Il nuovo ministro della Transizione ecologica, presentato dal premier incaricato Mario Draghi al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è un uomo di scienza conosciuto anche all’estero. Parliamo di Roberto Cingolani, fisico nato a Milano nel 1961.
Se da un lato era da tempo che si auspicava la nascita di un ministero volto alla sostenibilità, dall’altro molte organizzazioni ambientaliste sono preoccupate dal fatto che la scelta di una persona che nel corso della sua carriera si è occupata pochissimo di clima e ambiente, ma soprattutto di robotica, nanotecnologie, polimeri, elettronica e fisica quantistica, rappresenti una chiara presa di posizione a livello politico.
Dal 1991 al 1999 è stato prima ricercatore e poi professore associato al Dipartimento di scienza dei materiali dell’Università del Salento, dove nel 2000 gli è stata assegnata la cattedra di fisica generale presso la facoltà di Ingegneria. Nel 2001 ha fondato il Laboratorio nazionale di nanotecnologie di Lecce. Ha insegnato anche in Giappone e negli Stati Uniti.
Nel 2005 è stato chiamato a gestire l’allora appena nato Istituto italiano di tecnologia, oggi un centro di ricerca di rilevanza internazionale, del quale è stato direttore scientifico fino al 2019, anno in cui è diventato chief technology and innovation officer della Leonardo spa, un’azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza.
Il fisico ha fatto anche parte, durante il governo Conte, della task force di Vittorio Colao (ora ministro dell’Innovazione tecnologica) dedicata al rilancio dell’Italia dopo la pandemia.
Le onorificenze e le pubblicazioni
Cingolani è stato nominato alfiere del lavoro nel 1981 e commendatore della Repubblica italiana nel 2006. È autore e co-autore di più di mille ricerche pubblicate su riviste internazionali e detiene oltre cento brevetti. Nel dicembre 2015 gli è stato assegnato il premio Roma per la scienza.
Le controversie
La Leonardo spa è una società controversa perché implicata nella produzione e nel commercio internazionale di armi. La Rete italiana pace e disarmo, della quale fanno parte moltissime organizzazioni non governative, ha pubblicato lo scorso anno un documento sulle armi che sono state esportate all’Arabia Saudita nel corso del conflitto in Yemen: alcune di queste, la cui vendita è stata parzialmente bloccata dal governo Conte, sono state prodotte dal consorzio Eurofighter di cui la Leonardo è azionista.
Si sperava, inoltre, che il ministero della Transizione ecologica potesse assorbire il ministero dello Sviluppo economico, garantendogli così maggiori poteri, ma così non è avvenuto.
Le reazioni degli ecologisti
“Per il bene dell’Italia, auspichiamo che Cingolani, direttore del dipartimento di tecnologia dell’azienda Leonardo, leader nella produzione ed esportazione di armi, possa avere le giuste competenze per guidare la necessaria transizione ecologica”, ha commentato in un tweet la coalizione dei Verdi.
Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, si augura invece che “questo ministero con le nuove competenze sui temi energetici possa cambiare passo sulla decarbonizzazione dell’economia del paese, seguendo la rotta green indicata dall’Europa”.
Anche Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, ha fatto i propri auguri al neo ministro, senza però astenersi da un commento critico.
Nel fare auguri al nuovo Ministro per la transizione ecologica @LDO_CTIO vorrei tenesse conto che NON è vero che solare #FV costa troppo come ha dichiarato a @eni
Prima di iniziare la transizione, meglio fare rapido aggiornamento, siamo a disposizionehttps://t.co/tTRnG56xHx
Il movimento giovanile Fridays for future aveva chiesto a Draghi di assumersi impegni concreti nella lotta contro i cambiamenti climatici, contrastando il riscaldamento globale “a qualunque costo” (per usare una sua famosa espressione, whatever it takes). Per sapere se la nomina di Cingolani saprà rispondere o meno a questo appello, non ci resta che attendere.
Forse il fatto che sia un “esponente di quel mondo a cavallo tra scienza e imprenditoria”, come scrive la redazione di Wired, potrebbe essere quello che ci vuole per guidare la transizione ecologica in un paese che ha tutte le potenzialità per farlo – siamo al terzo posto in Europa per l’impiego di energia da fonti rinnovabili, ad esempio –, ma dove spesso è difficile conciliare gli interessi economici con quelli ambientali.
Altro punto interessante è che, all’Istituto italiano di tecnologia, Cingolani ha lanciato un programma basato sull’idea che l’imitazione tecnologica della natura e dei suoi processi possa fornire soluzioni per migliorare la qualità della vita dell’uomo. Un approccio senz’altro sfruttabile anche nell’ambito della crisi climatica.
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