Che cosa è successo finora tra Hamas e Israele

L’attacco di Hamas su Israele finora ha causato almeno settecento morti. La risposta di Israele sulla Palestina conta già cinquecento morti di cui 78 bambini. E Tel Aviv prepara l’operazione via terra.

  • Dopo la strage causata dall’attacco di Hamas su Israele, quest’ultimo ha dato il via alla controffensiva aerea colpendo anche obiettivi civili.
  • Il ministro della Difesa israeliano ha ordinato l’assedio totale di Gaza, con l’interruzione di energia e acqua.
  • Israele ha mobilitato migliaia di riservisti e si prepara all’invasione di terra per “cancellare Hamas”.

Sabato 7 ottobre l’organizzazione estremista politico-religiosa palestinese Hamas ha dato il via a una vasta operazione militare contro Israele. Sono stati lanciati migliaia di razzi, che in molti casi non sono stati intercettati dal sistema di difesa missilistico israeliano Iron dome. Miliziani di Hamas hanno poi superato il confine della Striscia di Gaza via terra sfondando le recinzioni, ma anche via aerea attraverso deltaplani a motore. A 48 ore dall’attacco, il bilancio israeliano è di almeno settecento morti e circa cento ostaggi presi da Hamas. Lo scenario peggiore in questo senso è stato quello vissuto al festival Supernova, un rave dove sono stati uccisi almeno 260 ragazzi.

La risposta di Israele non si è fatta attendere. I jet hanno avviato un pesante bombardamento contro Gaza, ufficialmente per colpire le cellule di Hamas ma che poi si sono abbattuti anche su edifici civili, come scuole e ospedali. A 48 ore dall’inizio della controffensiva israeliana, il bilancio palestinese è di circa cinquecento morti, di cui oltre settanta bambini. E Israele sta mobilitando soldati e mezzi corazzati per dare il via anche a un’operazione via terra su Gaza, mentre il ministro della Difesa israeliani, Yoav Gallant, ha ordinato “l’assedio totale”.

L’attacco di matrice terroristica di Hamas

L’offensiva di Hamas, organizzazione estremista palestinese fondata nel 1987 che oggi controlla la Striscia di Gaza, è iniziata alle 6 del mattino ora locale di sabato 7 ottobre. L’attacco non è arrivato in un giorno qualsiasi. Il 6 ottobre ricorreva l’anniversario dell’inizio della guerra del Kippur, consumatasi dal 6 al 25 ottobre del 1973 e combattuta tra una coalizione araba composta da Egitto e Siria, e lo stato di Israele. L’operazione iniziata alla vigilia dello Yom kippur, un’importante festività ebraica, colse alla sprovvista la difesa militare israeliana, proprio come successo ora.

uomo macchina distrutta hamas
© Amir Levy / Getty Images

Sono stati lanciati circa cinquemila razzi contro il territorio di Israele. Alcuni sono stati intercettati dal sistema di difesa missilistico Iron dome, altri hanno impattato al suolo. Allo stesso tempo, diversi miliziani di Hamas hanno superato il confine con deltaplani a motore, mentre circa un migliaio di combattenti ha divelto le recinzioni che delimitano la Striscia di Gaza, avanzando in territorio israeliano a una profondità mai raggiunta prima. Mentre i missili volavano su decine di villaggi israeliani di confine, arrivando fino a Tel Aviv, sul terreno sono avvenuti combattimenti tra miliziani di Hamas e soldati israeliani. Su internet hanno iniziato a circolare immagini mai viste prima, con mezzi militari israeliani guidati da membri di Hamas e portati nella Striscia di Gaza, esibiti come trofeo.

E con il tempo sono state diffuse anche le immagini più crude, quelle nel contesto del festival Supernova, un rave organizzato nel sud di Israele a circa cinque chilometri dalla Striscia di Gaza. All’evento erano presenti migliaia di giovani, civili, che all’alba del 7 ottobre stavano ancora ballando, quando sul luogo hanno fatto irruzione le milizie di Hamas, sia per via aerea con i deltaplani, che via terra con i furgoni. E hanno aperto il fuoco, lasciando sul terreno almeno 260 morti.

