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I cinesi stanno coltivando illegalmente mais ogm, l’accusa di Greenpeace
Secondo un’indagine dell’associazione ambientalista gli agricoltori cinesi, nonostante il divieto, stanno seminando colture ogm.
In Cina il programma di coltivazione di riso e mais ogm è stato definitivamente chiuso nel 2014, sia per emanciparsi dalle importazioni occidentali che per soddisfare le richieste dei cittadini, allarmati per le conseguenze di tali alimenti su salute e ambiente.
Eppure, nonostante il divieto, gli agricoltori cinesi starebbero seminando illegalmente mais ogm nel Nordest del Paese. È quanto emerge da un rapporto di Greenpeace, pubblicato lo scorso mercoledì, che mette in dubbio la sicurezza dell’intera catena alimentare.
Da tempo il paese asiatico, a dispetto della volontà popolare, ha deciso di sdoganare i cibi geneticamente modificati che spera possano garantire l’approvvigionamento della popolazione cinese. Secondo l’indagine dell’associazione ambientalista il 93 per cento dei campioni prelevati nel 2015 dai campi di mais in cinque contee della provincia di Liaoning, è risultato positivo alla presenza di ogm.
Anche la maggior parte dei campioni di sementi prelevati dai mercati dei cereali e i campioni di alimenti a base di mais reperibili nei supermercati della zona sono risultati positivi. Greenpeace accusa dunque Pechino di non essere in grado di controllare la coltivazione di colture ogm, consentendo così la contaminazione della catena alimentare con varietà geneticamente modificate.
“È molto probabile che gran parte del mais sia già entrato nei magazzini, nei mercati all’ingrosso e al dettaglio di tutto il Paese, per finire nel piatto dei cittadini”, si legge nel rapporto di Greenpeace. Il ministero dell’Agricoltura ha dichiarato che la Cina aumenterà la vigilanza dei prodotti biotech in fase di sviluppo e che tutto avverrà nel più stretto controllo cautelativo.
Il mais ogm identificato nel corso dell’indagine appartiene, secondo Greenpeace, alle multinazionali Monsanto, Syngenta e Du Pont Pioneer. Greenpeace ha accusato il sistema di gestione del mercato del seme, reo di aver prodotto e venduto sementi illegali, di essere “estremamente lassista e disorganizzato”.
Greenpeace chiede a Pechino di istituire un sistema regolare di ispezione dei semi prima dell’annuale periodo di semina e di adottare un sistema rigoroso e completo di supervisionare alla creazione e commercializzazione di organismi ogm, ricordando infine che gli ogm non rappresentano una soluzione all’insicurezza alimentare.
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