I risultati di uno studio condotto negli Stati Uniti ipotizzano un collegamento tra 22 pesticidi e i tassi di incidenza e mortalità del cancro alla prostata.
Ci sono cani che sono in grado di “fiutare” le malattie
I cani sono diventati un aiuto prezioso nella diagnosi di malattie importanti come il cancro, l’epilessia, il diabete. E raramente il loro fiuto sbaglia.
Cani che fiutano il tumore alla prostata, al seno, persino al polmone, un distretto corporeo nel quale è difficilissimo diagnosticare con esattezza una patologia tumorale. E ancora cani he individuano il diabete, l’avvicinarsi di un attacco epilettico e il virus della Covid-19 con un’infallibilità ormai accertata. Una realtà che vede, ancora una volta, il miglior amico dell’essere umano all’opera in un campo che riserva e riserverà sorprese e risultati eclatanti e insperati. E che apre prospettive diverse in cui l’uomo e la natura sono sempre più legati, indissolubilmente.
I cani che diagnosticano il tumore al polmone
A Milano si è recentemente concluso uno studio ideato e condotto dal team di ricerca del dipartimento di Medicina veterinaria e Scienze animali dell’Università degli studi di Milano. La ricerca, coordinata dalla professoressa Mariangela Albertini, in collaborazione con Medical detection dogs Italia (Mddi), e lo Ieo, l’Istituto europeo di oncologia) del capoluogo lombardo, con il coordinamento del professor Lorenzo Spaggiari e del dottor Roberto Gasparri ha coinvolto tre cani: due pastori belga malinois e un incrocio di segugio, e centinaia di pazienti.
“Abbiamo reclutato solo cani che si sono mostrati predisposti e positivamente motivati per svolgere questo tipo di attività. Uno degli aspetti fondamentali è stato quello di non provocare stress o ansia nei soggetti adoperati. L’intensità dell’addestramento è variata tra una scuola cinofila e l’altra fra quelle che ci hanno assistito. Con il mio gruppo di ricerca abbiamo lavorato una o due volte a settimana per circa mezz’ora. L’addestramento avviene sempre utilizzando il rinforzo positivo di natura alimentare: che sia un bocconcino particolarmente appetibile, un biscotto o qualcosa che associ nel cane la ricerca con un premio gratificante”, ci spiega Federica Pirrone, professoressa associata presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria, docente di fisiologia ed etologia degli animali domestici e membro dell’Associazione Donne medico veterinario (Admv):
Ma come avviene, in pratica, l’identificazione del tumore nel paziente? “Il cane annusa l’urina di persone con e senza tumore e, tramite un apposito addestramento, gli viene insegnato a riconoscere le prime. Quando ciò avviene dà un segnale che, a seconda del quattrozampe usato, può essere sedersi o sdraiarsi davanti al campione positivo, abbaiare, uggiolare, o altro”, spiega Pirrone.
Con lo stesso metodo si possono individuare anche altre tipologie di tumore oltre a quello polmonare. Annusando l’alito di una persona, per esempio, il cane è in grado di fiutare la presenza di cancro al seno, alla pelle, all’intestino, riuscendo a non farsi fuorviare nemmeno da eventuali altre patologie in corso ai danni dell’organo in analisi, come la Bpco (Bronco pneumopatia cronico ostruttiva), per esempio, nel caso di un cancro polmonare. E, facendo a meno di indagini invasive e poco gradite al paziente, un altro risultato per il tumore alla prostata si è avuto presso il Centro veterinario militare di Grosseto, dove con la guida del dottor Gianluigi Taverna, responsabile di Urologia presso Humanitas Mater Domini di Castellanza (Varese), ci si è avvalsi della collaborazione di due pastori tedeschi- Liù e Zoe -precedentemente cani anti-mina, poi addestrati alla meno cruenta ricerca di cellule cancerose prostatiche.