La strage di civili israeliani

L’attacco di Hamas su Israele ha causato una carneficina. Il bilancio provvisorio del 9 ottobre, a 48 ore dall’attacco e mentre i combattimenti via terra e il lancio di razzi prosegue, è di almeno settecento morti, di cui diversi cittadini di origine straniera, come americani, thailandesi o nepalesi. Ci sarebbero almeno 750 dispersi e di questi almeno cento sarebbero stati presi in ostaggio da Hamas e portati nella Striscia di Gaza.

bambini soccorsi hamas
© Ali Jadallah/Anadolu Agency via Getty Images

Il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza è proseguito anche nel resto della giornata di sabato 7 ottobre e anche domenica 8. I lampi dei missili hanno illuminato il cielo sopra l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, che ha vissuto momenti diametralmente opposti nel corso del weekend. Prima è stato preso d’assalto, soprattutto da turisti, in fuga dal territorio israeliano. Poi si è svuotato, dal momento che sempre più compagnie internazionali hanno deciso di sospendere i voli. Intanto Israele ha dovuto fronteggiare anche un’escalation della tensione nel nord del paese: miliziani di Hezbollah, movimento e partito islamico sciita del Libano, si sono radunati al confine e hanno lanciato alcuni razzi verso il territorio israeliano.

Perché Hamas ha attaccato anche civili?

“Oggi è il giorno della grande rivoluzione”, ha annunciato il 7 ottobre Mohammed Deif, capo dell’ala armata di Hamas. Per poi aggiungere che il gruppo “sta guidando una campagna eroica volta a difendere la moschea di al Aqsa a Gerusalemme, i luoghi santi e i prigionieri palestinesi”. La moschea di al Aqsa, a Gerusalemme Est, è uno dei più importanti luoghi di culto per l’Islam e spesso qui si consumano scontri tra i pellegrini musulmani e le forze di sicurezza israeliane, che ostacolano la loro libertà religiosa.

Hamas è un’organizzazione radicale islamica. Dal 2007 controlla la Striscia di Gaza, dove ha vinto a sorpresa le elezioni, le ultime a tenersi nel territorio. Il gruppo palestinese si ispira al fondamentalismo islamico, simile al regime iraniano di cui peraltro è stretto alleato. Le donne palestinesi di Gaza, per esempio, hanno bisogno di un permesso maschile per poter viaggiare, non hanno la libertà di divorziare se non a determinate condizioni e sono perlopiù escluse dal mondo del lavoro. In generale, sono molte le restrizioni dei diritti e delle libertà imposte nella Striscia di Gaza e l’attacco di Hamas contro Israele ha replicato oltre confine la brutalità esercitata in patria.

Le motivazioni dell’attacco contro civili sul territorio israeliano non sono chiare, anche perché l’organizzazione inizialmente ha detto di aver attaccato solo soggetti militari, sottolineando al contempo di considerare come tale chiunque occupi il territorio storico palestinese. Nel caso del festival Supernova, essendo la location segreta fino a poche ore prima dell’evento è possibile che i giovani si siano trovati per un semplice caso lungo la strada dei miliziani di Hamas e che non ci fosse stata una programmazione.

persone in israele
I bombardamenti hanno colpito anche scuole e ospedali © Fatima Shbair/Getty Images

Hamas è nata a Gaza nel 1987 con l’obiettivo di liberare la Palestina dalla presenza israeliana. Israele da decenni viola il diritto internazionale, in particolare la risoluzione 242 dell’Onu del 1967 e gli Accordi di Oslo del 1993, che impongono di lasciare i territori palestinesi occupati militarmente. Israele non si è mai ritirato, anzi ha continuato a estendere la sua presenza, costruendo nuovi insediamenti, limitando la libertà di movimento del popolo palestinese (molte strade palestinesi, per esempio, non possono essere percorse da palestinesi) e creando quello che l’Onu ha definito un crimine contro l’umanità di apartheid. Crimini di guerra e contro l’umanità vengono sistematicamente commessi da Israele anche durante le sue incursioni in Palestina in chiave anti-terroristica: omicidi di giornalisti, arresti arbitrari e incarcerazioni senza processo attraverso il meccanismo della detenzione amministrativa, strage di personale sanitario e di civili, tra cui molti bambini.

