È scomparsa a 93 anni Cristina Calderón, indigena yagan. Strenua custode delle tradizioni del suo popolo, era rimasta l’unica a parlare la lingua yamana.
Mercoledì 16 febbraio è morta all’età di 93 anni Cristina Calderón, indigena del popolo yagan. Era rimasta l’ultima persona a parlare la lingua yamana.
Era madre di Lidia González Calderón, una dei 17 membri indigeni della Convenzione costituzionale cilena.
L’Unesco l’aveva insignita del titolo di Tesoro umano vivente per il suo impegno a tutelare il patrimonio culturale del suo popolo. Aveva scritto un libro di racconti e un dizionario.
Quando mercoledì 16 febbraio si è riunita l’assemblea che sta riscrivendo la Costituzione cilena, ha preso parola la presidente Elisa Loncon, indigena di etnia Mapuche. Visibilmente commossa, ha voluto rendere omaggio a una persona che era scomparsa poche ore prima: Cristina Calderón. “Era una guerriera, una donna che ha lottato per il suo popolo e la sua lingua”, ha spiegato. Insieme a lei se ne va un pezzo di storia del popolo yagan e anche un patrimonio culturale preziosissimo, la lingua yamana. Era rimasta l’unica a saperla parlare.
Chi era Cristina Calderón, indigena yagan
Cristina Calderón è morta all’età di 93 anni per complicanze legate alla Covid-19. Viveva in una modesta casa a Villa Ukika, una città istituita dagli stessi yagan a poca distanza da Puerto Williams, centro portuale del Cile meridionale. I suoi compaesani la chiamavano “abuela Cristina,” o semplicemente “abuela” (nonna). Aveva alle spalle una vita lunga e intensa: tre matrimoni, dieci figli (tra cui Lidia González Calderón, vicepresidente aggiunta della Convenzione costituzionale), un lavoro da artigiana e un passato di discriminazioni per la sua identità di indigena, mai dimenticate.
Ha fallecido mi madre, Cristina Calderón, a los 93 años. Tengo una pena profunda por no estar con ella al momento de partir. Es una noticia triste para los yagán.
Todo lo que haga en el trabajo en el que estoy, será en tu nombre. Y en él, estará también reflejado tu pueblo pic.twitter.com/zf9ecn1qOB
Proprio il fatto che i “diversi” fossero oggetto di scherno – e talvolta addirittura di violenze – spiega il motivo per cui nessuno più parlasse la lingua yamana, a parte lei e la cognata Emelinda Acuña, scomparsa nel 2005. Per Cristina Calderón era la lingua madre; soltanto a nove anni aveva imparato lo spagnolo.
Per questo nel 2003 l’Unesco l’aveva insignita del titolo di Tesoro umano vivente (in seguito dismesso), riservato ai “portatori di tradizioni e professionisti di talento”, al fine di “garantire la trasmissione delle loro conoscenze e competenze ai più giovani generazioni”. In effetti, Calderón si era spesa in prima persona per custodire la cultura del suo popolo, descritto da lei stessa come “mite e rispettoso, non amante dei conflitti e delle liti”.
Hoy a los 93 años ha fallecido Cristina Calderón del pueblo Yagán. Pero su cariño, enseñanzas y luchas desde el sur del mundo, donde todo comienza, seguirán vivos por siempre. Un abrazo gigante a toda su familia y Villa Ukika. No están sol@s.
Insieme alla nipote Cristina Zárraga aveva pubblicato un libro di miti e leggende yagan, intitolato Hai Kur Mamashu Shis (“Voglio raccontarti una storia”) e aveva scritto un dizionario dalla lingua yamana a quella spagnola, accompagnato da illustrazioni e da registrazioni della pronuncia di alcune semplici parole.
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