Un allevamento di maiali trasformato in grattacielo, è la soluzione trovata a Hubei e in alcune zone rurali della Cina.
All’interno degli edifici, i maiali sono monitorati da telecamere ad alta definizione e controllati in ogni momento della giornata.
Pechino vuole produrre carne senza dipendere dalle importazioni, ma c’è chi mette in guardia sul trattamento degli animali e sul rischio epidemie.
Come i cerchi dell’inferno dantesco, i piani stipati di maiali si susseguono uno dopo l’altro in alcuni enormi palazzi grigi sparsi per la Cina. Un’inchiesta del quotidiano New York Times fa luce sulle pig farms cinesi, ovvero fabbriche di carne in grattacieli dove nascono, vivono e muoiono migliaia di maiali. Senza vedere mai il mondo esterno. Si tratta di allevamenti intensivi finanziati dal governo di Pechino per sopperire alla grande richiesta nazionale di carne di suino. Oltre ai dubbi etici sollevati dalle associazioni animaliste, gli edifici sono stati criticati per il rischio di contaminazioni e per il pericolo di diffusione di virus animali.
Dentro le pig farms della Cina
Ogni piano funziona come una fattoria autonoma per le diverse fasi della vita di un maiale: un’area per i suini gravidi, una stanza per quelli appena nati e spazi per l’ingrasso degli esemplari adulti. 450mila chilogrammi di mangime vengono utilizzati ogni giorno, spostando il cibo su un nastro trasportatore, dove è raccolto in vasche giganti per poi essere consegnato ai piani sottostanti attraverso mangiatoie ad alta tecnologia in grado di distribuire automaticamente il pasto ai maiali in base alla loro fase della vita, peso e salute. Anche le feci di maiale vengono misurate, raccolte e riutilizzate. Circa un quarto del mangime viene riutilizzato sotto forma di escrementi secchi che possono essere usati come metano per generare elettricità.
This high-rise tower in China isn't a housing block — it's a pig farm.
Each floor operates like a self-contained farm for stages of a young pig’s life. Towers like this are part of China's push to reduce its dependence on agricultural imports. https://t.co/8IC3eIVHI9pic.twitter.com/79er7VIHTW
L’edificio preso in considerazione dal New York Times, alla periferia di Ezhou, una città sulla sponda meridionale del fiume Yangtze, nella provincia di Hubei, è indicato come il più grande allevamento di maiali del mondo. Un secondo, identico grattacielo per maiali verrà innalzato presto, a poca distanza. Il primo allevamento ha iniziato a funzionare a ottobre del 2022 e, una volta che entrambi gli edifici avranno raggiunto la piena capacità, si prevede che saranno in grado di ospitare 1,2 milioni di suini all’anno. Numeri enormi per soddisfare la richiesta locale: oggi nessun Paese mangia più carne di maiale della Cina, che consuma metà della carne di maiale del mondo. Negli ultimi anni, dozzine di altri giganteschi allevamenti industrializzati di maiali sono sorti in tutta la nazione asiatica, ma quello di Hubei è il più grande.
Critiche e proteste per i grattacieli allevamenti
La Cina è il più grande importatore di prodotti agricoli al mondo: in particolare, importa più della metà dei semi di soia del globo, principalmente per l’alimentazione animale. Brett Stuart, fondatore di Global Agritrends, una società di ricerche di mercato sull’agricoltura, ha affermato che le torri di maiali e altri giganteschi allevamenti aumentato il rischio di malattie fra i suini. Allevare così tanti maiali insieme in un’unica struttura rende più difficile prevenire la contaminazione. Stuart ha detto che i grandi produttori di carne di maiale degli Stati Uniti preferiscono fattorie estese in larghezza per ridurre il rischio di biosicurezza. “Gli allevatori di maiali del resto del mondo che guardano le foto di quelle fattorie in Cina pensano che non oserebbero mai farlo. È semplicemente troppo rischioso“.
Matteo Cupi, vicepresidente di Animal Equality Europa ha commentato: “Come mostrano le nostre inchieste fatte negli anni in tutto il mondo, negli allevamenti intensivi gli animali vivono la loro intera esistenza in spazi angusti, spesso in pessime condizioni igienico-sanitarie, senza alcun rispetto e tutela per i loro bisogni, vittime di stress e maltrattamenti ingiustificabili”.
Il passaggio alle mega-fattorie è accelerato nel 2018, quando la peste suina ha devastato l’industria cinese della carne e ha spazzato via, secondo alcune stime, il 40 per cento dei maiali nel territorio. Oltre a togliere lavoro ad allevatori locali, che da secoli portavano avanti la tradizione culinaria cinese che comprende molte ricette con carne di maiale, gli animalisti si soffermano sulle condizioni dei suini. “L’allevamento multipiano progettato dalla Cina mostra fino a che punto l’industria della carne è disposta ad arrivare per il proprio profitto: concentrare gli animali in un palazzo fatto per rendere il loro sfruttamento ancora più estremo è un’impresa scellerata che non tiene conto del fatto che ad essere stipati questi luoghi sovraffollati sono individui, esseri senziente usati solo come merce” conclude Cupi. L’industria della carne, responsabile secondo le stime più recenti di circa il 14 per cento delle emissioni globali di gas serra che intensificano i cambiamenti climatici, rischia di peggiorare ancora di più il suo impatto negativo se l’esempio cinese dei grattacieli per maiali verrà seguito.
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