L’olfatto dei cani, una risorsa preziosa
Attraverso l’olfatto i cani percepiscono il mondo che li circonda. E tramite il naso, ricevono informazioni sulla vita che avviene intorno a loro, che sia essa animale o vegetale. Le capacità olfattive dei cani sono molto sviluppate: un quattrozampe, infatti, ha tra 150 e 300 milioni di cellule dedicate solo al riconoscimento degli odori. Al contrario, gli esseri umani ne contano a malapena 5 milioni. La capacità di sentire odori impercettibili rende i cani preziosi in tutte quelle situazioni in cui il fiuto è fondamentale. Si pensi alle catastrofi naturali come terremoti o valanghe, dove vengono utilizzati per cercare persone sotto le macerie o sotto la neve, o ai soggetti che aiutano nelle operazioni antidroga, proprio grazie al loro infallibile fiuto. In campo medico l’olfatto canino permette di riconoscere disturbi e patologie diverse. E, a parte i tumori, eccone alcune fra quelle in cui l’olfatto dei cani si è manifestato risolutivo:
- Ipoglicemia e diabete: i cani sono capaci di fiutare l’ipoglicemia e il diabete, perché riescono a cogliere gli abbassamenti di zucchero nel sangue prima che diventino critici e portino a conseguenze poco piacevoli. Non è nemmeno necessario addestrarli, perché sono capaci di farsi notare e avvisare il padrone che c’è qualcosa che non va.
- Emicrania: il mal di testa è una delle patologie più invalidanti, soprattutto quando si trasforma in emicrania. Il cane riesce a percepire che sta per arrivare un mal di testa di quelli micidiali perché è in grado di avvertire gli innalzamenti di serotonina, indice di un’emicrania in arrivo. Una caratteristica che si rivela molto utile per premunirsi di un analgesico prima che la situazione diventi insostenibile.
- Epilessia: i cani riescono a prevedere una crisi epilettica anche un’ora prima che si manifesti. Non è ancora ben chiaro quali siano i cambiamenti nell’organismo che spingono l’animale ad allarmarsi, ma è bene stare attenti a qualsiasi variazione nel comportamento del nostro amico a quattro zampe, soprattutto se ci sono stati già episodi di convulsioni o epilessia in famiglia.
- Narcolessia: le persone affette da narcolessia sanno quanto sia pericoloso e invalidante questo disturbo del sonno. Si tratta di un errato funzionamento del ciclo sonno-veglia e causa addormentamenti improvvisi a qualsiasi ora e in qualsiasi contesto. I cani sono in grado di percepire un imminente attacco di narcolessia attraverso l’odore della pelle e del sudore della persona che soffre di questo disturbo.
Cani di razze diverse e studi sempre più promettenti
Quali sono le razze di cani più adatti a fiutare e scovare le patologie dell’uomo? In effetti la risposta non esiste perchè i soggetti impiegati in questo genere di ricerche sono spesso degli incroci e la predisposizione soggettiva vale più dell’appartenenza a uno o a un altro gruppo canino. In generale sembra che i cani “dottori” siano però spesso labrador o golden retriever, pastori tedeschi e terranova. Proprio su queste razze è stato condotto uno studio su 1.260 soggetti pubblicato su Pnas dai ricercatori svedesi del Karolinska Institutet diretti da Sinisa Bratulic. Gli studiosi sono riusciti anche a identificare precocemente 14 diversi tipi di tumore in base alla concentrazione di glicosamminoglicani (gag) che normalmente fanno parte della matrice extracellulare dei tendini a cui conferiscono, insieme a elastina e collagene, proprietà elastiche che ne permettono l’allungamento. Questi polisaccaridi vengono precocemente alterati dai tumori disgregandosi nel sangue e nelle urine: ricercandoli con l’aiuto dei cani “annusatori” anche nel plasma si è riusciti ad avere una sensibilità del test compresa fra il 41,6 e il 62,3% e una specificità del 95% per i tumori ancora al primo stadio. E ciò conferma un’accuratezza diagnostica che è il doppio di qualsiasi altra metodica oggi disponibile. Le prospettive di questi studi si fanno, quindi, sempre più interessanti e aprono una serie di scorci affascinanti per un’epoca in cui – senza test costosi o invasivi – si potrà contare sul fiuto del nostro migliore amico per diagnosi precise e decisamente precoci.
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