È una delle domande che si sentono più spesso quando si parla di crisi climatica: e la Cina?
La risposta a questa domanda è semplice: è leader globale sia delle emissioni di gas serra che dell’installazione di energia rinnovabile.
Infatti, pur rimanendo saldamente al primo posto nella classifica dei paesi più inquinanti, è allo stesso tempo lo stato che sta investendo di gran lunga di più sulla transizione energetica.
I dati di Global Energy Monitor lo confermano in modo chiaro: la Cina sta installando più energia solare di tutto il resto del Pianeta messo insieme. E negli ultimi anni ha battuto anche sé stessa: tra marzo 2023 e marzo 2024, ha installato più energia solare di quanta ne avesse installata nei tre anni precedenti messi insieme.
Stiamo parlando di numeri davvero impressionanti: gli impianti in costruzione ammontano a 339 gigawatt (GW), divisi tra 180 GW di energia solare su larga scala, detto utility-scale, il più economico, e 159 GW di energia eolica. Per fare un paragone, l’Italia dovrebbe installare 12 o 15 GW all’anno per rispettare i suoi obiettivi al 2030, ossia venti volte di meno.
Anche rispetto ad altri Paesi più grandi, la Cina si trova davanti con grande distacco: installa quasi dieci volte più rinnovabili degli Stati Uniti, e quasi quaranta volte di più di Spagna o Regno Unito.
Come è stato possibile questo record?
La capacità solare ed eolica totale su scala industriale della Cina ha raggiunto i 758 GW, ma se aggiungiamo il solare distribuito, ossia i piccoli impianti sui tetti delle case, arriviamo a 1.120 GW. L’eolico e il solare rappresentano ora il 37 per cento della capacità elettrica totale del Paese, con un aumento dell’otto per cento rispetto al 2022.
A breve si attende il sorpasso della potenza rinnovabile solare e eolica sul carbone, che attualmente rappresenta il 39 per cento del totale, nel 2024.
Lì sta buona parte della strategia cinese degli ultimi anni, chiamata “Whole County Pv”, che consiste nell’installare in maniera sistematica solare fotovoltaico sui tetti di interi quartieri, per esempio sul venti per cento della superficie nel caso dei tetti residenziali.
Quasi la metà dell’energia solare distribuita aggiunta nel 2023 è stata installata proprio sui tetti residenziali, ad oggi il 41 per cento della capacità solare totale e ha registrato un tasso di crescita più elevato rispetto al solare centralizzato dal 2021. La crescita così rapida di questi piccolissimi impianti è stata attribuita ai vantaggi di minori costi di investimento, facilità di installazione e soprattutto forte sostegno politico, che lo rendono più popolare nel mercato. Anche nel Regno Unito, il nuovissimo governo laburista ha detto che darà una forte spinta al solare sui tetti.
Un altro aspetto importante da sottolineare è stata la puntualità dei lavori: la prima ondata di “mega basi eoliche e solari” è stata annunciata nel 2021, e la maggior parte dei 97 GW di questa prima ondata hanno iniziato a funzionare nel 2023 come previsto, rappresentando un terzo della nuova capacità operativa della Cina. Con gli stretti tempi della crisi climatica, è infatti fondamentale poter installare e cominciare a produrre energia pulita nel minor tempo possibile.
È un buon risultato, ma resta molto da fare
Sebbene la Cina non abbia mai firmato l’impegno di triplicare le energie rinnovabili alla Cop28, lo ha comunque sostenuto l’impegno contenuto nella dichiarazione Sunnylands tra la Cina e il governo degli Stati Uniti all’inizio del 2023 per triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale entro il 2030.
Di questo passo, l’obiettivo è più che raggiungibile per il dragone e, anzi, potrebbe perfino aumentare i suoi obiettivi climatici volontari, i cosiddetti Ndc – Nationally determined contributions, rispetto gli Accordi di Parigi, da aggiornare entro la Cop30 dell’anno prossimo, in Brasile.
Anche se la situazione è migliorata dal 2015, le approvazioni di nuove centrali a carbone nel mondo rimangono troppo alte, e la Cina ne è largamente responsabile: approvazioni cinesi di nuove centrali elettriche a carbone sono quadruplicate tra il 2022 e il 2023, rispetto al precedente periodo di cinque anni tra il 2016 e il 2020.
La parziale buona notizia è che, a livello mondiale, oltre 1000 GW di potenziali nuove centrali a carbone sono state cancellate dal 2015 in avanti, anche grazie a impegni presi per la decarbonizzazione dei sistemi energetici.
In 2015 when the Paris Agreement was reached, the world had 1,496 GW of new coal power in development, but since then it has fallen to 578 GW. #SystemsChangeLab explains why this change happened and what more is needed▶️ https://t.co/5UZCj9XiFopic.twitter.com/fGgEnyeSbW
— World Resources Institute (@WorldResources) July 10, 2024
La speranza è che le emissioni di carbonio cinesi potrebbero raggiungere il picco prima della tempistica promessa, che è “prima del 2030”, e addirittura potrebbe essere tra il 2023 e il 2024. Ma spesso i combustibili fossili, e in particolare il carbone, diventano “stranded assets” quando sono dismessi, ossia investimenti fallimentari dal punto di vista finanziario se chiusi prima anni o decenni prima del previsto, e questo frena la loro rapida chiusura se sono investimenti ancora non ammortati.
Le altre sfide tecnologiche
Tutte queste rinnovabili richiedono una grande crescita anche della capacità di accumulare energia, in modo da non doversi affidare così tanto sull’energia a carbone per mitigare l’aleatorietà delle rinnovabili. Nonostante i prezzi delle batterie al litio siano crollati di oltre il novanta per cento negli ultimi dieci anni, e la Cina abbia ormai sviluppato modelli commerciali di batterie al sodio, la strada è ancora lunga per raggiungere le necessarie capacità di stoccare energia, in diverse forme, per essere sufficiente a livello nazionale.
A inizio 2024, l’intera nazione ha raggiunto una potenza di stoccaggio di 34,5 GW, e 74,5 GWh di energia potenziale accumulata. Sono numeri che sarebbero altissimi per una nazione come l’Italia, perché significherebbe poter alimentare già oggi l’intero stivale per circa due ore.
La trasmissione di elettricità presenta un’altra potenziale sfida: la trasmissione di questa enorme quantità di nuove energia pulita deve essere trasportata e consumata nel momento della produzione.
Grandi infrastrutture sono in costruzione, specialmente tra il nord e il sud del paese, perché l’attuale sistema di trasmissione rischia di essere un collo di bottiglia nell’espansione dell’energia eolica e solare.
I numeri sono ancora piccoli per il gigantesco paese asiatico, ma ci mostrano la rapidità di crescita di queste soluzioni quando applicate a una scala continentale, e, per quanto il caso cinese sia sicuramente più unico che raro, ci mostra quanto la scala dell’ambizione climatica sia ancora da percorrere fino in fondo.
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