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Cosa sta succedendo a Ceuta, l’enclave spagnola dove i migranti arrivano a nuoto
Circa 8mila migranti sono arrivati a Ceuta, enclave spagnola in continente africano. Dietro agli sbarchi la tensione tra Spagna e Marocco sul Sahara occidentale.
Un flusso enorme di migranti è entrato a Ceuta, enclave spagnola in territorio marocchino, nel giro di poche ore. Attraverso piccole imbarcazioni o perfino a nuoto, in almeno 8mila hanno raggiunto le spiagge locali, mentre un uomo sarebbe morto. Le autorità locali parlano di una situazione che non si era mai vista prima e Madrid ha mobilitato l’esercito, che in alcuni casi sta usando la violenza sulle persone. Intanto si cerca di capire il motivo di una rotta così massiccia e improvvisa, che avrebbe a che fare con l’atteggiamento passivo del Marocco: dopo le scaramucce diplomatiche con la Spagna sul Sahara occidentale ha smesso di vigilare sulla partenze.
Mai così tanti arrivi a Ceuta
Ceuta è una comunità che si trova sul territorio africano ma che ricade sotto la sovranità spagnola, amministrazione di Cadice. I suoi confini sono il mar Mediterraneo e il Marocco e da quest’ultimo lo separano barriere metalliche sorvegliate dalla polizia spagnola. Il tema degli arrivi di migranti nell’enclave spagnola non è nuovo, dal momento che la città è una porta d’ingresso all’Europa più facilmente raggiungibile, almeno in principio, rispetto alle coste spagnole, francesi, italiane e greche.
Nella notte tra domenica e lunedì qualche decina di migranti hanno raggiunto le spiagge di Ceuta, poi il flusso si è gonfiato improvvisamente nel corso della giornata. Le immagini mostrano file infinite di persone che camminano sul bagnasciuga o si tuffano in mare dalle barriere metalliche per poi proseguire a nuoto. Sono almeno 8mila le persone arrivate negli ultimi due giorni, di origine marocchina o subsahariana, almeno 1.500 sono minorenni. La metà sono già state rimpatriate in Marocco, questo fuori dalla procedura legale e senza che ai migranti sia stato dato il tempo e la possibilità di richiedere la protezione. I militari pattugliano la costa, le camionette vanno avanti e indietro lungo le strade e sono state denunciate alcune violenze da parte degli agenti, con persone manganellate o buttate in mare. Una persona è morta in circostanze non chiarite.
“Ristabiliremo l’ordine con la massima celerità”, ha dichiarato il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez. “L’integrità di Ceuta come parte della nostra nazione, la nazione spagnola, la sua sicurezza e la tranquillità dei nostri compatrioti e residenti di quell’area sono garantiti dal governo spagnolo con tutti i mezzi disponibili”. Intanto nelle scorse ore un centinaio di migranti è arrivato anche a Melilla, l’altra enclave spagnola in territorio africano, che si trova a circa 200 chilometri da Ceuta.
Flussi migratori e diplomazia
Sono due le ragioni alla base dell’improvviso flusso di migranti che ha raggiunto Ceuta. Da una parte la povertà e il Covid-19 stanno si stanno facendo sentire in modo sempre più duro nella regione e la rotta migratoria verso la Spagna ne sta risentendo in questo senso. D’altronde anche un po’ più in là, in Libia, nelle ultime settimane si è registrato un incremento notevole delle partenze e solo la scorsa settimana a Lampedusa sono arrivati 3mila migranti.
Ma alla base della situazione critica nell’enclave spagnola potrebbe esserci anche la diplomazia. Nelle scorse settimane l’ospedale di Logroño, vicino Bilbao, ha accolto Brahim Gali, il leader del Fronte Polisario, malato di Covid-19 e bisognoso di assistenza. Il movimento è in guerra da decenni con il Marocco e si batte per l’indipendenza della Repubblica Democratica Araba Sahrawi, un enorme territorio situato a sud del paese e confinante con la Mauritania. 85 nazioni nel mondo riconoscono lo stato, Rabat invece continua a esercitare la sovranità sull’area e negli scorsi mesi si sono riaccesi gli scontri.
Brahim Gali è dunque un nemico del Marocco e l’ospitalità sanitaria data dalla Spagna al leader del Fronte Polisario non è piaciuta al governo. La passività delle forze di polizia marocchine davanti a Ceuta, che nelle scorse non hanno ostacolato le partenze delle migliaia di migranti come invece solitamente fanno, potrebbe allora essere una ripicca diplomatica, come denunciato anche da Juan Jesús Vivas, leader politico dell’enclave.
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