giusta. L’impegno di Elmec Solar, azienda che progetta e installa impianti fotovoltaici e led, è stato premiato.
Ha deciso di ridurre il proprio impatto ambientale e di sviluppare una società più giusta. L’ha fatto, e continuerà a farlo, insieme ad altre aziende virtuose intenzionate a promuovere un modello economico sostenibile. Forte di questi principi Elmec Solar, azienda di Brunello (Va) del gruppo Elmec che si occupa di installare e manutenere impianti fotovoltaici residenziali e professionali, ha ottenuto la certificazione B Corp, conferita dall’ente no profit statunitense B Lab alle aziende che ottimizzano l’impatto positivo verso i dipendenti, le comunità nelle quali operano e l’ambiente. L’impegno profuso in quindici anni di operato ha spiccato nella trasparenza della gestione e nell’attenzione alla salute dei propri lavoratori. L’amministratore delegato Alessandro Villa ci parla dell’evoluzione sostenibile di Elmec Solar.
L’azienda che guida ha ottenuto la certificazione B Corp per aver dimostrato di possedere elevate performance di sostenibilità ambientale e sociale. Quali sono, e continueranno a essere, i vostri tratti distintivi?
Il motto di Elmec è “semplicemente affidabili”. Per esserlo davvero forniamo prodotti di altissima qualità e li monitoriamo per garantirne la produttività nel lungo periodo. Abbiamo così verificato che il decadimento della produzione dei nostri moduli fotovoltaici, dichiarato del 4 per mille annuo, è in realtà inferiore. Stessa attenzione la prestiamo all’erogazione dei servizi, che curiamo per garantire la massima soddisfazione del cliente nel tempo.
Il raggiungimento della certificazione B Corp corona un impegno pluriennale. Lo spunto è arrivato dal confronto con altre aziende e professionisti sul tema della sostenibilità sociale. Abbiamo capito che è necessario adottare e promuovere un nuovo modello economico in grado di prendere il meglio da quello marxista e da quello capitalista, i cui limiti sono ormai noti. Un’azienda non sopravvive senza generare utili, questo è ovvio, ma può usarli, oltre che per soddisfare gli azionisti, anche per far crescere una società più equa e contribuire a migliorare l’ambiente.
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite è stata una bussola in questo lavoro e nella “decarbonizzazione” delle coscienze di dipendenti e aziende con cui collaborate?
La nostra Corporate social responsibility, ripresa nel Rapporto di sostenibilità 2020, riporta alcuni dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda attraverso l’analisi delle macro-aree workplace, marketplace, community ed environment. Ad esempio, nel caso del marketplace promuoviamo la diffusione dell’energia pulita e accessibile e la formazione a dipendenti, clienti e aziende sui benefici derivanti dall’uso del fotovoltaico e della tecnologia led. Per ciò che riguarda il workplace, nell’innovation center, la nuova sede costruita per consentire a chi ci visita di toccare con mano gli argomenti che promuoviamo, abbiamo costruito un impianto fotovoltaico destinato all’autoconsumo e una serie di punti di ricarica delle auto elettriche. Per lavorare in un ambiente piacevole e cooperativo abbiamo costruito gli uffici con logiche di distribuzione degli spazi equilibrati per stimolare i colleghi a confrontarsi e trovare un’intesa. Abbiamo anche una palestra da usare in pausa pranzo oltre a diverse iniziative come il cral interno, con prodotti sostenibili a prezzo equo. Sono tutte proposte che fanno parte del nostro Dna.
Si può dire che la sostenibilità oggi sia il nuovo nome dello sviluppo, in grado di attrarre investimenti, magari green, e credibilità. Ritiene che la Covid-19 allenterà le maglie di questa “rete virtuosa”?
