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Scalano le montagne in abiti tradizionali contro i pregiudizi: sono le cholitas escaladoras
“Quando scaliamo ci sentiamo libere da tutto”. Le cholitas escaladoras, un gruppo di donne indigene boliviane, rompono gli stereotipi legati all’alpinismo e alla società.
In Bolivia un’associazione di donne indigene di lingua aymara sta scalando le vette più alte del Sudamerica. Sono le cholitas escaladoras, e lo fanno indossando ramponi e polleras, le gonne voluminose colorate che sono associate alle donne andine, e gli agayos, gli scialli colorati usati per trasportare cose sulle spalle. Vestiti che sono simbolo di unicità culturale ma anche di discriminazione sociale di origine coloniale.
Chi sono le cholitas escaladoras
Gli abiti tradizionali, dalla gonna a balze, le bombette come cappelli e gli scialli colorati, erano infatti imposti alle popolazioni native dagli spagnoli colonizzatori. Anche “cholitas” è un termine usato per riferirsi alle donne indigene, dallo spagnolo coloniale “cholo” che veniva indicava le persone “miste”, meticce. Ora, questi vestiti e questo termine, cholitas, sono usati per rivendicare la propria identità con orgoglio.
Siamo orgogliose di non perdere la cultura aymara, della pollera, la cultura indigena, delle nostre radici. Non la perderemo, la indossiamo e non la toglieremo mai.
Le cholitas escaladoras per anni hanno lavorato come guide, portatrici e cuoche d’alta quota. Poi, nel 2015, hanno deciso di iniziare la propria avventura in alta montagna, sfidando la concezione maschilista legata all’alpinismo e alla società.
“Perché non possiamo andare a scalare anche noi, come fanno gli uomini?”
Così, nel 2015 hanno scalato la cima del monte boliviano Huayna Potosí (6.088 metri), e da lì numerose vette oltre i 6.000 metri, come l’Illimani (6.440 metri), l’Aconcagua, la montagna più alta in America (6.962 metri), e l’Ojos del Salado, il vulcano più alto del mondo e la vetta più alta del Cile (6.893 metri), tra le altre.
Contro gli stereotipi, fino in cima all’Everest
Ora, il loro obiettivo è quello di scalare l’Everest, la montagna più alta del mondo. Hanno infatti anche lanciato una raccolta fondi per poter finanziare la spedizione, conoscere le comunità indigene locali di sherpa e condividere le loro esperienze. E, non ultimo, per essere le prime donne in “gonna” a scalare il tetto del mondo, per sventolarle con orgoglio come esempio di libertà.
“Voglio essere la prima donna con una gonna in cima all’Everest, per sventolarla insieme alla bandiera della Bolivia”.
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