La Cina creerà aree protette sul 25 per cento del proprio territorio. Il che comporterà limitazioni alle attività umane, al fine di preservare l’ambiente e gli ecosistemi. La notizia è stata annunciata nella mattinata di mercoledì 7 luglio dal ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente, al quale il governo ha affidato il progetto. Di particolare rilevanza è il fatto che l’esecutivo di Pechino ha, già da tempo, ammesso di aver accettato per decenni “uno sviluppo irrazionale”. Il che ha posto gravi rischi per la conservazione della natura. Di qui la necessità di un cambiamento profondo.
Non è ancora nota la mappa precisa delle aree che saranno protette
“Delineeremo e controlleremo in modo stringente i confini delle zone protette. E puniremo le violazioni delle normative ambientali che rappresentano una minaccia per gli interessi vitali del nostro popolo”, ha affermato Cui Shuhong, responsabile presso il ministero del dipartimento per la Conservazione ecologica. Lo stesso dirigente, pur senza fornire ulteriori precisazioni, ha indicato che il lavoro di individuazione delle aree è in gran parte concluso.
Decades of "irrational development" had put China's ecological safety under severe strain.https://t.co/J2jT5rWIAo
Benché non siano ancora note, dunque, informazioni precise relative a quali zone faranno parte di quelle protette, è chiaro che un impegno del genere è enorme, se si tiene conto delle dimensioni della Cina. L’immensa nazione asiatica presenta infatti una superficie di oltre 9,7 milioni di chilometri quadrati. Il cui 25 per cento è pari a circa 2.525 chilometri quadrati. Otto volte l’estensione territoriale dell’Italia.
Probabile nuovo rinvio per la Cop 15 sulla biodiversità che si terrà in Cina
Secondo quanto riportato dal China internet information center, le zone designate dal governo di Pechino dovrebbero coprire quelle “più sensibili e vulnerabili dal punto di vista ecologico. Ma anche le regioni-chiave per la tutela della biodiversità”. Le nuove aree si andranno ad aggiungere a quelle esistenti: alla fine del 2019, la Cina presentava 11.800 riserve naturali di diverso tipo. Esse coprivano il 18 per cento della superficie del paese.
Arrivare al 25 per cento significa aumentare sensibilmente i luoghi al cui interno è possibile proteggere fauna e flora. Proprio in Cina si terrà la prossima Conferenza mondiale sulla biodiversità (la Cop 15), che tuttavia – secondo quanto riferito dalla stampa internazionale – sarà probabilmente di nuovo rimandata. Inizialmente prevista nel 2020, e già rinviata per via della pandemia, essa si potrebbe svolgere nei mesi di febbraio o di marzo del 2022.
Il panda gigante resta vulnerabile, ma finalmente anche le autorità cinesi confermano quanto stabilito dall’Iucn: la specie non è più a rischio estinzione.
Il progetto Nanjing vertical forest ideato dallo studio Stefano Boeri architetti sarà il primo Bosco verticale realizzato in Asia. Le due torri caratterizzate dall’alternanza di balconi e vasche verdi, situate nel distretto di Nanchino a sud di Pechino, saranno ultimate nel 2018. Nanjing vertical forest di Stefano Boeri Lungo le facciate dei due edifici che emuleranno la coppia di torri
Patto per la biodiversità: Brasile, Cina, India e altri 9 Paesi hanno sottoscritto a Cancun (Messico) un accordo per impedire lo sfruttamento della biodiversità e per salvaguardare il proprio patrimonio genetico dai cacciatori di brevetti. Uniti, i Paesi firmatari del patto, rappresentano il 70% della biodiversità mondiale. Importante obiettivo dell’alleanza è quello di svolgere un’azione diretta