Stellantis sull’auto elettrica si allea con la cinese Leapmotor e annuncia in tre anni un nuovo veicolo ogni anno, si parte con la T03, una urban car sotto i 18mila euro.
Cina, è allarme affidabilità per le auto elettriche prodotte nel Paese
Incendi, guasti, autonomia ai minimi termini. La Cina fa i primi conti con la mobilità elettrica domestica, sempre più diffusa ma di bassa qualità costruttiva
In Cina è diventato uno degli argomenti più dibattuti sui social e in rete: l’auto elettrica Made in China è afflitta da numerosi problemi: autocombustione, autonomia ridotta, scarsa affidabilità, bassa qualità generale. Come chiarisce bene l’articolo di Adam Minter, editorialista di Bloomberg Opinion e autore di Junkyard Planet: Travels in the Billion-Dollar Trash Trade, il mercato delle auto elettriche prodotte in Cina e destinate esclusivamente al mercato domestico, sta diventando un problema che fa discutere, soprattutto perché sull’onda degli incentivi a pioggia stanziati dal governo a sostegno dello sviluppo della mobilità elettrica si stanno diffondendo modelli di auto poco affidabili e che non rispettano gli standard di sicurezza in vigore nella quasi totalità del mondo.
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Auto elettriche, in Cina i primi contraccolpi
Somme ingenti di denaro a favore non solo di chi l’auto elettrica la deve comprare ma anche di chi la deve produrre, senza contare che sono stati posti dazi sulle importazioni di auto a motore endotermico e limiti alla circolazione di macchine a gasolio e a benzina in città come Pechino e Shangai. Da qui, ecco spuntare tantissime startup in cerca di sostegno economico, non sempre con un know-how all’altezza; la conseguenza naturale è che, secondo i dati di un sondaggio online cinese, il 70 per cento dei clienti non comprerebbe più un veicolo a batterie. Proprio le batterie sono la fonte principale dei problemi: incendi per autocombustione e imprevedibili crolli della carica, con tutto ciò che questo significa in termini non solo di sicurezza e autonomia, ma anche di impatto ambientale.
Nel 2018, oltre 1 milione di elettriche vendute in Cina
Se si dà credito solo ai numeri, la strategia del governo cinese sembra vincente: nel 2018, le aziende nazionali hanno consegnato 1,26 milioni di automobili NEV (New Energy Vehicle: ibride plug in, fuel cell ed elettriche); di queste, la maggior parte è rappresentata dalle elettriche pure; il 62 per cento in più rispetto al 2017. Ciò significa non solo che il mercato cinese pesa per più del 50 per cento, da solo, sul volume delle elettriche vendute in tutto il mondo, ma che l’obiettivo dei due milioni di NEV venduti entro il 2020 è ormai molto più che credibile.
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Mobilità elettrica, in Cina scoppia lo scandalo Quality-Gate
Se invece si guarda alla qualità dei risultati ottenuti, i media cinesi parlano già di “Quality-Gate” e usano la parola “scandalo” per descrivere la situazione, che effettivamente fa pensare: nel 2018, i produttori cinesi hanno richiamato oltre 135mia auto elettriche. Le batterie, come anticipato, sono la fonte maggiore di problemi: prestazioni nettamente inferiori al dichiarato, surriscaldamenti pericolosi, durata molto scarsa e, problema più importante, almeno in quaranta casi si sono verificati casi di combustione spontanea. A tutto ciò si aggiungono motori rotti, trasmissioni difettose e cattivi odori nell’abitacolo. Nel frattempo il governo è corso ai ripari e ha deciso di tagliare ogni forma di sostegno a quei costruttori di auto elettriche domestici che non offrono adeguati standard qualitativi. Problemi qualitativi e di sicurezza che, è bene ricordarlo, non interessano in alcun modo i modelli elettrici venduti nel resto del mondo.
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Con quasi un miliardo e mezzo di abitanti, una superficie di circa 9,6 milioni di chilometri quadrati e un territorio dall’incredibile varietà, in grado di spaziare dal deserto del Gobi alle steppe, dalle foreste subtropicali alle imponenti vette dell’Himalaya, la Cina è, a tutti gli effetti, un altro mondo. Una realtà spesso poco conosciuta, per
Il governo di Pechino ha rivelato di voler frenare entro i prossimi anni la produzione e la vendita di auto con motori endotermici, in favore dell’elettrico. Una decisione già presa da Francia e Regno Unito, mentre intanto in Norvegia le colonnine di ricarica non bastano già più.
Politiche frammentarie, discontinue e incerte. Così sull’elettrico l’Italia fa peggio persino della Grecia. Ne approfitta la Cina, che allarga l’offerta; ultimo caso la BYD Sealion 7.
“Manca una strategia territoriale integrata, una conoscenza approfondita del settore bike e delle specificità del territorio”, spiega Fabio Toccoli, fondatore di Bike Facilities.
No, la Cina non vieterà la auto a benzina e diesel, almeno fino al 2040. Sta però programmando una possibile tabella di marcia per l’abbandono graduale del motore a combustione interna. Scelta che farebbe del gigante asiatico il primo mercato al mondo per i veicoli elettrici ed ibridi. A confermarlo è il vice ministro dell’industria
La Cina attraverso sgravi fiscali e sussidi all’acquisto vuole raggiungere la quota di cinque milioni di veicoli elettrici entro il 2020.
Al costo di circa 2,5 euro l’ora si può noleggiare un’auto elettrica e sceglierla direttamente da un distributore alto 20 metri che “eroga” automaticamente il veicolo scelto.
L’apertura del Salone dell’auto di Pechino del 2014 è stata l’occasione per il fondatore di Tesla, Elon Musk, per sbloccare la matassa di Tesla in Cina. Il rampante manager è sbarcato a Pechino dove, nella zona del parco industriale della capitale, ha organizzato una speciale cerimonia per la consegna dei primi otto esemplari dell’elettrica Model