Quest’anno la Covid-19 ha reso tutto molto complesso. La crescita importante che ci aspettavamo è stata frenata, ma abbiamo comunque mantenuto i risultati del 2019, anzi siamo cresciuti di qualche punto percentuale. Pur se in un momento di incertezza, la richiesta per il fotovoltaico domestico è rimasta alta grazie alla grande consapevolezza di tutti rispetto all’importanza che l’uso di energie rinnovabili ha per la conservazione dell’ambiente. L’agevolazione Superbonus 110% ha inoltre creato una grande aspettativa per l’anno prossimo. A tal proposito mi auguro che il governo proroghi la misura al 2024, per dare appunto spazio all’enorme interesse che ha portato. Per quanto riguarda le aziende, il loro interesse rispetto al tema della sostenibilità è sempre molto alto, ma quest’anno alcune hanno dovuto procrastinare gli investimenti di questo tipo per poter dare continuità alla loro attività caratteristica, far fronte e superare questo momento di emergenza sanitaria. Comunque tutte ci hanno confermato la volontà di proseguire nella strada dell’efficientamento e della implementazione di logiche di consumo di energia pulita e responsabile.
Oltre che dell’installazione vi occupate del monitoraggio e della manutenzione degli impianti fotovoltaici. Quanto è importante?
La manutenzione è indispensabile per assicurare il massimo livello di producibilità dell’impianto fotovoltaico e di sicurezza dello stesso. Ad esempio, serve a controllare il perfetto stato di conservazione dell’impianto elettrico, il serraggio delle componenti di ancoraggio dei moduli sul tetto. Anche la pulizia con acqua demineralizzata è opportuno venga effettuata almeno una volta l’anno per evitare la sporcizia e il degradamento. C’ è un altro tema che oggi è di interesse dei clienti: il cosiddetto revamping o ammodernamento. I pannelli di 20 anni fa, pur continuando a funzionare, possono essere sostituiti con moduli che producono 2 o 3 volte di più. È un’ operazione che – come sempre – è da valutare in un business plan perché prevede la dismissione anticipata dei moduli e la loro sostituzione con altri nuovi. Quasi certamente conviene quando la differenza di potenza è grande (120/150 Watt di 20 anni fa contro i 400 Watt di oggi), ma vale sempre la pena fare una valutazione attenta. Anche la convenienza del repowering, il ripotenziamento che segue al revamping, va valutata in un business plan. In questo caso, la parte del tetto che si libera è utilizzata per installare pannelli e ottenere un nuovo impianto che può produrre anche il doppio di quello iniziale. Se con la prima installazione si usufruisce dell’incentivazione Conto energia, per il nuovo impianto si può contare sull’autoconsumo dell’energia prodotta.
A tal proposito, com’è delineato il quadro normativo e incentivante per chi vuole riqualificare o potenziare il proprio impianto? Fate formazione alle aziende per far sì che queste siano sempre aggiornate e competitive?
Promuoviamo momenti di formazione e aggiornamento sulla normativa rivolti alla community e, più in generale, a tutti i portatori d’interesse. Portiamo avanti questo obiettivo anche con l’accordo siglato lo scorso anno con l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance). Accrescere questa consapevolezza è davvero importante, anche tra i nostri rappresentanti politici, se vogliamo investire al meglio la fetta dei 209 miliardi di euro del Next generation eu destinati allo sviluppo sostenibile dell’Italia.
Guardando al futuro, alla nascita delle comunità energetiche e alla costruzione degli edifici intelligenti, o smart building, quanto è importante attuare oggi una strategia di protezione dei dati? Considerato, soprattutto, che gli elettrodomestici parleranno tra di loro e con noi grazie all’Internet of things (IoT) e che l’energia prodotta dal fotovoltaico sarà immagazzinata e prelevata direttamente dalla batteria della nostra auto elettrica?
Attraverso la partecipata dell’ecosistema rappresentato dal Gruppo Elmec al quale apparteniamo – che si occupa di informatica, internet senza fili, IoT – stiamo promuovendo un progetto che riguarda le comunità energetiche. Il loro futuro dipende dalle decisioni politiche e da quelle regolatorie sulla tariffazione. Perché abbiano successo ci vuole un cuore rappresentato da un’applicazione informatica che gestisca gli scambi di energia e i flussi economici. Chi gestirà l’ottimizzazione del ritorno di ciascun utente delle comunità energetiche – a mio modo di vedere –deve disporre dei dati sulle abitudini del consumatore, per garantirgli il massimo delle prestazioni. Il tema della protezione dei dati è dunque di fondamentale importanza. L’utente deve certamente essere bene informato e consapevole quando autorizza l’uso dei propri dati. Di riflesso, l’azienda, quella etica, li userà solo per garantire il massimo delle prestazioni senza nessun altro scopo commerciale o di altra natura.
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