
Nelle scuole messicane è entrato in vigore il divieto governativo di cibo spazzatura per contrastare l’emergenza obesità nei bambini.
Quello della demenza senile e dell’insorgenza di malattie neurodegenerative legate all’invecchiamento del cervello è un tema caldo, che segue di pari passo il costante aumento dell’età media della popolazione globale. Per questo motivo è prioritario identificare i valori di rischio e fare prevenzione, iniziando anche dalla tavola. Scegliere i cibi giusti per la nostra alimentazione,
Quello della demenza senile e dell’insorgenza di malattie neurodegenerative legate all’invecchiamento del cervello è un tema caldo, che segue di pari passo il costante aumento dell’età media della popolazione globale. Per questo motivo è prioritario identificare i valori di rischio e fare prevenzione, iniziando anche dalla tavola. Scegliere i cibi giusti per la nostra alimentazione, infatti, gioca un ruolo importante anche su questo fronte.
Arriva dalla Grecia uno studio che conferma il legame tra dieta e invecchiamento cerebrale. La ricerca, durata tre anni e mezzo, è stata condotta su 1.059 soggetti con un’età media di 73 anni, in assenza di diagnosi di demenza in partenza. I risultati hanno messo in evidenza che consumare, spesso e abitualmente, cibi con effetti infiammatori come carboidrati raffinati (pane bianco e dolci per esempio), carne rossa e lavorata e bibite zuccherate e fritti, triplica il rischio di ammalarsi di demenza.
Pubblicata su Neurology , la ricerca della National and Kapodistrian universitydi Atene condotta da Nikolaos Scarmeas, ha rilevato che frutta, verdura, legumi, tè e caffè sono i pilastri di una dieta anti-demenza. Vediamo come si è svolto lo studio.
Attraverso un questionario iniziale sulle abitudini alimentari, i ricercatori hanno valutato in ciascun soggetto le proporzioni giornaliere assunte di frutta, verdura, legumi, carne e pesce, insieme al consumo di alcol, tè e caffè. Dopo di che hanno attribuito un punteggio al carico infiammatorio del regime alimentare di ognuno, sulla base del quale i partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi: carico alto, medio e basso.
Dopo tre anni è emerso che il 6 per cento dei partecipanti si è ammalato di demenza e che erano tutti soggetti che appartenevano al gruppo che seguiva un regime alimentare infiammatorio (in media alla settimana non più di 9 porzioni di frutta, 10 di verdure, due di legumi, nove di tè e caffè). Questi, infatti, rispetto a coloro che consumavano in media 20 porzioni settimanali di frutta, 19 di verdure, 4 di legumi e 11 di caffè e tè (dieta altamente antinfiammatoria), presentavano un rischio triplo di ammalarsi di demenza.
“I nostri risultati aggiungono un tassello in più nel caratterizzare e misurare il potenziale infiammatorio delle diete di ciascuno di noi”, commenta Scarmeas, ricercatore e coordinatore della ricerca. “Le conseguenze potrebbero essere quelle di fornire raccomandazioni dietetiche in grado di proteggere la nostra salute cognitiva. Certo, lo studio è di tipo osservazionale, non clinico e, di per sé, non prova che seguire una dieta antinfiammatoria possa prevenire l’invecchiamento cerebrale e la demenza. Mostra solo una correlazione. Altro limite è la breve durata del follow-up. L’auspicio, dunque, è che si possano avviare trial clinici di lungo periodo in grado di confermare questi risultati”.
All’analisi greca si aggiunge uno studio dell’Università di Bordeaux , in Francia, condotto da Cecilia Semieri che ha rilevato il potere protettivo del pesce contro la demenza vascolare, deficit cognitivo causato da un’alterata circolazione sanguigna nel cervello. Secondo la ricerca, mangiare 2-3 porzioni di pesce a settimana sotto i 75 anni consente di preservare le funzioni cerebrali. “I nostri risultati sono entusiasmanti perché mostrano che un’abitudine semplice come mangiare pesce due o più volte a settimana si associa a meno lesioni cerebrali e a ridotta presenza di altri indicatori di danno vascolare nel cervello, molto tempo prima che i sintomi della demenza si manifestino”, ha spiegato la ricercatrice.
Ma non finisce qui. Un’altra ricerca, questa volta italiana, ha dimostrato quanto l’assunzione della dieta mediterranea nei “grandi anziani”, ovvero gli over 80, possa contribuire a ridurre i rischi di demenza. Lo studio, condotto dall’Istituto ricerche farmacologiche Mario Negri e dall’Italian institute for planetary health con l’Università degli Studi di Milano, tra il 2005 e il 2017, ha evidenziato che su 1.390 soggetti ultra ottantenni solo chi conduceva una dieta in stile mediterraneo, ricca di legumi e molto varia, aveva un minor rischio di sviluppare malattie cerebrali.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Nelle scuole messicane è entrato in vigore il divieto governativo di cibo spazzatura per contrastare l’emergenza obesità nei bambini.
Secondo il World Happiness Report, la condivisione dei pasti contribuisce a un maggior benessere soggettivo e a livelli più elevati di supporto sociale.
La mancanza di uova negli Stati Uniti porta alla luce un problema importante per il sistema dell’industria alimentare. Una carenza di mercato che si dimentica degli animali.
Lo rivela uno studio che ha analizzato i dati della Corn Belt statunitense, dove si coltiva intensivamente mais ogm: i parassiti hanno sviluppato resistenza alla coltura transgenica.
Dalla gestione dell’acqua ai compost biologici innovativi, il Community learning centre di Dimmerpani è diventato un punto di riferimento per l’agricoltura resiliente. Un’esperienza di successo che parte dalle donne.
Diminuire, o escludere, le proteine animali dalla nostra alimentazione non solo fa bene ma è anche semplice.
Uno studio americano ha osservato l’associazione tra il consumo di cibi ultra-processati e il rischio di artrosi al ginocchio dovuto alla presenza di grasso accumulato nei muscoli delle cosce.
Nella Bassa California, la cooperativa Guardianas del Conchalito sta salvando la zona umida costiera di La Paz, dando un contributo alla mitigazione del clima e all’indipendenza delle donne.
Secondo uno studio, le antocianine che donano ai vegetali i colori rosso, viola e blu si distinguono per il loro effetto protettivo contro i danni da microplastiche all’apparato riproduttivo.