Tra i 28 e i 38 i milioni incassati da Torino in cinque giorni. Alberghi pieni. Raccolta differenziata al 70 per cento. Ma i valori più importanti sono le relazioni. Questo è stato Terra Madre Salone del Gusto 2016.
Chiara Appendino. La prima volta al Salone del gusto di Torino, allo stand a vendere il pesto
Una sfida nuova per Slow Food, un momento inedito per Torino. Dall’unico padiglione del Lingotto affittato nel ’96 a un’intera città disseminata di eventi, di stand di cibo, di espositori: è l’imminente edizione di Terra Madre – Salone del gusto di Slow Food, dal 22 al 26 settembre 2016. Per la prima volta Terra Madre –
Una sfida nuova per Slow Food, un momento inedito per Torino. Dall’unico padiglione del Lingotto affittato nel ’96 a un’intera città disseminata di eventi, di stand di cibo, di espositori: è l’imminente edizione di Terra Madre – Salone del gusto di Slow Food, dal 22 al 26 settembre 2016.
Per la prima volta Terra Madre – Salone del gusto è un evento diffuso per tutta la città
Venire a Torino significa dire simbolicamente a tutto il mondo: mangiamo tutti, quindi questa cosa ci riguarda tutti. Non serve pagare un biglietto d’ingresso, essere cuochi, gastronomi, produttori di cibo per voler affermare che ciò che mettiamo nel nostro piatto è affar nostro, e la nostra scelta condiziona la nostra salute, l’ambiente, la giustizia sociale.
Venire a Torino significa, per Slow Food, convocare tutti. Significa, in cinque giorni, far sì che ognuno poi torni a casa con qualcosa che l’ha sollecitato a non interrompere questa riflessione, ma con gusto, con piacere.
I vent’anni del Salone del gusto Slow Food e della manifestazione gemella Terra Madre sono stati ripercorsi al grattacielo di Intesa Sanpaolo in una bella conferenza a cui hanno partecipato, accanto a Carlo Petrini, Maurizio Molinari, Roberto Burdese, la sindaca di Torino Chiara Appendino, i vertici di Intesa Sanpaolo tra cui il presidente del CdA Gian Maria Gros-Pietro, l’imprenditore Giuseppe Lavazza, il prefetto Renato Saccone, il governatore del Piemonte ai tempi della prima edizione Enzo Ghigo, l’assessore regionale piemontese all’agricoltura Giorgio Ferrero.
“Nel ’96 – ha ricordato Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e presidente internazionale dell’associazione – erano passati pochi anni dalla tragedia del vino al metanolo, si cominciava a vedere la gravità della perdita della biodiversità artigiana, e abbiamo interpretato la necessità di dare una rappresentazione di quell’economia . Grazie al Salone abbiamo rinnovato il nostro rapporto con la capitale Torino”.
Chiara Appendino, Torino e Slow Food
Così la sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha risposto alle domande rivoltele durante la conferenza sui 20 anni del Salone del gusto al grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino.
Lei è da pochi mesi alla guida della città, al Palazzo comunale, e si trova a gestire per la prima volta una manifestazione che, l’ultima volta, ha richiamato 220.000 spettatori paganti. Ora, si distribuisce gratis per le vie di tutta Torino. È una cosa impegnativa, anche per la città. Lei come la giudica?
Innanzitutto, devo ricordare che la prima volta che ho partecipato al Salone del gusto era nel 2002, e lo feci da standista! Ero in uno stand di amici di famiglia che proponeva pesto ligure. E lo fa ancora, a distanza di anni, continua ad esporre. Del resto mia madre è di Genova, così come mia nonna.
E tornerà a salutarli?
Assolutamente sì. Però… che oggi avrei vissuto il Salone del gusto da sindaca, allora non l’avrei mai immaginato! Quindi è una grande emozione.
Dovrete gestire un evento che per la prima volta esce dal Lingotto per diffondersi in tutta la città. Per lei è una scelta positiva?
Credo che sia davvero un momento importantissimo per la città. Stiamo collaborando con Slow Food in modo proficuo, anche perché c’è un’esperienza importante alle spalle. Il fatto che non si debba pagare il biglietto, bensì che si vada a occupare in senso positivo una grande fetta della città permette di fare quel passaggio di inclusione che, forse, le barriere fisiche, o anche solo il dover pagare l’ingresso, il doversi recare in un luogo chiuso non permettevano al cento per cento. È un momento in cui la città sarà ancor di più comunità. In cui si riusciranno, spero, a raggiungere ancora più persone rispetto al passato – perché è chiaro che l’apertura lo permette. E credo che sarà un momento di crescita per tutti coloro che parteciperanno a questi giorni di festa.
Anche per la città può essere un’occasione di crescita?
Lo è. Ogni occasione come questa può essere di crescita, e sta a noi farla diventare tale. Il rapporto che stiamo costruendo e che c’era già, forte, anche con l’Amministrazione precedente, ci permetterà di crescere ancora di più nei prossimi anni.
La città c’è, ma direi che qui il valore aggiunto è non solo per la città, ma anche per chi questo progetto lo ha ideato, costruito e portato avanti in tutti questi anni.
Da amministratore alla guida della città, ritiene che i valori veicolati da Slow Food possano esser reputati un patrimonio anche per le generazioni future, che saranno la classe dirigente della città e del Paese domani?
Assolutamente sì, vanno incoraggiati e alimentati. Si è parlato del fatto che le fasce d’età giovani sono forse un po’ più attente a questi temi rispetto al passato. Lo constato anch’io, nella mia generazione. Il tema della qualità del cibo investe anche e soprattutto il tema del consumo consapevole del cibo. Per esempio, quando si parla di carne, si deve parlare di consumo consapevole di carne e della qualità. Su questo si deve lavorare molto, in tutti i settori, a partire dalle scuole, e questo tipo di manifestazioni permettono questa riflessione e la devono rafforzare.
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