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Che rapporto hanno italiani (e istituzioni) con le due ruote: la risposta nel report di Ancma e Legambiente
Le due ruote, complice anche la pandemia, saranno sempre più presenti nelle città. L’Osservatorio Nazionale Focus 2R di Ancma e Legambiente fotografa il boom di vendite. Ora la palla passa a istituzioni e amministrazioni.
- Focus 2R è la ricerca pubblicata annualmente dall’Osservatorio Nazionale sulle politiche di mobilità dedicate a biciclette, ciclomotori e motocicli attuate dai comuni capoluogo di provincia.
- Cresce la disponibilità media di piste ciclabili in città mentre cala l’uso del bike-sharing.
- Mentre si registra il boom della vendite, c’è ancora molto da fare per la mobilità urbana in particolare per la disponibilità di parcheggi, il bike e lo scooter sharing, la sicurezza e le stazioni di ricarica per veicoli elettrici.
- Nonostante ci sia un divario tra nord e sud, si osserva una positiva e graduale ascesa dell’attenzione alla mobilità su due ruote nell’agenda politica delle città italiane.
L’Osservatorio Nazionale promosso da Confindustria Ancma – l’associazione nazionale dei produttori di veicoli a due ruote – e Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia ha presentato il report riguardante la mobilità urbana, intitolato Focus 2R. Grazie ai dati forniti dalle amministrazioni di ben 94 città nel corso degli ultimi sei anni, si fotografa la situazione dei vari comuni italiani mettendo in primo piano i cambiamenti in corso, le direzioni seguite dalle politiche locali e i comportamenti di chi si muove su due ruote.
Bici, scooter, moto o monopattini sono sempre più presenti nei centri urbani anche a causa della pandemia che però ha solo accelerato una tendenza già in corso. Come afferma Paolo Magri, presidente di Ancma, “la politica sta un passo indietro rispetto a un mercato che ha già fatto le sue scelte”, per cui le amministrazioni e le istituzioni sono chiamate a prestare una maggiore attenzione al tema della mobilità attiva che si prospetta come un importante cambiamento culturale.
Il mercato ha registrato infatti dei picchi, in particolare il settore bici ha venduto due milioni di pezzi nel 2020 (il 17 per cento in più rispetto al 2019) con una punta del 44 per cento relativa alle biciclette elettriche. Si tratta di volumi importanti che secondo le stime si replicheranno nel 2021. Anche il settore moto segna un consistente + 21,2 per cento, immatricolando nel 2021 quasi 290mila veicoli.
Bisogna quindi lavorare per infrastrutturare le città ridisegnando lo spazio pubblico, rendendo le strade dei luoghi più sicuri, “democratici” e respirabili, puntando sull’intermodalità e riducendo le emissioni. Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, sottolinea che “indietro non si torna. Le due ruote saranno sempre più presenti nel prossimo futuro”. Quello che ci attende è quindi il passaggio necessario verso città sempre più a misura di persona, più ecologiche e “felici”, in cui un ruolo strategico è giocato dalle amministrazioni e dalle istituzioni che sono tenute a fare scelte innovative. Infatti, occorre non solo cambiare marcia ma anche cambiare testa per raggiungere rapidamente nuovi obbiettivi.
Città sempre più ciclabili
Da un lato c’è il boom delle vendite di biciclette, dall’altro la pandemia con i nuovi bisogni delle persone che si spostano. Al centro, tra i due fuochi, ci sono le amministrazioni che cercano di adeguarsi ai cambiamenti ma spesso arrancano, intralciate anche da normative di riferimento poco chiare.
Tuttavia dal report emerge una maggiore attenzione rivolta al mondo della bicicletta, che si è tradotta soprattutto in infrastrutture ciclabili.
Ben 31 comuni infatti hanno realizzato complessivamente 224,5 chilometri di nuove piste ciclabili, la maggior parte circa due chilometri in media. Milano da questo punto di vista primeggia con i suoi 65,7 km.
Aumentano anche le zone con disponibilità media di piste ciclabili, ciclopedonali e zone con moderazione della velocità a 20 e 30 km/h e si raggiungono i 9,5 metri equivalenti (+25 per cento rispetto al 2015).
Cresce il numero di comuni in cui è consentito il trasporto di biciclette sui mezzi pubblici (52 per cento). Una delle parole d’ordine è sicuramente intermodalità, anche se sono ancora carenti gli investimenti sulle postazioni di interscambio, che rimangono sostanzialmente ferme ai livelli degli anni precedenti.
