L’anno che sta per concludersi fa ben sperare per il futuro dell’energia solare. I dati globali sul fotovoltaico crescono, gli esempi positivi si moltiplicano. Sebbene resti molto lavoro da fare, seguire il sole ci manterrà sulla strada giusta.
La Cina raggiunge in anticipo gli obiettivi di “intensità energetica”
Il rapporto tra consumi di energia e pil in Cina è sceso del 46 per cento rispetto al 2005. Centrato un obiettivo che era stato fissato al 2020.
La Cina, secondo paese del mondo in termini di consumo complessivo di energia, è riuscita a raggiungere un importante obiettivo per la salvaguardia della Terra. Secondo quanto dichiarato da Xie Zhenhua, emissario del governo di Pechino presso le conferenze internazionali sul clima, la nazione asiatica è riuscita a ridurre del 46 per cento la propria “intensità energetica”, rispetto ai livelli del 2005.
China’s top official to @UNFCCC negotiations, Xie Zhenhua, says his country has met its 2020 carbon target ahead of schedule https://t.co/3OgDZrSWEt Source: @XHNews, with reporting via @Reuters pic.twitter.com/LgKfz5BTvF
— UN Climate Change (@UNFCCC) 27 marzo 2018
La Cina si conferma particolarmente efficiente in termini energetici
Si tratta di un dato con il quale si punta a misurare l’efficienza di un sistema economico. Ovvero quanta ricchezza è in grado di produrre un paese per ciascuna unità di energia utilizzata: l’intensità energetica non è infatti altro che il rapporto tra il consumo e il prodotto interno lordo generato. Ebbene, il fattore in Cina è sceso del 5,1 per cento nel 2017, rispetto all’anno precedente, secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa locali, citate dalla Reuters.
Nel 2009, Pechino aveva promesso di ridurre tale fattore di una quota compresa tra il 40 e il 45 per cento, e di raggiungere l’obiettivo entro il 2020. Il traguardo, dunque, è stato tagliato con due anni di anticipo. Al contrario, però, la Cina non è riuscita ad onorare del tutto un altro impegno: quello di introdurre entro il 2017 un mercato di limitazione e scambio delle emissioni di CO2 (non dissimile, come concezione, all’Emission trading system europeo). Il progetto è stato infatti ritardato a causa di problemi tecnici, legati in particolare alle difficoltà riscontrate nell’individuare un metodo di calcolo affidabile delle emissioni stesse.
Il nuovo mercato di scambio delle emissioni di CO2
Secondo la Reuters, la Cina ha deciso alla fine di puntare ad un piano meno ambizioso, limitato al settore della produzione di energia elettrica, che è stato lanciato nel dicembre dello scorso anno. Tuttavia, secondo Xie Zhenhua, il sistema – pur allo stato embrionale e limitato in termini di estensione – coinvolge già 1.700 compagnie elettriche, responsabili di emissioni stimate in più di tre miliardi di tonnellate di CO2. E rappresenta in questo senso il mercato più grande del mondo: l’obiettivo è di estenderlo anche ad altre attività produttive inquinanti.
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