La controffensiva israeliana su Gaza

Dopo l’attacco di Hamas contro Israele, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, a capo dell’esecutivo più di destra della storia del paese, ha dichiarato: “Siamo in guerra”, aggiungendo che “il nemico pagherà un prezzo che non ha mai conosciuto”.

I jet israeliani nel giro di poche ore, nella mattinata di sabato 7 ottobre, hanno dato il via alla controffensiva militare aerea sulla Striscia di Gaza. Sono stati bombardati decine di obiettivi legati ad Hamas, con l’intento dichiarato dall’esecutivo israeliano di “cancellare l’organizzazione”. Ma i raid aerei hanno colpito anche obiettivi civili. Come ha denunciato Medici senza frontiere, sono stati colpiti due ospedali, causando la morte di personale sanitario. Oltre a questo, i bombardamenti sono costati la vita a decine di bambini. Secondo il bilancio provvisorio delle prime 48 ore della controffensiva israeliana, i morti palestinesi sono quasi cinquecento, di cui 78 bambini. Il numero di sfollati palestinesi, in fuga dai bombardamenti israeliani su Gaza, ha già raggiunto quota 123mila su una popolazione di circa due milioni. E nella mattina del 9 ottobre Israele ha bombardato il mercato di prodotti ortofrutticoli a Jabalia, in quel momento molto affollato visto che le persone stanno facendo una corsa agli approvvigionamenti per poi rifugiarsi in casa. Il primo bilancio è di almeno 50 morti tra i civili.

Intanto in Israele va avanti la mobilitazione per condurre un’operazione anche via terra. Come ha detto il portavoce militare Daniel Hagari, sono già stati reclutati 300mila riservisti e secondo fonti del Washington Post l’attacco avverrà nel giro di 24-48 ore. Il ministro della Sicurezza nazionale israeliana, Itamar Ben Gvir, ha poi annunciato che verranno moltiplicate le licenze per il porto d’armi nel paese, mentre l’intelligence israeliana ha annunciato che è probabile stiano proseguendo le incursioni di miliziani di Hamas nel territorio del paese.  Il 9 ottobre mattina il ministro della Difesa israeliano, Yoav Galant, ha ordinato “l’assedio totale” su Gaza, vale a dire il blocco dell’elettrcità e degli approvigionamenti idrici, alimentari e di carburante verso la Striscia. Una strategia usata di frequente da Israele, per isolare ulteriormente e mettere in ginocchio Gaza.

Le reazioni internazionali alla strage di Hamas

Nella serata di domenica 8 ottobre si è riunito il Consiglio di sicurezza dell’Onu. “Ci sono un buon numero di paesi che hanno condannato gli attacchi di Hamas. Ovviamente non sono tutti”, ha spiegato al termine della riunione a porte chiuse il diplomatico americano Robert Wood, alludendo alla Russia. Il rappresentante all’Onu di quest’ultima, Vassily Nebenzia, ha detto che l’obiettivo è fermare i combattimenti e arrivare a un cessate il fuoco.

L’Occidente compatto, dagli Stati Uniti all’Unione Europea, in queste ore ha condannato in modo unanime l’offensiva di Hamas. Parsi come la Turchia si sono offerti di avviare un negoziato tra le parti, mentre l’operazione di Hamas ha ottenuto il supporto dell’Iran e di Hezbollah, il movimento politico-militare sciita del Libano.

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