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Come il distanziamento sociale sta trasformando il cinema indie italiano
L’industria cinematografica nostrana, soprattutto quella indipendente, è tra i settori più colpiti dalle restrizioni.
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Se si pensa ai settori più violentemente colpiti dall’emergenza coronavirus, è difficile non pensare a quello del cinema. Le sale italiane, su tutte quelle lombarde, sono state le prime a dover chiudere e oggi, mentre nella fase 2 il paese riparte, i bar e i ristoranti rialzano le saracinesche, le industrie si rimettono in moto e le persone tornano a circolare, non è ancora arrivato il loro momento. Bisognerà aspettare il 15 giugno, sempre che tutto vada bene e un’impennata dei contagi non faccia sprofondare il paese in un nuovo lockdown.
Un danno da 100 milioni di euro al mese per l’industria cinematografica
Come ha sottolineato Giancarlo Leone, presidente dell’Associazione produttori audiovisivi (Apa), il mix di sale ferme, set sospesi, attori e doppiatori a casa porta a un danno mensile di 100 milioni di euro per il settore in Italia. Le imprese coinvolte nel comparto dell’audiovisivo e broadcasting italiano sono 8.500, danno lavoro a 173mila addetti, mentre le sale cinematografiche in Italia sono quasi 4mila. In un contesto tragico di questo tipo, a passarsela peggio c’è chi già in condizioni normali era abituato ad annaspare, in una perenne lotta per non affogare: il mondo del cinema indipendente. C’è infatti un esercito di registi, attori, fonici, tecnici, distributori condannati quotidianamente a vivere nella precarietà e che si ritrovano oggi senza lavoro e privi di alcuna prospettiva.
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Se il cinema commerciale prova a sopravvivere attraverso le grandi piattaforme streaming come Netflix, per il cinema indipendente i canali di emersione sono più difficili. Sale d’autore, festival, rassegne, cineforum da tre mesi a questa parte non esistono più, l’estate non promette nulla di buono e mentre molti film in lavorazione sono stati sospesi, altri sembrano condannati all’oblio per l’assenza di una vetrina dove potersi imporre. E’ un problema che coinvolge tutte le maglie della rete: chi realizza il film, ma anche chi lo proietta.
Un’occasione per reinventarsi
In questa situazione complessa, molte realtà italiane si sono però organizzate per continuare con le loro attività anche durante la quarantena, unite da un comune denominatore: la digitalizzazione. Cinema d’autore e indipendenti hanno creato le loro piattaforme dove caricano, gratuitamente ma anche a pagamento, i propri palinsesti, prendendo spunto dal grande successo di realtà internazionali come Mubi. Mentre poi le grandi rassegne nazionali e internazionali sono state cancellate, diversi festival di cinema indipendente italiano hanno deciso di andare avanti, spostandosi però online.
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Quello che può considerarsi il momento più duro per la storia recente dell’indie cinematografico nostrano, si è trasformato così nell’occasione di sperimentare nuove strade per districarsi nel caos attuale. Soluzioni che certamente non potranno garantire la sopravvivenza da sole nel lungo termine, ma che affiancate alle esperienze del passato quando tutto tornerà normale, potranno addirittura creare un contesto migliore per il settore.
Il cinema indipendente arriva a casa: una mappa con tutte le sale di Italia
A Milano il Beltrade, sala che è un vero e proprio simbolo cittadino di cinema indipendente, ha lanciato un canale streaming dove è possibile gustarsi da casa la programmazione. Si chiama Il Beltrade sul sofà, prevede il pagamento di un biglietto che va da cifre irrisorie a quote più alte in base al proprio sentimento e offre ogni settimana decine di film d’essai. Un’iniziativa che non è un’oasi nel deserto ma che al contrario è stata replicata da diverse altre realtà simili in tutta Italia.
È così per il Lab80 di Bergamo, il parallelo41 di Napoli, il cinema PostModernissimo di Perugia, il Cineteatro Orione di Bologna, il cinema Streeen di Torino, il Cineclub internazionale di Reggio Calabria. Sale reali diventate virtuali, che hanno deciso di restare in vita entrando nelle case delle persone, in attesa che esse possano uscire per andare da loro. E’ nata perfino una mappa che raccoglie le decine di iniziative di questo tipo in giro per l’Italia, un modo per orientarsi nel labirinto di film, corti, documentari e altro materiale cinematografico di settore, offrendo agli spettatori nuove esperienze di visione direttamente dal proprio divano.
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Anche il settore dei festival di pellicole indie italiane si è riorganizzato in questa fase. Il Torino Underground cinefest, per esempio, non vuole rinunciare alla sua edizione 2020 e tutto si svolgerà regolarmente. Non in loco, ma attraverso il supporto delle piattaforme Indiecinema e Mymovieslive. Alice nella Città, un festival internazionale dedicato ai più giovani, ha invece dato vita a Cinema da casa, una rassegna basata sulle proiezioni di film sui palazzi bolognesi, così da poterli guardare direttamente dalla finestra di casa. Il Lucania film festival si è invece attivato sui suoi canali social, dove da aprile offre contenuti settimanali per portare avanti la sua mission. Anche la Mostra del nuovo cinema di Pesaro, il Ca’ Foscari short film festival e il Concorto film festival, in attesa di capire se e quando potranno tornare a coinvolgere un pubblico fisico nelle loro rassegne, si accontentano per ora di fidelizzarlo in termini virtuali con la messa online di diverse pellicole delle scorse edizioni.
Produzione, distribuzione, sale e piattaforme streaming: qual è il futuro dell’industria dello spettacolo? https://t.co/MiiK1ApOi0 pic.twitter.com/UGmQLkxUzN
— il Tascabile (@ilTascabile) May 21, 2020
Qual è il futuro del cinema indie?
La chiave di sopravvivenza per l’industria cinematografica indie italiana è insomma quella della digitalizzazione. Questo ha fatto sì che alcune realtà ancorate alla tradizione abbiano colto nelle difficoltà attuali la forza di innovarsi. Chi era già all’avanguardia, invece, ha trovato energie nuove per offrire strumenti di fruizione dei film molto particolari, davanti ai quali è difficile restare indifferenti. Non è un caso, per esempio, che l’archivio messo in streaming da Fondazione Cineteca di Milano per offrire contenuti ai tempi della quarantena abbia registrato un incremento delle visualizzazioni a oltre 2 milioni.
Il rischio è che quando tutto sarà finito il cinema reale, la sala, possa rivelarsi uno spazio obsoleto. La forza che questi luoghi hanno dimostrato fino a pochi mesi fa è però la prova di una loro non sostituibilità. La digitalizzazione, semmai, può rivelarsi un elemento positivo per avvicinare più persone alla cinematografia indie oggi, in quello che un domani potrà poi trasformarsi in un’affluenza maggiore verso le sale.
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