Un numero che colpisce riguarda i punti di ricarica per le e-bike, in diminuzione. Come nel 2019, la maggior parte si concentra in poche città, in particolare Trento e Padova che, insieme, contano quasi l’80 per cento del totale, rispettivamente 320 e 312. In ogni caso, tredici comuni su 23 non superano i cinque punti di ricarica.
Per quanto riguarda il bike-sharing, vediamo che il 54 per cento dei comuni ha introdotto servizi di condivisione per un totale di 35mila mezzi. Tra le città con il maggior numero di prelievi troviamo Milano, Brescia, Firenze, Torino e Bologna, tutte sotto il milione di prelievi annui, tranne Milano che ne registra 4,3 milioni nel 2020. Nonostante il numero dei mezzi si sia praticamente triplicato negli ultimi anni, l’uso generale del bike sharing diminuisce del 47 per cento rispetto al 2019, a causa del lockdown e in parte della concorrenza dei nuovi servizi di monopattino-sharing.
Motocicli, cresce il mercato mentre ritarda lo sharing
Aumenta la media di motocicli per ogni 100 abitanti che si attesta sulle tredici unità. In generale il settore si dimostra in crescita, anche nel campo della motorizzazione elettrica si registra un incremento nel corso del 2021 con 10.848 veicoli venduti, lo 0,5 per cento in più rispetto all’anno precedente. In calo invece le vendite dei ciclomotori (-4,7 per cento e 18.835 veicoli venduti).
Sempre più città consentono a questi veicoli l’accesso alle corsie riservate ai mezzi pubblici e alle ZTL (56 per cento), mentre resta critica la situazione dei parcheggi: un comune su tre dedica alle due ruote una percentuale di stalli non superiore al cinque per cento. Fa eccezione Firenze con 94 stalli ogni mille abitanti. In compenso sono sempre più diffuse le stazioni per caricare i veicoli elettrici, il cui numero è più che raddoppiato passando da 801 nel 2019 a 2.602 nel 2020.
Lo sharing di moto o scooter elettrici – anche se in netto ritardo rispetto a quello delle bici – è in crescita, in particolare a Milano è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente, con 4.532 unità. Al momento è disponibile in nove comuni (Brescia, Genova, Grosseto, Firenze, Milano, Lecce, Rimini, Roma e Torino).
Due ruote e sicurezza stradale, il nodo da sciogliere
Secondo il rapporto, nel 2020 si contano 14.019 incidenti con biciclette (elettriche e non), con 176 vittime e 14.023 feriti, di cui 328 pedoni investiti. Per quanto riguarda i monopattini elettrici sono stati registrati 565 incidenti, 551 feriti e un morto. Di fronte a questi numeri il 56 per cento dei comuni considera il miglioramento della sicurezza delle biciclette una priorità alta, mentre le due ruote motorizzate passano decisamente in secondo piano. Nonostante la scarsa percezione del problema, arriva comunque un segnale confortante: i municipi che dichiarano di avere installato i guard-rail dotati di protezioni a tutela dei motociclisti passano dal 17 per cento del 2015 al 28 per cento nel 2020, mentre un altro 25 per cento dichiara di volerli ampliare o utilizzare in futuro.
Monopattini elettrici, 35 mila veicoli in un anno
In questa panoramica sulle due ruote non possiamo trascurare l’arrivo dei monopattini elettrici. Secondo il Focus 2R questi mezzi hanno contribuito ad una variazione positiva mai conosciuta fino a questo momento, in termini di numero di servizi sharing e veicoli in flotta. In totale sono stati introdotti 35 mila veicoli in un anno. Li troviamo in 24 città e al momento le flotte si concentrano a Roma (12.900 veicoli), a Milano (5.250) e a Torino (3.000).
Il Pnrr, un’opportunità per la nuova mobilità
Stando a quanto è emerso dal report e considerando i fondi del Pnrr destinati alla mobilità sostenibile (191,5 miliardi di euro), Ciafani rimarca la possibilità di concretizzare un’inversione di rotta. “Sarà essenziale in questa fase sia la capacità degli uffici tecnici delle città di presentare progetti adeguati, ma anche l’affiancamento da parte di strutture tecniche pubbliche centrali che sopperiscano alle croniche mancanze troppo spesso evidenziate da buona parte dei comuni”. Inoltre afferma che “questo va fatto con un occhio particolarmente attento alla sicurezza stradale e agli utenti più deboli della strada che ancora oggi, ci dicono sempre i numeri, pagano il prezzo più alto in termini di vite umane e salute per un modello sbagliato e ormai insostenibile di vivere le nostre città”.
Va quindi applicato un nuovo paradigma all’insegna di salute, socialità, connessioni, in cui il movimento assuma un nuovo valore. Il futuro, infatti, non è una questione di tecnologia ma di scelte.
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