Secondo una ricerca dell’Università di Tor Vergata, la dieta biologica mediterranea aumenta i batteri buoni nell’intestino e diminuisce quelli cattivi.
Il cibo biologico protegge l’organismo dallo stress ossidativo. Uno studio sui bambini
I pesticidi chimici di sintesi sono tra i responsabili dello stress ossidativo del nostro organismo, alla base dello sviluppo di numerose patologie. Un recente studio dell’Università di Cipro su un gruppo di bambini delle scuole primarie ha evidenziato quanto la dieta a base di prodotti bio tenga lontano la iperproduzione di radicali liberi. Nei bambini
- I pesticidi chimici di sintesi sono tra i responsabili dello stress ossidativo del nostro organismo, alla base dello sviluppo di numerose patologie.
- Un recente studio dell’Università di Cipro su un gruppo di bambini delle scuole primarie ha evidenziato quanto la dieta a base di prodotti bio tenga lontano la iperproduzione di radicali liberi.
- Nei bambini che hanno seguito una dieta bio per 40 giorni è stato riscontrato un minor numero di marcatori del danno ossidativo.
Gli alimenti senza pesticidi, di stagione, non ultra elaborati e a chilometro zero sono senza dubbio la scelta migliore per la nostra salute e per quella dell’ambiente. A dirlo sono numerose ricerche internazionali che confermano quanto scegliere cibi biologici contribuisca al nostro benessere nel lungo periodo, oltre che a quello del pianeta. Un nuovo studio lo ribadisce ulteriormente aggiungendo però un nuovo dato importante: mangiare bio diminuisce lo stress ossidativo dell’organismo. In pratica, nutrirsi con cibi provenienti da agricoltura biologica contribuisce a ridurre l’insieme delle alterazioni che si producono nei tessuti, nelle cellule e nelle macromolecole biologiche quando queste sono esposte ad un eccesso di agenti ossidanti. Tra questi, oltre a inquinamento, fumo, alcol e farmaci, ci sono anche i pesticidi chimici di sintesi utilizzati nella coltivazioni convenzionali.
Meno pesticidi, meno stress ossidativo
Per stress ossidativo si intende l’insieme di reazioni biochimiche che portano a una sovrapproduzione di radicali liberi nelle cellule e nei tessuti dell’organismo. I radicali liberi sono composti instabili che “catturano” un elettrone da altre molecole (reazione di ossidazione) rendendole instabili a loro volta e innescando quindi un meccanismo a cascata. Una ricerca condotta della Cyprus university of technology e pubblicata su Science Direct ha dimostrato, per la prima volta, che mangiare prodotti biologici determina una significativa riduzione dei marcatori dello stress ossidativo dell’organismo, come ad esempio l’8-iso-PGF2a, un isoprotano, e l’8-OHdG, uno dei principali prodotti dell’ossidazione del Dna. Lo stress ossidativo è responsabile di danni che compromettono la funzionalità delle cellule e dei tessuti ed è associato a patologie dell’apparato cardiocircolatorio, diabete, cancro, malattie neurodegenerative.
Per quaranta giorni 149 bambini delle scuole primarie di Cipro sono stati analizzati dal punto di vista metabolomico, ovvero ne sono stati accertati tutti gli eventuali squilibri biochimici dovuti all’esposizione a pesticidi tramite gli alimenti. Durante l’esperimento sono stati raccolti centinaia di campioni di urina (oltre 800) e analizzati attraverso la metabolomica, lo studio sistematico delle uniche impronte chimiche lasciate da specifici processi cellulari (nello specifico, lo studio dei loro profili metabolici a molecole piccole).
In “quarantena” bio
I 149 bambini, divisi in due gruppi, hanno seguito due diete diverse: il primo gruppo ha adottato per i primi quaranta giorni una dieta biologica e nei successivi quaranta è tornato alle normali abitudini alimentari. Il secondo gruppo, invece, ha fatto il contrario.
Gli studiosi hanno potuto osservare in entrambi i gruppi di bambini che la dieta biologica è associata a una riduzione dei marcatori del danno ossidativo, notando inoltre come tale effetto si rafforzi durante il periodo in cui i bambini mangiano alimenti biologici, per diventare significativo dopo circa quaranta giorni.
Una ricerca senza dubbio interessante che, come suggeriscono gli stessi studiosi, necessita di ulteriori approfondimenti per capire se i risultati raggiunti possano essere replicati anche in altre popolazioni.
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