Roberta Redaelli, nel suo saggio Italy & Moda, raccoglie le voci del tessile. E invita il consumatore a fare scelte che lo spingano alla sostenibilità.
Chi è metrosexual?
Le provocazioni di Alessandro Cecchi Paone e gli autogoal di Antonio Cassano portano all’attenzione una definizione nuova e interessante.
L’ampliamento del campo semantico in cui si gioca la
partita del sesso come comportamento sociale ha avuto quindi
recenti, interessanti sviluppi.
Metro –
Nel termine “metrosexual” il suffisso -sex va a completare
il termine metropolitan. Metropolitano. Cioè
urbano, moderno. Un fine raccoglitore di tendenze colte al loro
nascere, perché solo nel cuore delle metropoli il coacervo
di tensioni agglomerate sprigiona nuove direttrici.
– Sexual
Sesso. Da come sei fatto a come ti comporti. Questo
interessantissimo ampliamento del significante “sesso” verso una
sfera comportamentale si attesta a partire dal francese
“sexuel” (1742) e “sexualité” (1838).
“Sesso si usa oggi – scriveva il linguista Ivan Klajn nel 1972 –
nella nuova accezione di ‘sessualità, vita sessuale’, tipica
dell’inglese sex. Essa non si è ancora registrata
nei dizionari, ma è diffusa nella lingua di tutti i giorni.
Vent’anni fa era ancora sentita come un barbarismo grave, mentre
oggi è un anglismo appena avvertibile”. È quindi
grazie alla relativamente recente estensione del termine (che ora
va a coprire la più ampia dimensione delle attività
psicologiche e sociali connesse all’amore) che nuove tematiche
possono esser fatte rientrare in questo ambito.
Chi è metrosexual
Nel 2004 Wikipedia aveva accolto il neologismo “metrosexual”, poi
cancellato da qualche solerte censore perché ritenuto non
abbastanza attestato, diffuso o significativo, e successivamente
riaccolto. Anche altre fonti ne hanno tenuto nota, tra cui
l’eretico vocabolario urbano Urban Dictionary. Scegliamo
la
definizione che ne dà dal 2010:
1. Non puoi passar davanti a un negozio Banana Republic senza
entrare a comprarci qualcosa.
2. Possiedi 20 paia di scarpe, mezza dozzina di occhiali da sole
così come di orologi da polso.
3. Vai da un hair stylist, non da un barbiere, perché i
barbieri non fanno i colpi di sole.
4. Sai preparare Eggs Benedict per colazione e cucini alla tua lei
ricercati risotti per cena.
5. Indossi solo boxer Calvin Klein.
6. Ti radi …non solo la barba. Usi esfolianti e creme
emollienti.
7. Non sarai mai, mai, mai proprietario di un pick-up.
8. Non puoi immaginare un giorno senza i prodotti per i
capelli.
9. Preferisci bere vino invece che birra, ma prima ti sinceri della
casa vinicola e dell’annata.
10. Nonostante tu sia lusingato (e perfino orgoglioso) che i
ragazzi gay ti puntino, purtuttavia pensi con repulsione a un
rapporto intimo con un altro uomo.La tecnologia sta consentendo a tutti di avere più tempo
libero. Alcuni uomini scelgono di dedicarne quasi quanto le donne
al look. Dalla cura del corpo ai vestiti, dall’arredamento alla
coltivazione di piantine aromatiche in balcone tra cui magari timo
e maggiorana, questo ventaglio di interessi denota comunque
sensibilità, attenzione, attitudine a essere rispettosi. Sia
per sé, che per le donne, che per gli altri; per la salute,
l’alimentazione, l’ambiente.Gli uomini con gusto raffinato e stile, che sanno parlare di moda,
arte e cultura, sono sempre esistiti. Si potrebbero ricordare, per
usare parole antiche, il dandy, il bel gagà. Oggi potremmo
aggiungervi pennellate glamour, indie, hipster.
E’ stato fatto notare che colui che negli Stati Uniti secondo le
loro metriche sarebbe un “metrosexual” somiglia in realtà
per alcuni versi al maschio europeo mediamente acculturato. In
Francia e in Italia però gli uomini possono intendersene di
vino, arte o moda senza destare sospetti e anzi spesso sono
considerati gradevoli per questo. Qui non si avverte ancora alcuna
necessità di etichettare in altro modo tendenze un po’ meno
“mascoline”. Probabilmente in Usa pensano che gli uomini possano
essere solo o gorilloni, o omosessuali.
La metrosessualità oggi è una cerchia immaginaria che
ha i suoi metrosex-symbol (James Bond), il suo programma tv (“Queer
Eye for the Straight Guy” in cui una task force di esperti fa
diventare un americano medio in un perfetto e stiloso metrosexual),
la sua satira (il cartoon
South Park, stagione 7, episodio 8, in cui tutti i mariti di
South Park s’atteggiano a sofisticassimi effemminati, salvo poi
causare le ire della comunità gay e l’insoddisfazione delle
mogli che, in fondo, li preferiscono rudi e villosi). In questo
schema possono riconoscersi Zac Efron, Ryan Seacrest, Dominic
Monaghan, Jake Gyllenhaal e per sua stessa ammissione il cantante
Tiga. Mike Greenberg, conduttore dello show radiofonico mattutino
“Mike and Mike in the Morning” su Espn Radio ha addirittura scritto
un libro su di sé, Confessions of a Metrosexual
Sportscaster. Il primo metrosexual potrebbe essere stato il
campione di football americano Joe Namath, un uomo bellissimo,
negli anni Settanta idolatrato dalle donne.
Sta a vedere che i metrosexual, col loro bazzicare le vie della
vanità o del romanticismo, magari sono amanti
migliori.
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