Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
Secondo uno studio francese, grassi, sale e zucchero aggiunti, le alte temperature di lavorazione e le sostanze presenti negli imballaggi renderebbero gli alimenti trasformati nocivi per la salute favorendo il possibile sviluppo del cancro.
Bevande zuccherate, zuppe istantanee, piatti pronti surgelati: i cibi ultra elaborati (o ultra trasformati) riempiono gli scaffali del supermercato e occupano i ripiani della nostra dispensa e del frigorifero. Ebbene, uno studio pubblicato sulla rivista medica britannica British Medical Journal (BMJ) rivela come questi alimenti risultato di processi industriali (e che in base alla classificazione internazionale Nova sono quelli prodotti con cinque o più ingredienti tra cui grassi, zuccheri, stabilizzanti, conservanti e additivi) aumenterebbero il rischio di ammalarsi di cancro.
Dolci industriali con una lunga lista di ingredienti, piccoli panini confezionati, bibite zuccherate e aromatizzate, zuppe liofilizzate, piatti surgelati, piatti pronti al consumo, carni lavorate, margarine e salse, tutti gli alimenti trasformati con l’aggiunta di zucchero, conservanti, coloranti, edulcoranti, emulsionanti o altri additivi alimentari, oltre che di sale.
Lo studio è stato condotto in Francia dall’Istituto nazionale per la ricerca agricola (Inra) e dall’Équipe di ricerca in epidemiologia nutrizionale (Eren) dell’Université Paris 13: i ricercatori hanno analizzato i dati raccolti dal progetto NutriNet-Santé riguardo al consumo abituale di 3.300 prodotti alimentari diversi da parte di 104.980 persone (con un’età media di circa 43 anni e il 78 per cento delle quali donne), e sono giunti alla conclusione che un aumento del 10 per cento di cibi industriali ultra elaborati nella dieta corrisponde a un aumento del 12 per cento del rischio di contrarre un tumore, in particolare al seno (11 per cento). I risultati hanno tenuto conto dei fattori sociodemografici, dell’età e del livello di istruzione dei partecipanti, del consumo di alcol e sigarette, dell’attività fisica praticata.
Secondo l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza alimentare (Anses) i cibi ultra trasformati costituiscono più della metà dell’apporto energetico della dieta in molti dei paesi occidentali. E se in passato alcune ricerche avevano già dimostrato la correlazione di questi alimenti con il rischio di sviluppare disturbi cardiometabolici, obesità, ipertensione e dislipidemia (livelli anomali di lipidi nel sangue), ora nuovi studi epidemiologici hanno stabilito anche il loro possibile collegamento con il cancro. I cibi ultra elaborati contengono spesso, infatti, quantità elevate di grassi saturi, zuccheri e sali aggiunti e sono invece scarsi di fibre, vitamine e altri micronutrienti, e questo aspetto è legato alla possibilità di sviluppare malattie (ad esempio, gli alimenti conservati con il sale sono associati ad un aumento del rischio di cancro gastrico). Non si tratta però solo di una questione di qualità nutrizionale: anche la lavorazione del cibo, in particolare la cottura ad alta temperatura, può produrre contaminanti di nuova formazione come l’acrilammide. O, ancora, il problema può derivare poi dagli imballaggi in plastica che possono contenere bisfenolo A, un distruttore endocrino, e dagli additivi, alcuni dei quali, come il nitrito di sodio o il biossido di titanio, considerati cancerogeni.
Trattandosi di uno studio di osservazione, la correlazione tra cibi ultra elaborati e rischio di sviluppare tumori andrebbe dimostrata con nuove ricerche che categorizzino meglio le diverse tipologie di alimenti e coinvolgano altre popolazioni. Per esempio, il fatto che lo studio coinvolgesse più donne può aver influenzato i risultati sull’incidenza degli alimenti altamente trasformati sul cancro al seno. In ogni caso, è indubbio che alcune abitudini alimentari siano utili per preservare la nostra salute: da anni l’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda, tra le altre cose, un apporto di sale pari a 5-6 grammi al giorno, il consumo quotidiano di 5 porzioni di frutta e verdura fresche, la riduzione nella dieta delle carni lavorate.
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