Il 10 aprile, 29 operai stavano lavorando nella miniera di Fengyuan quando un allagamento ha bloccato le gallerie. Le squadre di soccorso sono all’opera.
Siamo nello Xinjiang, regione autonoma uigura nell’estremo ovest della Cina. Nella giornata di lunedì 12 aprile le squadre di soccorso stanno cercando di recuperare 21 persone che da sabato sono rimaste intrappolate in una miniera di carbone a causa di un allagamento. A fornire gli ultimi aggiornamenti è il China Daily.
Cosa è successo nella miniera di carbone
L’incidente risale al pomeriggio (ora locale) di sabato 10 aprile. 29 operai stavano lavorando a 1.200 metri di profondità nella miniera di Fengyuan che si trova nella contea di Hutubi. La dinamica dell’accaduto ancora non è chiara, ma quel che è certo è che le gallerie sono state bloccate a causa di un allagamento. Otto minatori sono stati portati in salvo nella mattinata di domenica, in buone condizioni. Per recuperare gli altri sono state installate tre pompe che drenano fino a 440 metri cubi di acqua ogni ora. Fervono i lavori per metterne in funzione una quarta, capace di accelerare notevolmente il processo.
Oltre 1.400 persone sono impegnate nelle operazioni di soccorso, rese ancora più complicate dall’interruzione delle linee elettriche e delle comunicazioni. Mancano anche informazioni aggiornate sui livelli di ossigeno, sulla densità dei gas e sulle condizioni dell’allagamento.
Gli incidenti nelle miniere cinesi non sono una rarità, sottolinea l’agenzia Reuters, parlando di lacune nell’applicazione degli standard di sicurezza. Tra ottobre e dicembre del 2019 si contano ben 37 morti, 14 dei quali per un’esplosione verificatasi in una miniera nella provincia di Guizhou. Era dicembre 2020, nella municipalità di Chongqing, quando 23 minatori sono rimasti avvelenati dal monossido di carbonio; ed è stato solo uno sui circa cento incidenti verificatisi lo scorso anno. In considerazione di questi gravissimi dati, il governo ha dato il via a un programma di ispezioni a tappeto che dovrebbe durare fino alla fine del 2021.
“Andremo a vedere di persona cosa succede in Colombia e se non ci piace usciremo”, sono le parole pronunciate dall’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace in risposta alle domande poste da Fondazione Banca Etica e dall’associazione Re:Common nel corso dell’assemblea degli azionisti di Enel a proposito dei diritti umani violati e collegati all’importazione di carbone
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